Legname e pietre di grumello per riattare il nostro ponte carraio
pubblicato il: 01/04/1965
da: Memorie illustri di palazzolo sull'oglio

LEGNAME E PIETRE DI GRUMELLO PER RIATTARE IL NOSTRO PONTE CARRAIO

Presentando nel numero dell’aprile 1964 di questa rivista due carte topografiche del sec. XV ho accennato di sfuggita ai problemi relativi al nostro ponte carraio, argomento di articoli pubblicati negli ultimi tempi da alcuni cultori di storia locale. In tale occasione ebbi a scrivere: “ Si fa strada l’ipotesi che durante tutto questo tempo (1231-1450 circa) il nostro ponte, pur conservando i piloni antichi, avesse anche una struttura centrale in legno”.

La mia ipotesi ha fornito l’occasione ad un corrispondente locale del Giornale di Bergamo di propinare ai lettori un saggio, in chiave pseudocritica, del suo livore personale. Questi, partendo da una distorsione di quanto avevo scritto nel mio articolo, scriveva così: “l’articolista in un’acrobatica corsa tra date, citazioni e interpretazioni le più spinte, conclude che il ponte doveva essere di volta di pietra, poi di legno, poi di pietra e quindi metà in legno. Quanto più semplice, invece, pensare che originariamente dovette essere senza dubbio in legno, e ciò consente anche di pensare il passaggio dei natanti, mentre solo più tardi venne definitivamente gettato in muratura come fanno fede Marin Sanudo nel 1483 e Leandro Alberti nel 1540.Fin qui il buon senso e la deduzione logica dei fatti”.

Poiché la semplicità, il buon senso e la logica non servono a risolvere queste questioni sempre complesse, e solo i documenti possono aiutare a trovare la risposta a simili interrogativi, presento alcuni documenti relativi a una “Transizione tra gli uomini e il Comune di Palazzolo e quindi di Grumello” per la esenzione dal pagamento del pedaggio sul ponte dell’Oglio; documenti che sono una riconferma delle mie ipotesi, che cioè solo i piloni e forse alcune parti di arco sono gli elementi più antichi del ponte, mentre il resto è stato soggetto a devastazioni belliche, ad alluvioni e demolizioni operate nel tempo.

Con l’amico G. Marco Pedali, nell’estate scorsa, ho effettuato dei rilievi al nostro ponte e in altra parte della rivista egli riferisce i dati ricavati; quei rilievi ripropongono il tema della romanità del ponte.

Il pedaggio e le esenzioni

Per comprendere il senso del discorso che segue, giova premettere alcune considerazioni sulla questione del “pontatico“. E’ noto che dal Medioevo fino alla metà del 1800 “ogni persona non abitante nella terra nel territorio di Palazzolo di qualsiasi condizione, grado e dignità”, che passava per il ponte situato nella terra di Palazzolo sopra il fiume Oglio, era tenuta a pagare all’incantatore una somma di denaro come tassa sul pedaggio.

La tassazione era ben codificata in chiari patti stesi di nuovo, sulla base di altri più antichi, nel 1511 dal quale si desume che erano esenti dal suddetto pagamento i bresciani sia della città che del territorio purchè non portassero alcuna soma o carga di mercanzie, gli ufficiali, gli ambasciatori, i nunzi, i corrieri del governo Veneto, le persone che trasportano viveri e munizioni per ordine della Repubblica Veneta, e infine i frati e i poveri che cercavano l’elemosina.

Un capitolo particolare riguardava gli uomini di Grumello che erano esentati dal pedaggio per le loro persone, per le bestie e i carri, tanto vuoti che carichi solo se trasportavano grano da macinare ai nostri mulini o legna da ardere portata qui per vendere o per donare.

Ciò è stato concesso perché quelli di Grumello anticamente (antiquitus) avevano posto e mantenuto fino al 1511 (e in futuro si erano impegnati a mantenere a loro spese) un legno ovvero una trave grossa e lunga tanto quanto era la distanza tra un pilone ad un altro pilone del ponte.

Questo accordo era rimasto in vigore fino al 1608, quando quelli di Palazzolo avviarono un procedimento per la revisione e per il possibile annullamento della esenzione. Il motivo che indusse i Palazzolesi, in questa e nelle altre circostanze che seguirono, a rivedere i termini dell’esenzione, si deve ricercare nella necessità di introitare maggiori somme per coprire le spese necessarie alle riparazioni o ai rifacimenti di parti del ponte che per vari motivi aveva subito danni, così che il transito delle persone e dei veicoli ne era ostacolato.

Nel 1608 i Palazzolesi iniziarono le trattative con quelli di Grumello perché’ questi ultimi non avevano mantenuto il legno o trave di congiunzione tra due piloni del ponte, condizione indispensabile per l’esenzione. Infatti, ancora settantacinque anni prima, cioè nel 1533 circa, quelli di Palazzolo avevano sostituito il ponte in legno con uno di pietra e perciò, cessando l’onere per quelli di Grumello, doveva cessare anche la concessione dell’esenzione.

Questi ultimi cercarono di attaccarsi a un cavillo, come si fa di solito, per ottenere maggiori vantaggi nella trattativa, sostenendo che anche loro avevano contribuito alle spese per la ricostruzione del ponte in pietra, come risultava dai libri antichi del comune di Grumello nei quali si leggeva “furono imposte taglie a causa del predetto ponte”. A ciò, rispondevano i palazzolesi, si poteva opporre che non era chiaro che la contribuzione fosse stata fatta per la costruzione di un ponte in pietra e che i libri antichi potevano far fede soltanto a quelli di Grumello e non per gli altri, che se qualcosa fosse stato pagato avrebbe dovuto apparire da un pubblico documento, o da qualche altra scrittura privata stesa nella forma legittima.

Seguirono altre discussioni su argomenti che avrebbero potuto far sorgere una lite fra due parti; ciò avrebbe comportato grande dispendio di denaro per gli uni e per gli altri. Al fine di evitare tutto questo, le due delegazioni si trovarono il 18 febbraio 1608 sotto la soggetta a pianterreno delle case di proprietà e di abitazione del signor Cesare Rondi in Palazzolo, nella contrada della Piazzola Quadra di Mura.

Erano presenti: da una parte il dott. Giov. Battista de Paratico, suo fratello Scipione, il notaio Venturino de Pirjs, tutti cittadini bresciani e abitanti in Palazzolo, e Cesare Rondi a ciò specialmente delegato dal comune di Palazzolo (come risulta dal libro dei Consigli Comunali alla data del 13 gennaio 1608); dall’altra Pietro de Grandi, Giov. Battista de Rossini, sindaci procuratori e governatori generali del comune di Grumello, che agivano col consenso e coll’aiuto di Francesco de Manenti, console di Grumello, di Domenico de Benini, Battista de Pezoli e Maffeo de Pelucandi, consiglieri dello stesso comune aventi potestà e libertà di consiliare ai sopraddetti sindaci( come risulta da pubblico atto del 17 gennaio dello stesso 1608).

La riunione, come si vede, non ebbe luogo né presso il Comune di Palazzolo, né presso quello di Grumello, ma in luogo potremo dire neutrale, a Mura, se non a metà strada, comunque sulla strada per Grumello, in casa Rondi, incaricato dai Palazzolesi di condurre in porto la trattativa.

I presenti addivennero alla stipulazione di un documento nel quale erano contenute le seguenti clausole:

-quelli di Grumello erano tenuti a versare in moneta sonante a quelli di Palazzolo cento scudi (di lire sette di moneta bergamasca per ogni scudo) in unica soluzione oppure una volta tanto a piacere di quelli di Grumello, e per tutto il tempo che questo versamento restava sospeso lasciassero a quelli di Palazzolo il diritto di mandare le loro bestie o animali di qualunque genere al pascolo sopra la campagna di Grumello, che è al confine del territorio di Palazzolo e del territorio di Telgate, nello stesso modo nel quale vanno gli animali di quelli di Grumello, cosicché tale pascolo risultasse in comune con quelli di Palazzolo.

-a quelli di Grumello era confermata l’esenzione del pedaggio come era stata fissata nel 1511, cioè al tempo in cui mantenevano la detta trave, per il grano e la legna da ardere, inoltre era estesa l’esenzione anche ad ogni cosa o mercanzia che fosse solo per uso personale e non per altro uso, fino alla misura di tre pesi per ogni persona e non oltre, sia nell’andata che nel ritorno per il detto ponte. Però quelli di Grumello per questa concessione erano obbligati a dare, quando loro sarebbe piaciuto nel corso dell’anno, a quelli di Palazzolo un carro di pietre dette volgarmente “cantoni” posti a Grumello in luogo idoneo per essere caricati, senza alcun pagamento. Nel caso però che quelli di Palazzolo per un quinquennio non avessero prelevato e trasportato tali pietre, i grumellesi per quel quinquennio si sarebbero ritenuti assolti dal loro onere. E così di cinque anni in cinque anni. Da questa obbligazione avrebbero potuto essere esentati solo a seguito di un accordo scritto tra le parti. Però a loro volta quelli di Palazzolo si obbligavano a mantenere a loro spese, il ponte in forma lodevole e sempre in condizioni tali che il transito non subisse intralci di sorta, così che potessero passare persone, animali e carri, altrimenti, ipso facto, quelli di Palazzolo avrebbero dovuto cessare dall’uso del pascolo predetto e restituire i cento scudi se li avessero ricevuti.

Questo atto venne concluso per conservare la pace e la concordia tra le due terre non immemori dei benefici e degli aiuti prestati vicendevolmente nella necessità, nelle oppressioni e soprattutto nelle avversità che Dio manda.

Per un altro secolo e mezzo le cose continuarono così, ma quelli di Grumello s’accorsero forse di aver concesso troppo nella trattativa onde, per le mutate condizioni economiche, cercarono di ottenere nuove esenzioni pur conservando gli stessi oneri nei riguardi dei Palazzolesi.

Negli anni 1751-52 ci furono altre trattative con conseguente riconferma della concessione del 1608. Infine nel 1791 due arbitri conclusero un’altra vertenza con la Transazione del 28 ottobre 1721 stipulata in Tagliuno e che suona così:

“transazione tra la spett. Comunità di Palazzolo da una parte e di Grumello dall’altra.

Essendo insorte delle difficoltà tra la Comunità di Grumello e quella di Palazzolo intorno ai limiti dell’esenzione che gode la prima di queste Comunità rapporto al Pedaggio, che ritrovarsi sul ponte del fiume Oglio, di ragione della seconda, per evitare che liti che riescono sempre gravose e dispendiosissime, hanno i due Comuni seriamente deliberano di eleggere due Arbitri, i quelli rischiarino amichevolmente ogni dubbio e stabiliscano i confini della detta esenzione.

Eletti però noi due infrascritti a tale oggetto, ed avendo noi attentamente esaminato il capitolo fondamentale della esenzione che incomincia “exceptis etiam personis et hominibus de Grumello…” e le due conformi transazioni in data 18 febbraio 1608 e 10 aprile 1752 seguite sullo stesso soggetto, ed ogni altra carta presentata da una parte e dall’altra dopo maturo e ponderato riflesso sopra ogni cosa, abbiamo creduto e crediamo di giustizia e conveniente determinare i precisi termini della esenzione suddetta nel modo e coi capitoli seguenti:

1.saranno esenti dal pedaggio del Ponte di Palazzolo tutti gli abitanti di Grumello e suo territorio tanto passando a piedi quanto a cavallo o in sedia o in qualsivoglia altro legno.

2.saranno esenti tutte le loro biade, quando si condussero a Mulini di Palazzolo per macinarvi.

3.saranno esenti tutte le loro legne da fuoco.

4.sarà esente tutto ciò che loro appartiene, quando sia un carico che non oltrepassi i tre pesi.

5.saranno esenti tutti i loro carri, carrette, barozzi, sedie, legni di qualunque sorte, quando siano vuoti o carichi come sopra.

6.saranno esenti tutte le loro bestie non cariche e caricate solo come sopra colla eccezione però di quelle che si conducono per vendere o si sono comperate ai mercati di Palazzolo

7.tutto ciò che non è compreso nei sei soprascritti capitoli s’intenderà soggetto al pedaggio e questo si dovrà pagare tanto per i generi non esentati quando per le bestie, o carri, o legni di qualunque sorte da cui verranno detti generi condotti come si paga da qualunque altro forestiero.

Tanto noi sottoscritti di comun consenso dichiariamo per maggior lume in avvenire nella esenzion del pedaggio e tanto arbitriamo ex bono, et equo per la conservazione della reciproca pace, e concordia delle sue spett. Comunità di Palazzolo e di Grumello e in fede:

dalla Spina il dì 26 ottobre 1791

Dep.to in Francesco Maggi, Arbitro

Da Tagliuno il dì 28 ottobre 1791

Deputato io Giulio Marenzi, Arbitro

Deputato io Girolamo Gandossi deputato ad hoc eletto con parte 7 febb. 1790 dal Comun di Grumello e convengo come sopra.

Dep.to io Gio. Batt. Facchi deputato del comune di Palazzolo et ad hoc eletto con parte 19 giugno scorso accetto e convengo in tutto e per tutto come sopra.

A qualunque e qual. faccio fede io nodaro infr.to qualmente li sopraddetti nob. Signori Francesco Maggi e Giulio Marenzi, arbitri, sig. Girolamo Gandossi e sig. Gio. Batt. Facchi e Antonio Manenti, ambi sindaci di Palazzolo, si sono sottoscritti tutti di proprio pugno alla mia presenza.

Ego Angelus Honorius Valotti not. habitator Pallatioli, 1791/28 ottobre in Tagliuno. Ind. 9”

Come si vede gli abitanti di Grumello ottennero sempre nuove esenzioni che il comune di Palazzolo concesse tenendo conto della sua necessità di favorire prima i mulini, poi il mercato delle merci e del bestiame.

L’esenzione dei grumellesi continuò ininterrottamente fino all’Unità d’Italia, come fanno fede il manifesto della nuova tariffa stampato nel 1799, le tariffe del 1818 e poi del 1823, epoca nella quale avvenne una nuova ristampa per la riduzione della moneta austriaca. Nel oi del 1823, epoca nella quale avvenne una nuova ristampa per la riduzione della moneta austriaca. ncesse tenendo conto della s1840 poi, essendo sorte delle contestazioni sull’uso di tale concessione, il Comune di Palazzolo chiese l’elenco delle famiglie del comune di Grumello per evitare giornaliere discussioni.

Poiché il mio intento era quello di illustrare questa lunga vertenza del “pontatico”, ma soprattutto di prendere le mosse da essa per soffermarmi sul problema del ponte carraio, accennerò anche all’articolo apparso sulla Voce di Palazzolo del 25 aprile 1964 a firma di Franco Foresti, nel quale tra l’altro si legge: “il nostro ponte esiste in muratura dal 1602; in tale anno si abbattè quello in legno e si rifece con pietre di Grumello sul finire del 1604, con una spesa di 2000 ducati. Il comune di rifece aumentando il pedaggio della metà del prezzo prima corrente… Esclusi (dal pedaggio) erano i bresciani (ma non con merci) e i grumellesi per una convenzione stipulata col nostro comune per le pietre che avevano fornito (convenzione del 1608)”.

Come si vede, ad alcune di queste errate affermazioni ho già in parte risposto, ora a puntualizzare le altre penso sia essenziale citare la domanda rivolta dalla Deputazione Comunale di Palazzolo alla “ Imperial Regia Commissione Liquidatrice del Debito pubblico a Milano>> il 20 Maggio 1846:

Cdesta I.R. commissione coll’ossequiata nota 23 aprile 1839 ha dichiarato perento il credito del Comune di Palazzolo, Distretto VIII, Provincia di Brescia proveniente dalla percezione del pedaggio al ponte sul fiume Oglio per non essersi dalla insinuante Comune prodotto il titolo originario d’acquisto per vendita fatta dall’ex Repubblica di tale diritto, nota che cogli annessi allegati sotto A, B, C, D, E, F, G, ed unito stato si dimette in seno alla presente sotto A.

Con un successivo dispaccio 25 aprile 1843 della stessa R. commissione, che si allega sotto B, osservò di aver rilevato che era stata trascurata l’insinuazione della pretesa stessa al cessato Ufficio di liquidazione in obbedienza de’ recenti superiori disposizioni, dichiarò di non riprendere in esame il credito che per tale trascuranza rimase perento, a meno che qualche parte non riguardasse il reintegro dei materiali e dei manufatti serventi all’esercizio del diritto, nel qual caso rimane a carico del Comune insinuante l’obbligo delle prove.

In quanto poi alla dichiarata mancanza d’insinuazione della pretesa al cessato Ufficio di liquidazione viene tolto ogni dubbio colla bolletta in data 3 Agosto 1822, n. 1250 , che in originale si allega sotto C provante la regolare insinuazione e relativa delegazione orig. 7 ottobre 1828 fattasi in tempo utile.

Nel caso di Palazzolo tali materiali e tali manufatti consistono nel ponte sul fiume, e nel locale di chi era preposto alla percezione del diritto, e la deputazione appunto riteneva che il credito addimandato fosse il corrispettivo delle somme erogate dal comune nella costruzione del ponte e del locale inserviente al detto esercizio.

Non si può mettere in dubbio che sia l’uno che l’altro fosse di proprietà del comune e non sia stato fabbricato e mantenuto con ingenti spese dal comune medesimo. Prima del 1602 il diritto era esercitato sopra un ponte in legno. In quell’anno il 1° gennaio il Consiglio Comunale determinò la costruzione di un ponte di pietra (all. D). Una transazione seguita tra il Comune di Palazzolo e il Comune di Grumello del giorno 18 febbraio 1608 (all. E)dimostra che il ponte era veramente fabbricato in pietra a spese proprie del Comune. Quei di Grumello godevano il privilegio di non pagare il pedaggio, quando il ponte era di legno e quei di Palazzolo pretendevano che fossero soggetti al pagamento come gli altri, perché il ponte non era più di legno, ma in pietra, “ quia ipsi de Palatiolo abstulerunt pontem ligneum et edificaverunt pontem lapiedum”.

Lo stesso consiglio comunale al 31 dicembre 1634 dichiarò che fu da suoi antenati con grandissima spesa fabbricato il ponte sull’Oglio e che il detto ponte minacciando rovina, era necessaria una nuova spesa di più di due mila scudi per ristaurarlo, e mantenerlo, e non essendo conveniente che la povera Comunità facesse tale e tanta spesa senza qualche compenso, determinò che fosse accresciuta di un terzo la ricognizione che pagavano i passeggeri (all.L)

Qui si vede come il consiglio riteneva che la percezione del pedaggio fosse il corrispettivo decorrente sulle somme erogate nella fabbrica e mantenimento del ponte. Fu dunque costruito, ristaurato e mantenuto il ponte a spese del Comune ed è quello che tutt’ora sussiste.

Quattro grandi arcate appoggiate a solidi manufatti laterali, e a tre grandi piloni fondati nel mezzo del fiume sostengono la Regia strada, per modo che qualunque carro, con qualsiasi peso, vi passa senza pericolo. I due manufatti laterali fronteggiano le due rive del fiume, e le case adiacenti, poiché il fiume passa per mezzo il Borgo, e molte sono piantate sulle stesse rive.

Nel 1799 i Francesi per ritardare il passaggio degli Austro-Russi tagliarono nel mezzo una delle quattro arcate, ma dopo che furono passate le due armate il comune ristabilì la comunicazione mediante assi, e travi al luogo interrotto restando il resto del ponte nella sua integrità.

Il 21 giugno 1806 (all.G) venne ad un delegato della R.Finanza e della direzione generale del Demanio, sig. Antonio Fogari consindico notaio, in seguito di Ordinanza della stessa Intendenza del 31 ottobre 1805, dato il possesso del pedaggio del ponte, e locali inerenti dalla municipalità di Palazzolo col mezzo del sig. Carlo Duranti altro dei membri della stessa Municipalità delegato. Nel processo verbale si dice che la Municipalità di Palazzolo è posseditrice di un ponte in legno, questa espressione ha rapporto soltanto con l’arcata interrotta ancora coperta di assi e travi, poiché infatti era posseditrice anche di tutto il restante del ponte che sussisteva di pietra, ne poneva essere altrimenti, poiché la finanza si diede premura di compire di pietra l’arcata interrotta, né avrebbe potuto compirla, se non avesse avuto per appoggio il resto del ponte in pietra viva.

In detto processo verbale il Delegato convenne che si rilasciassero tutti gli strumenti di esercizio e locali inservienti, il di cui valore fosse liquidato da Periti da eleggersi da ambe le parti. Il che ebbe luogo nel giorno 28 gennaio 1806, come da minuta di stima che in copia autentica si unisce sotto (all.H) a mezzo e in concorso del Perito Manna Carlo Antonio per parte del comune e dell’architetto sig. Gio. Donegani di Brescia, documento che al comune mancava e che or ora ha potuto ottenere la Deputazione scrivente dall’Ill. R. Intendenza di finanza in seguito all’ossequiato dispaccio 14 marzo p.p dell’I.R. Magistrato Camerale e della rispett.va delegazione. Ordinanza 13/4/u.s.

Nella circostanza però che il comune mancava e del P. Verb. di consegna e della minuta di stima la Deputazione si è accinta a dimostrare qual fosse la perdita del comune per la privazione del pedaggio, diminuendo un equitativo compenso e ritenendo che non una sola parte, ma tutto il credito addimandato riguardasse appunto il reintegro dei materiali e dei manufatti serventi all’esercizio del diritto. Si è dimostrato che il prodotto medio di un decennio era di milanesi Lire 2595,10 che al cinque per cento dà un capitale di interesse Lire 519,10. la deputazione crede che il comune non abbia speso meno di questa somma nella costruzione, ristauro e mantenimento del ponte e del locale inserviente all’esercizio.

Il ponte essendo fabbricato in tempo sì remoti, nessun conto si trova nell’archivio comunale e non si può addurre che quanto il comune testifica nell’atto 31 dicembre 1634, cioè che fu da suoi antenati con grandissima spesa fabbricato il ponte, e che occorrevan più di 2000 scudi per restaurarlo e mantenerlo. Ne dovrebbe sembrare esagerata la domanda, se si prendono per dato di confronto le costruzioni di altre simili opere.

Evvi a Caleppio sullo stesso fiume Oglio un ponte in legno e si è progettato di rimpiazzarlo con un ponte di pietra. Un abile ingegnere ne ha fatto il progetto e la perizia in Lire Austr. L. 34334,46 che a detta di tutti i conoscitori potrà ammontare almeno a L. 40 mila. Questo ponte serve a mettere in comunicazione soltanto strade comunali, né importa che sia così ampio, e così solido come quello di Palazzolo, poiché le vetture cariche di un certo peso non potrebbero superare la rapida strada dell’altra riva destra del fiume; si noti che in luogo del ponte di Caleppio non vi sono né altre sponde, né case adiacenti da sostenere con manufatti laterali come a Palazzolo, e più facilmente si possono nel mezzo del fiume fondare i piloni per sostenere le arcate. Dietro queste considerazioni la sullodata Commissione liquidatrice giudicherà se tuitto, come stima la deputazione, o almeno qual parte di c redito addimandato riguardi il reintegro dè materiali e dè manufatti serventi all’esercizio del diritto che dalla stima importerebbero L. 9293,95 sulla qual somma l’interesse del 5% sarebbe di L.464,13,6; e la perdita di 40 anni di interesse coll’aggiunta del valore suddetto dè materiali e manufatti porterebbe alla somma di L. 27879,9,5 nulla calcolandosi la perdita del diritto di pedaggio.

La supplicante Deputazione a debita giustifica del proprio operato deve osservare di non aver potuto riprodurre gli atti nel termine perentorio portato dalla Notificazione Governativa 15/4/1845 e della sovrana risoluzione 22/2/1845 per non aver potuto ottenere il più necessario documento della minuta di stima, se non dopo il precorso carteggio con n.8 allegati ed invoca perciò le necessarie provvidenze di giustizia, siccome per nulla attribuibile alla supplicante gli effetti dell’avvenuto ritardo.

Dall’Ufficio proprio dalla Deputazione all’Amm. Comunale

Palazzolo, 20 maggio 1846

Deputati Cicogna, Camorelli, Omboni”

Dalla lettura del documento appare che i deputati di Palazzolo non rinvennero alcun documento anteriore al 1600 che affermasse chiaramente che il ponte era stato costruito a spese della nostra Comunità; si attaccarono alla deliberazione del 1602 (che è nella raccolta Maza-Brescianini) che non è una deliberazione del Consiglio Comunale di Palazzolo, ma è il documento del “Sindicatus D.D Civium Palazzoli”, cioè una riunione dei “cives” di Palazzolo, di una privata associazione che aveva beni propri. Nella prima parte di questa deliberazione si apprende che essi erano in lite col Comune a riguardo di un mulino che i suddetti “cives” possedevano e che più tardi verrà ceduto al comune. Essi decisero sì di costruire un ponte sul fiume Oglio, ma per comodità e a beneficio degli altri “cives” e sulle loro

proprietà , probabilmente per accedere al loro mulino. Quindi si tratta di uno dei ponti che congiungevano la “contrada degli asini “ (oggi via XX Settembre) con le numerose isolette oltre il “ramo” dell’Olio.

Quindi cade ogni argomentazione sul ponte costruito nel 1602 dal nostro Comune. Infatti, in un’altra petizione rivolta per lo stesso motivo nel 1857 a Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria , i deputati del nostro comune si rifanno al Privilegio del doge Francesco Foscari del 29 giugno 1428, per affermare che fin d’allora il diritto sul ponte apparteneva ai palazzolesi.

Concludendo, si può dire,alla luce di questi e di altri documenti che pubblicherò in un prossimo articolo che:

a)Il ponte in muratura esiste fin dall’alto Medioevo, se non all’epoca romana (300/400 d.C.)-b)Durante il secolo XV subì gravi danni che fanno pensare alla caduta di alcuni parti di archi sostituiti da travature in legno; ciò concorda con la carta topografica del 1450, in cui il ponte è segnato in legno, e colla deliberazione veneta del 1443 di “segarlo”;-c)Nel 1483 il Sanudo scrive che è in pietra;-d)Nel 1511 ha un arco in legno fornito “antiquitus” da quelli di Grumello; questo “antiquitus” deve intendersi non prima del 1483;-e)Nel 1533 circa viene rifatto con“cantonali”presi gratis a Grumello;-f)Nel 1540 Leonardo Alberti lo vede in pietra;-g)Nel 1609 il De lezze scrive “passando detta terra di Palazzolo il fiume Oglio, oltra il quale traversa un bellissimo ponte “ perciò doveva essere tutto in pietra e in ottime condizioni di viabilità-h)Nel 1634 minacciava di rovinare e venne restaurato con una spesa superiore ai duemila scudi;-i)Il 21 aprile 1799 un arco venne tagliato dai francesi in fuga davanti agli Austro Russi e ricostruito nel 1808.

Memorie illustri di Palazzolo, 1 aprile 1965

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