Il pio luogo della Carità dei Laici di Palazzolo
È difficile formulare un'ipotesi circa l'epoca della istituzione del Consortium Charitatis o Pio Luogo della
Carità dei Laici della Terra di Palazzolo che sicuramente è anteriore al sec. xv. Questo dubbio sarebbe stato
fugato se nel piccolo resto di intonaco aderente ad un arco a tutto sesto messo in luce nei restauri della
Banca MP. Agricola di Palazzolo, si fosse riusciti a decifrare la data ivi dipinta e che sicura- mente si
riferisce all' epoca della costruzione dell' aula o sala dello stesso Consorzio della Carità.
Esso infatti aveva sede in una stanza addossata al sottopassaggio, o ciltro ( dal dialetto si/ter) che
congiungeva, fino ai primi anni del nostro secolo, la Piazza Tamanza con la Piazzetta antistante la nuova
Parrocchiale; molto simile a quello ancora esistente e per il quale dalla stessa Piazza Tamanza si viene alla
Chiesa Parrocchiale Nuova. Questa casa del ciltro o della Carità corrisponde alla nuova sala del pubblico
della Banca e l'arco che è stato messo in luce chiudeva la parete est che dava sul sottopassaggio. In questa
stanza, durante il secolo xv si riuni anche, per alcune volte, il Consiglio Comunale.
La fisionomia e le funzioni di questa confraternita variarono sicuramente lungo il corso dei secoli. All'inizio
essa dovette essere un'organizzazione laica che si interessava della carità pubblica sotto tutte le forme e in
dipendenza dal Consiglio Comunale.Tant'è vero che nel 1461 lo stesso Consiglio stabiliva che tutte le
deliberazioni fatte o da farsi dai Confratelli del Consorzio o della Carità. dai suoi Sindaci o Procuratori e
Nunzi, avessero valore come quelle fatte dal Consiglio stesso e ciò per maggior beneficio e vantaggio del
Consorzio.
In tempi in cui gli Arcipreti non risiedevano in paese, e gli Statuti della Comunità prescrivevano le feste che
dovevano esser celebrate nel corso dell'anno a Palazzolo, si può pensare che la stessa organizzazione del
culto esterno fosse nelle mani della Confraternita.
Il suo patrimonio era costituito dalle rendite dei terreni che gli stessi Sacerdoti gli lasciavano in eredità e
queste erano sia in danaro che in natura. Quando nel 1580 il Pio Luogo venne visitato dal delegato di San
Carlo risultò avere una rendita annua di L. 247, soldi 13, denari 1 circa e salme 18, quarte 2 e coppi 1 di
miglio, salme di frumento.
La raccolta del tutto era affidata, come si usava allora, ad un massaro che veniva eletto anno per anno e che
in pratica era l'esattore per conto del Consorzio.
Il governo invece era nelle mani di quattro Deputati, due rappresentanti dei" cives " ( o cittadini) e due
degli" homines " ( o contadini) , tutti e quattro nominati dal Consiglio Comunale. Praticamente essi non
rendevano conto a nessun altro che a se stessi poichè non era previsto l'intervento nè dell'Arciprete nè di
altra autorità religiosa ai rendiconti annuali. E poichè in quei secoli alcune famiglie potenti si accaparrarono
il controllo di tutte le Confraternite, anche qui ci furono abusi che finirono per tornare a vantaggio dei
Deputati più potenti.
San Carlo infatti ebbe modo di constatare che il più grave, o almeno quello che ci è stato documentato
riguardava Vincenzo Duranti, già Deputato dello stesso Consorzio, il quale, oltre ad aver sposati i suoi due
figli ad Ippolita e Veronica, sorelle di Bernardino di Santo Pelegrino, aveva preso in affitto i 14 piò di terra
situata nella Contrada" oppulorum " che il defunto Bernardino aveva donato al Consorzio coll'obbligo da parte di
questo della celebrazione di una messa ogni giorno in rimedio della sua anima.
Vincenzo Duranti, essendo potente, aveva avuto la terra per lire 33 il piò mentre essa ne vàleva almeno 60,
recando così grave danno al Pio Luogo al quale, oltre tutto, non aveva pagato neppure l'affitto così che non
si erano potute celebrare le messe per l'anima del testatore.
Alla sua morte era subentrato nell'incarico di Deputato al Pio Luogo, il figlio Claudio che però all'avvicinarsi
della visita di s. Carlo, cercò di rimediare in qualche modo all'abuso. Ci fu anche una denuncia corredata da
testimo.nianze di altre, persone che avrebbero pagato una somma maggiore per avere quella terra in affitto.
Il Cardinale Visitatore diede l'incarico al Vescovo di Brescia di svolgere un'inchiesta e se fosse risultato che
c'erano stati degli abusi, costringere gli eredi a restituire i beni o a reintegrare la somma che avrebbe dovuto
essere stata versata a suo tempo dal defunto Vincenzo Duranti. li documento che conclude la questione è
del 1606 e consiste in una investitura da parte del Consorzio e della Carità del nob. Claudio Duranti di due
pezze di terra: una posta in Contrada San Rocco di 14 pertiche, e l'altra nella Contrada della Valena di 14 piò
e mezzo, dietro pagamento di un annuo affitto corrisposto a cominciare da s. Martino dell'anno 1606.
Questo documento ci conferma che fino al 1606 le due pezze, e forse anche altre, erano tenute dal Duranti
come proprietà sua, senza versamento di alcun compenso al Consorzio.
I Deputati che portarono a termine l'inchiesta avviata nel 1580 da San Carlo e terminata quasi venticinque
anni dopo, furono i cives Lanfranchino Zamara e Venturino de Piris e gli homines Giovanni Antonio de
Calcio e Antonio Persevalli.
Ancora San Carlo ordinò che i Deputati rendessero conto della loro amministrazione presente il Vicario
Foraneo, cosa che prima non era stata mai fatta, e che i documenti contabili fossero allegati ai documenti
della Visita. Inoltre quelli che Egli trovò in carica, tra i quali il Duranti, ordinò che fossero allontanati
dall'incarico e ne venissero eletti dei nuovi, la cui nomina avrebbe avuto la durata dei prescritti due anni e
non di più, come doveva essere successo in precedenza.
Colle elemosine e colle rendite il Consorzio pagava i Sacerdoti che celebravano le S. Messe all'altare del S.S.
Sacramento, provvedeva all'olio per la lampada ( ambedue questi impegni passarono poi alla confraternita
del S.S. Sacramento) e distribuiva nel giorno della Pasqua di Resurrezione degli agnelli cotti e benedetti e del pane.
Nello stesso giorno di Pasqua offriva agnelli orrostiti, pane e vino a tutti coloro che si riunivano nella
chiesetta di S. Maria Maddalena dove mangiavano a volontà in una specie di agape fraterna. Anche nel
giorno di Natale erano distribuite, sempre a spese del Consorzio, delle porzioni di farina alle famiglie più
povere del paese.
Curioso è il paritcolare che riguarda il modo col quale venivano indicati i poveri di ogni contrada! Gli
anziani stendevano un elenco di persone povere, ma poi i Deputati avevano il potere di variare tali elenchi a
loro piacere.
Questa incombenza doveva aver dato luogo a favoritismi più o meno palesi e San Carlo raccomandò che le
elemosine fossero distribuite tra i veri poveri e non indiscrirninatamente. Coloro che avessero
contravvenuto a tali norme sarebbero stati privati subito della carica e obbigati a restituire il doppio al
Consorzio e, in casi gravi, puniti coll'interdizione dell'ingresso in chiesa.
Egli, ben sapendo come tutto ciò dipendesse dagli uomini preposti al governo della « Carità », raccomandò
che venissero scelte persone probe che coll'aiuto dell'Arciprete e insieme con Lui facessero accurata scelta
dei veri bisognosi.
Poichè qualche volta i testatori pretendevano che il frutto dei loro lasciti fosse destinato a certe categorie di
persone o a famiglie in particolare, il Santo ordinò che queste volontà fossero sottoposte al guidizio del
Vescovo che avrebbe deciso il da farsi caso per caso.
Anche i pranzi pasquali che dovevano avere più l'aspetto di una scampagnata che quello di un'agape
fraterna, vennero proibiti sia nel giorno di Pasqua che in altre occasioni. Proibite furono pure le
distribuzioni antichissime degli agnelli cotti, del pane e del vino in chiesa. li loro valore venne tradotto in
elemosine da dare ai veri bisognosi.
Venivano così a cessare quelle manifestazioni tradizionali ormai scadute come significato caritativo, ma
caratteristiche come aspetto di costume.
Il Consorzio della Carità continuò la sua attività attraverso i secoli fino al 1806, quando tutte le
Confraternite vennero spazzate via dal vento rivoluzionario e napoleonico. Infatti nel 1803, quando venne
deliberato di provvedere di nuovi bronzi il campanile della chiesa vecchia, anche il Pio Luogo della Carità
del Laici contribuì all'onere finanziario.
Con decreto 21 dicembre 1807 venne istituita la Congregazione di Carità che assorbì tutti i vecchi istituti
caritativi compreso nostro Consortium Charitatis.
La Semente, 1 maggio 1967
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