La confraternita del suffragio dei morti di mura
pubblicato il: 01/04/1968
da: La semente

La Confraternita del Suffragio dei morti di Mura

Dopo aver delineato la storia della Scuola del SS.mo Sacramento, del Pio luogo della Carità dei laici e della Confraternita del Gonfalone, presento alcuni appunti sull'ultima delle Confraternite: quella del Suffragio di Mura.

Quando San Carlo visitò Palazzolo nel 1580, non annotò, nei suoi minuziosi Verbali di Visita, che le tre sopradette Confraternite poiché evidentemente quest'ultima non era ancora sorta. Pochi anni dopo, però, verso la fine del '500, divenuto rettore di S. Giovanni il Palazzolese don G. Paolo Urgnani (1587-1618), anche la Quadra di Mura decide di costituire una Confraternita che. ad imitazione di quella del Gonfalone, impegnasse gli aderenti ad accompagnare pietosamente alla sepoltura gli abitanti del Rione e, con i lasciti testamentari dei confratelli e dei buoni cristiani, facesse celebrare una messa quotidiana, prima nella Chiesa di S. Giovanni e poi nella Cappella, che venne costruita a ridosso della chiesa stessa.

Questa Cappella, sorta nei primi anni del '600, pur occupando l'area dell'attuale, era più bassa e non superava il tetto della vecchia chiesa di S. Giovanni.

I confratelli ebbero sicuramente una loro "Regola" che non conosciamo ma che doveva avere le stesse caratteristiche di quella del "Gonfalone". Essi vestivano di bianco, portavano un mantelletto ed un piccolo cappello nero.

La cappella fu dotata di un altare che fu dichiarato "privilegiato" dal Papa Paolo V (1605-1621) come è indicato da una tavoletta lignea appesa ancora oggi al grande arco che separa la chiesa di S. Giovanni dalla Cappella.

Il successore del rettore Urgnani, don Carlo Curtelli, così benemerito della Quadra di Mura, diede inizio verso il 1673 alla sopraelevazione della Cappella, utilizzando i1 lascito testamentario di Andrea Muzio e di Maria Cosraioli. La costruzione fu sopraelevata di quasi il doppio, furono murate le quattro finestre più basse e ne furono aperte delle altre. La parete esterna verso nord

venne affrescata con motivi ornamentali richiamanti la morte e si può ancora leggere in un cartiglio la data 1689.

Sopra l'altare, all'interno, la cappella venne arricchita di una grande soasa lignea che fa da cornice alla pala dipinta da Andrea Celesti (1673-1711) e raffigurante la Vergine che intercede presso il Divin Padre in favore delle anime purganti.

Nella stessa cappella, oltre gli affreschi e le decorazioni ancora da attribuire, vennero collocati tre grandi quadri a olio, dei quali due sono ancora in loco e rappresentano la morte di S. Giuseppe e quella della Vergine. Il terzo, invece, rappresentante la nascita della Madonna è stato trasportato nella vecchia parrocchiale e collocato a mò di pala dell'altare maggiore. Anche i mobili che componevano il coro finirono, all' epoca della soppressione della Confraternita, in chiesa vecchia.

Nel 1698, il rettore Curtelli legò alla Confraternita un cospicuo capitale di L. 11.934 lire che, date a frutto rendevano al Suffragio L. 477 e soldi 19 annui.

Scorrendo il ''Calendario" del Rosa e la "Cronaca" del Pezzoni si vede che nella Cappella venivano celebrate cerimonie speciali nel giorno dei Santi, dei Morti, il giovedì grasso, nell'ultimo giorno di Carnevale, nelle ricorrenze di S. Giuseppe, della Purificazione della Vergine, della Natività (8 settembre - annuale solenne festa) e del SS. Nome di Maria. Infatti la Madonna era la protettrice della Confraternita che si chiamava di S. Maria del Suffragio.

Era governata da tre "guardiani", da un "camerlengo", da tre "sindaci", da dodici "Deputati", aveva inoltre un Massaro, un Cancelliere e due "maestri dei novizi". Tutte queste cariche venivano assegnate mediante elezione da parte dei Confratelli.

Quando alla metà del '700 si ampliò la Chiesa di S. Giovanni e venne elevata all'altezza odierna, la cappella del Suffragio. che comunicava con la chiesa mediante una porta, fu messa in contatto con la navata centrale mediante la demolizione dello spazio fra due colonne e diventò quindi un prolungamento del corpo della chiesa stessa.

Anche una delle tre campane che vennero collocate nel 1786 sul campanile, fu offerta dalla Confraternita e portava la scritta: « Sancta Maria, ora pro nobis ».

L'anno 1797 fu così denso di avvenimenti anche a Palazzolo che il quieto vivere dei nostri concittadini subì un brusco contraccolpo. Le idee maturate in Francia a seguito della Rivoluzione, si erano già diffuse fra noi ed attendevano le condizioni propizie per tradursi in atti concreti. Di-fatti caduta la Serenissima Repubblica di Venezia, alla quale Palazzolo aveva appartenuto quasi ininterrottamente fin dal 1454, venne sostituita prima dal Governo Provvisorio Bresciano, poi dalla Repubblica Cisalpina, dalla Repubblica Italiana e dal Regno d'Italia durato fino alla caduta di Napoleone.

L'ondata rivoluzionaria ebbe le sue ripercussioni anche sulla vita delle antiche istituzioni palazzolesi, soprattutto quelle caritative, cioè quelle che possedevano beni facilmente utilizzabili per altri scopi, diversi comunque, da quelli per i quali furono offerti dai donatori.

Il Governo Provvisorio Bresciano, per finanziare le scuole "primarie" ordinò il 30 settembre 1797 la soppressione delle Confraternite, Discipline e Benefici ecclesiastici e coi fondi, divenuti "nazionali", furono pagate le spese sostenute per l'istruzione pubblica.

Mentre la confraternita del Gonfalone veniva soppressa il 3 ottobre, quella del Suffragio di Mura sfuggì al provvedimento perché in quei giorni e fino al 30 novembre. Mura rimase divisa dal resto del Paese, essendo passata, a seguito dei preliminari di pace di Loeben del 17 aprile, alla Repubblica Cisalpina che arrivava fino all'Oglio. Infatti in un documento del 21 termidoro (18 agosto 1798) si può leggere:

« La confraternita del Suffragio dei Morti esistente sulla sponda dritta del fiume Oglio in questo Municipio non per anco soppressa, dai Registri esibiti dalli Reggenti, ossia Guardiani di essa, rilevasi possedere in capitali la somma di lire quatordeci mille novecento e quindici che fruttano annue lire seicento e due, le quali vedonsi annualmente spese in adempimento d'un importante aggravio di lire quaranta in mantenimento di cere, paramenti ed altre spese per il detto Pio Luogo.

Possiede inoltre un piccolo fondo di tavole settanta circa annesso alla Cappella della Confraternita tutto piantato di moroni, portanti pesi cento cinquanta circa di foglia ed il fondo di puoco prodotto lasciasi godere al sagrista. Possiede pure alcuni non preziosi mobili ad uso del culto.

Essa confraternita viene diretta in ordine a tant'altre confraternite, in radunanze di sui detti

Confratelli eleggendosi i loro capi ossia Guardiani pro tempore.

Con suo testamento 2 settembre 1700, atti notaio Antonio Bonadeo, il prete Carlo Curtello lasciò a detta Confraternita, ossia Oratorio dei Morti, varie pezze di terra a mobili con condizione che fosse tutto ridotto in capitale fruttante, dell' introito ricavato fosse istituita una cappellania di messe sei alla settimana chiamando alla celebrazione (di dette messe) le due famiglie Vescovi e loro discendenti, de quali se ne attrovano ancora nella terra di Palosco, attualmente però la detta messa è celebrata da un sacerdote eletto da detta Confraternita. Li capitali di ragione della Cappellania ammontano a lire 11.934 fruttanti annue Lire 437, soldi dieci ».

Col 23 ottobre 1802 la Confraternita scomparve definitivamente e tutti i suoi beni, valutati a circa 30 milioni attuali, vennero incamerati da!Governo Cisalpino. Il terreno suddetto fu venduto all'asta e acquistato da un certo Gatti; il ricavato toccò al Governo della Repubblica Italiana, succeduta alla Cisalpina.

Passò poi nel 1873 nelle mani di un Cornetti, nel 1891 in quelle di uno Zambelli ed infine nel 1900 fu ceduto al nob. Carlo Duranti. Costui, morto senza figli nel 1905, lasciò tutto all'Ospedale, compresa la casa che egli aveva costruito e che nel 1939, in seguito ad una permuta, venne adibita a casa del Rettore di S. Giovanni.

La Cappella nell'ottocento venne privata del suo organo, trasferito nella parete est della Chiesa di S. Giovanni dal rettore don Luigi Schivardi e restaurata dal pittore Giovanni Rampana.

Infine nel 1963/64 venne risistemata a cura delle famiglie Rondi e Foresti e inaugurata il 31 maggio 1964.

Oggi si inserisce molto bene nel complesso della Chiesa di San Giovanni e ospita i fedeli che assistono alla s. Messa domenicale.

La Semente, 1 aprile 1968

 

 

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