Cinquant'anni fa le campane furono messe a terra
pubblicato il: 01/06/1993
da: La voce di palazzolo
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Cinquant'anni fa le campane furono messe a terra.

Compane a tero, perdit la guero, così sentenziava il proverbio e così accadde anche a noi.

Si cominciò coll'oro alla Patria, poi col requisire le pentole di rame, le inferriate delle recinzioni delle case e infine il bronzo con cui erano fuse le campane.

Un "escalation" di sacrifici che non servì a vincere la guerra, che nel 1943 era in pieno sviluppo e di cui non si potevano prevedere i tragici sviluppi del dopo armistizio dell'8 settembre.

Ma torniamo alle campane.

Si cominciò nell'ottobre del 1942 a calare quella della Rocchetta e poi quelle delle altre chiesette. Ma il loro peso non copriva la richiesta del 60 per cento di tutte le campane.

Così il 1° settembre 1943 vennero calate dalla Torre la quinta, la quarta e la terza ed il 2 settembre la prima, cioé il "campanone". Rimase solo la seconda.

Scrive Giacinto Lanfranchi nel suo libro sulla " Torre del Popolo":

"Assistemmo muti ( e chi non lo era ?) alla discesa dei nostri bronzi ed allora abbiamo avuto la sensazione che l'impresa addetta al lavoro, avesse alquanta fretta di partire per Chiari, dopo ogni singolo carico. Quando si trattò del campanone, appena adagiato sul carro, giù in fretta all'Ospedale per la pesatura. Noi ci recammo al "Portichetto" quasi per l'ultimo saluto e nella breve attesa riandammo col pensiero al lontano 1830, cioè a 113 anni prima, quando un carro tra fiori, fronde e festoni, ancora al "Portichetto" entrava nella borgata accolto dalla popolazione esultante con musica, archi di verde e di fiori, di bandiere...

Ecco il nostro campanone che se ne va, sopra un rozzo carro, questa volta silenzioso, le ruore gommate scivolano quiete, si sentono solo i ferri del cavallo sul porfido; all'incrocio non c'è nessuno... solo un monello che armato di una piccola verga tenta di percuotere il bronzo, forse per sentirlo e lo rincorre...il carrettiere seduto sulla parte anteriore del carro, s'è accorto delle intenzioni del monello che è attaccato dietro e giù una frustata in quella direzione... Così è partito da Palazzolo il suo "campanù".

Chi avrebbe immaginato che di lì a una settimana sarebbe arrivato l'armistizio...

Sarebbe bastato temporeggiare ancora quanche giorno per salvare le campane ?

Con i se ed i ma non si fa la storia.

Comunque è andata così, veramente una beffa, quando paesi come il nostro (vedi Chiari) riuscirono a salvare le proprie campane!

Il parroco mons.Piccinelli corre ai ripari per salvare il salvabile. Ottiene dal Prefetto di Brescia la riconsegna delle campane ancora depositate a Chiari e le riporta, con due carri trainati dai buoni, in una cascina della campagna verso Chiari,dove saranno custodite nel massimo segreto dalle famiglie Bertoli e Fumagalli.

Terminata la guerra si pensò di rimette al suo posto il concerto delle vecchie campane, che però avevano subito danni irreparabili.

La popolazione, sempre spinta dal parroco Piccinelli, offrì generosamente i mezzi per un nuovo concerto, questa volta di dodici campane.

I nuovi bronzi entrarono solennemente a Palazzolo il Venerdì Santo del 1946 e furono appesi nel cortile dell'Oratorio di S.Sebastiano per la benedizione, che ebbe luogo la sera di Pasqua.

Dopo le operazioni di innalzamento sulla Torre, la vigilia di San Fedele cominciarono a far sentire la loro voce annunciando tre giorni di festa per il 14,15 e 16 maggio in ringraziamento a Dio per il ritorno dei giovani dalla guerra e per i pericoli scampati dal paese durante i bombardamenti al ponte ferroviario.

La Voce di Palazzolo, 1 giugno 1993