Le potenze europee si scontrano sulle nostre terre
Francia, Spagna e Piemonte da una parte e Austria dall'altra, scendono in campo in quella che la storia ha indicato come "guerra di successione spagnola". Il teatro delle operazioni è l'Italia settentrionale, in particolare la terraferma veneziana. La Repubblica Veneta, si dichiara neutrale, ma consente però il passaggio degli eserciti belligeranti, a condizione che rispettino i centri abitati ed i beni delle popolazioni.
Tutte speranze vane, poiché i contendenti pensano solo a superarsi senza riguardo per nessuno.
Ne sa qualcosa la zona Chiari-Palazzolo che vede i due eserciti prepararsi allo scontro che avrà il suo momento cruciale il 1° settembre 1701 proprio intorno a Chiari.
L'avanguardia dell'esercito tedesco, comandato da Eugenio di Savoia, forte di 2500 uomini agli ordini dei generali Pallfy e Visconti arriva qui il 9 agosto e si appresta a porre il campo nella campagna fra Palazzolo e Chiari. Il quartier generale è al Boscolevato e il grande accampamento dell'armata di circa 34.000 uomini, divisi in 21.000 fanti e 13.000 cavalieri è disposto sui terreni del Boscolevato e delle Gabbiane. Vengono rasi al suolo i querceti che interrompono la continuità del campo e rinforzati gli argini dei canali Vetra e Castrina.
Queste operazioni segnano l'inizio delle devastazioni che non termineranno che il 22 novembre, giorno in cui l'armata si ritirerà da queste terre.
Lo scontro del 1° settembre segna il successo degli austriaci, ma non risulta decisivo per la guerra, tanto che i contendenti continuano a fronteggiarsi fino al mattino del 13 novembre quando, in gran segreto, i franco-ispano-piemontesi si ritirano verso il bergamasco.
In un foglio di casa Omboni, si trova scritto: " l'anno 1701, faccio memoria siccome è venutta l'armata del Stato di Milano a fare campo sulla campagna di Telgate, soldati in numero di 8000 et vi è stati sino il dì 2 agosto et poi hanno levato il campo et sono andati alla volta de Verona et poi è venuta l'armata francesa et hanno impienito tutta Palazzolo de soldaria, et vi è stati qualche tempo et poi si è levati ancora questi, si è portati alla volta di Canonica et sotto a Cremona et vi ha occupato tutto il cremonese; questo fu il 27 agosto sino al primo di settembre et poi sono venuta l'armata todesca et vi è statta in Palazzolo sino al 22 novembre, hanno fatto il male sul Bresciano con mortalità di gente et a Palazzolo non, vi ha fatto quel male che hanno fatto nelle terre delle Basse; vi erano piantati forni 24 di larghezza brazza 9 in ogni parte, piantati nel Palazzo, et poi 7 nel Salnitro et parte nel Ostero et più il campo di todeschi erano a Santo Rocco nelli campi dell'ill.mo sig. Giulio Duranti et al Boscolevato, tenevano da Palazzolo sino al sopradetto Boscolevato, di più non si raccoglie quasi niente per la grande quantità de bovi, cavalli che fece mangiare, tutto forachiato, tutta la campagna: melgone, meliga, miglio et tutto ciò che si ritrova in campagna; robbato tuti li loghi dei massari quanto aveva in casa, masato tutti li animali, la maggior parte temporali (porci) et quanto poteva chiappare; la soldaria era sino sulla porta della chiesa parochiale con i cavalli; basta dire che non si sapeva dove mettere un piede che si folavano addosso ai cavalli. Il vino sel vendeva fino a filippi tre e mezzo alla zerla adaquato e quel guasto fino lire venti la zerla" .
I Palazzolesi, nei primi mesi dell'anno successivo, presentarono all'autorità provinciale richieste d'indennizzo per i danni subiti durante l'occupazione militare. Questa documentazione ora trascritta e studiata dal dott. Chiappa, che presto pubblicherà un libro su questo argomento, ci consentirà di valutare nei dettagli quello che costarono alla nostra gente i cento giorni di occupazione militare.
"I soldati infatti, egli scrive, in cerca di ferro e legname, sfasciavano ogni cosa, smantellavano soffitti e pavimenti, strappavano inferriate e infissi metallici distruggendo porte, finestre, balconi. Naturalmente facevano sparire tutti gli animali da cortile, tutte le riserve di olio, lardo, burro salami; smontavano a migliaia i sostegni delle viti, asportavano tutta l'uva e tutto il vino che trovavano; si impadronivano di archibugi e fucili da caccia che trovavano nelle cascine. Distruggevano colombaie, alveari, attrezzature per l'allevamento dei bachi da seta, tutti i frutti pendenti dagli alberi che tagliarono a migliaia. La cavalleria calpestò e divorò centinaia di piò di trifoglio, di melica, di melgone giallo, lasciando desolati i terreni vicini agli accampamenti."
Sarebbe lunghissimo l'elenco delle cascine semidistrutte nella campagna dalla Valena alle Gonzere, ma anche in paese i soldati lasciarono tristi ricordi. Negli ultimi giorni, quando ormai stavano per andarsene, diventarono ancora più audaci.
Scrive il Rosa che " i tedeschi il 21 novembre 1701 dopo essere stati per quasi tre mesi nel paese con grandissimo disturbo degli abitanti, e desolazione spaventevole di tutta l'aggiacente campagna, nel doverne partire cacciati dai Francesi, vollero distruggere tutte le provviste degli abitanti medesimi. Entrarono perciò anche nella casa di mio avo e vi lasciarono andare per terra tutto il buon vino di una bella botte che n'era piena, mentr'essi di mano in mano stavano placidamente bevendone più tazze.Il vino allora era sommamente caro e quel di mio avo del più prezioso del paese. Entrato egli nella cantina e vedendone la dissipazione brutale, si mise a pregare coloro di non rovinarlo così. Ma essi colle sciabole alla mano lo fecero fuggire ben tosto e lasciarono andare tutto il buon vino per la cantina".
Coloni palazzolesi furono anche obbligati a fare delle condotte da Palazzolo fino a Castenedolo per portarvi coi loro carri soldati malati e feriti.
Purtroppo le ostilità di questa guerra continuarono ancora per alcuni anni lasciando alla fine stremate le nostre popolazioni coinvolte loro malgrado nelle contese delle maggiori potenze europee .
La Semente, 1 aprile 1991
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