Ipotesi relative all'origine di palazzolo
pubblicato il: 01/09/1984
da: Memorie illustri di palazzolo sull'oglio
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IPOTESI RELATIVE ALL'ORIGINE DI PALAZZOLO

 

È sempre di grande interesse il problema delle origini; anche quel­lo di una comunità come la nostra non sfugge a questa regola.

Per un corretto approccio a quest’argomento è necessario precisa­re che un conto è parlare dell'insediamento umano nella nostra zona e un altro del sorgere di una prima comunità organizzata, con tutti i vin­coli che essa crea fra i suoi membri e fra questi ed il resto dei territori circostanti.

Sull'insediamento umano basta riferirsi a quanto accaduto nel­l'ambiente prealpino-padano e che ha coinvolto anche il nostro territo­rio: dalle genti liguri, ai Celti (Cenomani), ai Romani e ai popoli barba­rici. L'origine invece della prima comunità è legata alle risorse del ter­ritorio, alla possibilità del suo sfruttamento, ai fattori favorevoli alla viabilità, alla facile difesa, che possono essere valutati a posteriori sulla base d’accurate ricerche.

Storici, scrittori di cose locali, urbanisti hanno affrontato il tema dell'origine di Palazzolo giungendo a conclusioni diverse ed anche contrastanti.

Per favorire una riflessione sui problemi che tale argomento impli­ca, presento, seguendo l'ordine cronologico, le posizioni di quanti han­no scritto su di esso.

 

* * *

 

Il primo a scrivere sull'origine di Palazzolo è Gabriele Rosa (1) che parlando della strada romana che da Telgate puntava al Cividino e si di­rigeva alla Spina, passando fra i campi, rasentando le cascine Colom­baia e Ventighe, afferma: "La floridezza che dava al Cividino la fre­quenza del ponte e forse la navigazione dell'Oglio, fece sorgergli vicino fortificazioni e villeggiature, origine dell'attuale grossa borgata di Pa­lazzolo ed alla di lui contrada Mura" e continua: "il nome di Palazzolo è romano" e "qui al vicino Calepio si gettarono ponti molto anticamente, forse quando cadde quello del Cividino, e Palazzolo doveva già essere elevato a tanta importanza da diventare capo pago romano, se fu scelto per una delle prime chiese plebane della diocesi di Brescia l'anno dopo (2) l'Odorici, nel capitolo dedicato a Brescia Romana, tratta della via militare da Bergamo a Brescia ricordata dall'Itinerario Gerosolimitano e scrive che "Palazzolo fosse pago romano, attraversa­to da quella via, parrebbe dall'antico nome (Palatiolum), simile ad altra mansione di una delle vie Claudie Auguste, e più dalle colonnette mi­litari che a Palazzolo si discopersero".

Il primo scrittore locale ad accennare al problema di cui stiamo di­scorrendo è il Maza-Brescianini (3) che trattando dei primi tempi cri­stiani dice "sebbene non si possa accertare, se ai tempi in cui Palazzolo era pago romano, vi fosse in Palazzolo pubblicamente celebrato il cul­to cristiano, pure facilmente 'dovrebbesi arguire che in quell'epoca quivi dominasse la religione di Cristo, sia per rinvenire S. Fedele, uno dei campioni della legione Tebana indicato sotto antica data, quale protettore del nostro paese, ove corre tradizione che quel santo fra noi dimorasse per alcun tempo; sia per vedere festeggiati fra noi imperato­ri romani che professavano o tolleravano la nuova religione. Di quei tempi sono i marmi, l'uno dei quali conservati nel Civico Museo in Brescia (anno 335 di Cristo), l'altro che trovasi in Palazzolo, sotto il porticato del Palazzo Comunale (anno 360 di Cristo)".

Argomento che egli riprende negli appunti sul ponte dell'Oglio (4) dove annota: "Dell'origine di Palazzolo non si hanno dati sicuri, certa­mente esso fu romano e antecedente all'Impero. Il nome suo lo rivela.

Ne è da dubitarsi, come Palazzolo, pago romano, fin dai primordi del Romano Impero, assurgesse ben presto, data la sua posizione, ad una certa importanza. E come il paese nostro, fosse centro fin d'allora, di vivere civile...".

Il Frontero (5), in una sua relazione letta al Teatro Sociale agli alun­ni della scuola tecnica di Chiari, di cui era insegnante, parlando delle origini di due centri vicini, identifica Chiari col Leuceris della carta peutingeriana e Palazzolo lo dice "pago o villaggio romano, dove si rin­vennero epigrafi a Costantino e Giuliano imperatori della prima metà del secolo IV, le quali proverebbero che Palazzolo e Chiari esistevano da un pezzo ed erano in fiore, se sacravano monumenti agli Augusti".

Negli anni venti sul giornale locale si vanno pubblicando studi di storia locale e il notaio Bonari trattando delle strade antiche (6) scrive: "Oramai è positivo che all'epoca romana la nostra borgata non esiste­

va, o se esisteva, ebbe una esistenza affatto embrionale e minuscola

La ragione mi sembra di ravvisarla nel fatto che la località sulla quale poi si radicò Palazzolo era un po' discosta dal tracciato dell'antica stra­da romana che univa Bergamo (Bergomum) e Brescia (Brixia) ed a valle della stessa strada in località ritenuta in quei tempi malsana e malsicu­ra perchè pianeggiante".

Nino Maffi, scrive in chiave poetica (7): "il paese è certo nato così: sarà venuto un mugnaio a tuffare la sua ruota nel fiume. È un inizio in­dustrioso. E poi, una alla volta, così, nella bellezza del fiume, saranno sorte le case...

Non è possibile che l'origine di Palazzolo sia proprio quella del mulino

sull'Oglio, ma neanche, per puro amore di campanile, ci piace di ac­

cettare la versione del Bonari e di don P. Guerrini, che attribui­scono le origini del nostro paese al secolo IV e V dopo Cristo.

È meglio andare d’accordo con "L'illustrazione" del Cantù che parla di un pago romano".

Il Guerrini nei suoi "Appunti bibliografici", (8) prendendo le mos­se dal nome di Palazzolo scrive che "le origini di Palazzolo non possono quindi essere anteriori al secolo IV, o al secolo V dopo Cristo" e si dice in disaccordo coll'Odorici e, dopo alcune precisazioni sul problema del percorso della strada romana e della collocazione primitiva delle pietre militari si domanda: "Quando è sorto adunque e per quali ragioni è sor­to questo Palazzo militare che fu la culla della borgata di Palazzolo? La risposta è quanto mai difficile perchè l'oscurità più completa e più fitta avvolge la storia bresciana del periodo delle invasioni barbariche, quando gli antichi istituti romani subirono le violente manomissioni dei nuovi ordinamenti, quando la stessa divisione dei territori, dei mu­

nicipia e dei pagi fu alterata dai nuovi conquistatori lo credo che

l'origine storica di Palazzolo si debba collocare intorno al secolo VI, e sia stata determinata da nuove esigenze militari sul confine fra il duca­to di Brescia e il ducato di Bergamo, che nell'ordinamento politico dei Longobardi costituivano quasi due piccoli stati autonomi e quindi fa­

cilmente trascinati da competizioni territoriali Il ponte sull'Oglio fu

gettato dai barbari quando cadde distrutto il ponte romano di Cividino, fu fortificato e difeso sulla sponda sinistra da una piccola guardia o roc­ca a forma di palazzotto, sul nuovo ponte fu deviata la vecchia strada per Brescia; ecco, senza poter precisare le date, le probabili origini di Palazzolo, origini medioevali quindi, non romane, oscure sempre e im­precise".

Più tardi in altri scritti (9) corregge il suo orientamento così: "Le due parrocchie di Palosco e di Pontoglio si sono staccate dalla pieve di Palazzolo, non più tardi del secolo XV, e i loro territori, di qua e di là del fiume Oglio, insieme con quello della parrocchia attuale di Palazzolo costituivano il pagus romano che a Palazzolo aveva il suo centro civile e religioso, al quale pagus succedette poi la plebs cristiana, che conservò l'antica compagine territoriale e sociale di quell'antichissima organiz­zazione primitiva".

E in disaccordo colle affermazioni del Belotti sui confini bresciani/ bergamaschi dell'Oglio dice (10) "Il pago e quindi la pieve bresciana di Palazzolo, che aveva limitato sviluppo di qua dell'Oglio perchè il terri­torio del pago e della pieve di Erbusco (Adro-Capriolo) si spingeva fino alle rive del fiume, si estendeva invece al di là dell'Oglio toccando qua­si Telgate e comprendendo, oltre quello di Pontoglio, tutto l'attuale territorio comunale e parrocchiale di Palosco, dove nel Medioevo era una diaconia della pieve palazzolese".

Questi stessi concetti del "pago romano" diventato poi pieve cri­stiana sono espressi nella presentazione del volume del Lanfranchi (11) e in un articolo apparso sul giornale locale (12).

In un "saggio di toponomastica palazzolese" (13) il Lanfranchi de­dica un articolo al nome di Palazzolo e a conclusione del suo escursus avanza l'ipotesi della derivazione della voce Palazzolo da Palatium con­textus ac series palorum (Du Cange) e scrive "Siamo del parere che Pa­lazzolo deve avere origini antichissime, ma più modeste, non per la via militare che passava a circa un miglio, ma per la peculiare conformazio­ne dell'Oglio in questa regione. La ripida corrente chiamò certamente, in un primo tempo una piccola colonia che costruì la prima palada per la cattura del pesce che la corrente, qui vorticosa trasportava dal Sebi­no; la pesca era certamente allora l'unica risorsa del luogo, divenne poi cogli anni, anzi coi secoli, commercio che contribuì ad aumentare la primitiva colonia ed alla formazione del borgo... La primitiva costru­zione palificata di questi pescatori non sarà stata un palatium, ma una semplice rudimentale e corta palificazione cioè un ... palatiolum . .. Il che conferma che la nostra borgata deve all'Oglio la sua origi­ne ed il suo sviluppo".

Alcuni anni dopo nel suo libro (14) ripropone l'ipotesi dell'origine

medioevale di Palazzolo, "precisamente all'inizio della dominazione longobarda, non romana, come molti vorrebbero far credere... Del re­sto nessuna vestigia testimonia l'origine romana di Palazzolo, non il ponte, non un marmo, non una tomba, nessun rudere".

Di parere completamente opposto ai precedenti è il Lorenzoni che in uno studio sul corso dell'antica strada degli itinerari romani fra i fiu­mi Oglio e Mincio (15) va alla ricerca, all'individuazione e alla localiz­zazione dei toponimi sommersi. Uno di questi è Leuceris che egli iden­tifica con Palazzolo, anzi con Mura che sarebbe una mansio militare, perciò fortificata, e luogo di sosta di autorità militari e di alti personaggi civili, località che prese il nome dal popolo gallico dei Leuci. Infatti il significato che egli attribuisce al toponimo, che fa discutere da tanto tempo gli studiosi, è quello di "luogo popolato da Leuci nei pressi di ac­

qua corrente". .

Un esperto di strade e manufatti stradali, il Biemmi, (16) facendo la storia della direttrice stradale da Milano a Brescia la pone in corrispon­denza "dèll'antico itinerario romano attraversante l'Oglio a Palazzolo sul vecchio manufatto romano", attuale ponte carraio all'interno del

nostro abitato. .

Nel '63, coll'uscita del volumetto del Giudici, (17) si apre sul gior­nale locale un'interessante disputa intorno all'origine di Palazzolo.

Il Giudici pone "l'origine storica di Palazzolo in secoli molto lonta­ni. Il suo rifacimento dei secoli IV e V d.C. fu determinato da nuove esigenze militari sul confine fra Brescia e Bergamo, ma Palazzolo è sor­ta certamente in tempi. molto antichi per la sua posizione strategica, posta a cavaliere del fiume Oglio che fu spesso teatro di battaglie san­guinose". .

Nella "presentazione" del libro del Giudici, il Dotti, a conclusione di una serie di argomentazioni, dice: "Palazzolo è presente nella prei­storia circa 2000 anni prima di Cristo per i dati toponomastici. N ella zo­na con ogni probabilità si ebbe una palafitta d'argine ... È presente poi con la piena evidenza dei suoi manufatti: castello, case e ponte in tem­po etrusco, rappresentando il centro di un dispositivo difensivo ben congegnato. Ed infine è sempre nella romanità di ogni struttura che sorge attorno al castello, nel lato sud-est. Il paleocristiano della "lisca di pesce" è evidente in moltissime costruzioni, e per ultimo quel "pala­teo/us" che in similitudine delle molte altre località, che si esprimono in modo identico, ci dicono che a Palazzolo si ebbe la giurisdizione del pretore romano".

Gli stessi concetti egli li esprime sia in una "nota su Palazzolo sul­l'Oglio" (18) sia in un articolo della "Voce" (19). Nella prima scrive: "La storia di Palazzolo non si rifà di certo al "Pa/ateo/us" o pretura, che è istituzione tardiva del tempo romano, dell'epoca del riordinamento dell'Impero. Si riferisce invece direttamente alla struttura fondamen­tale del castello, che è etrusca. Le torri rotonde non devono indurre in abbaglio, giacché gli Etruschi, costruirono pure tali torri, quando non ebbero sotto mano massi squadrati. La sede della pretura dovette tro­varsi nel quartiere più vecchio di Palazzolo che è quello prospiciente la porta di accesso al castello.

Nel secondo annota: "Non va esclusa la presenza neolitica in una località quale Palazzolo, dove più volte incontri la "Gava", ossia la forra degli argini, evidentemente però non si trattò di palafitte su argi­ni, semmai di un insediamento nell'area del castello ed attorno. Quivi si potrebbero rinvenire i reperti della ceramica nera come avvenuto ad esempio a Coccaglio".

Sempre in margine allo scritto del Giudici, Maria Pia Ventura, (20) affronta il problema dell'origine di Palazzolo riprendendo l'ipotesi del Lanfranchi sul "pa/atio-onis", sostegno di pali, il cui diminutivo nel tardo latino avrebbe potuto benissimo essere Pa/alioli, da cui Pa/alio­/us ... e aggiunge: "La plaga di Palazzolo, con il suo fiume, era senz'al­tro un luogo adatto all'insediamento di uomini che nel fiume trovava­no la difesa da eventuali scorrerie, la fonte del loro nutrimento, una si­cura via di comunicazione e perciò anche una possibilità di rudimenta­le commercio e lavoro.

E nel fiume, elemento principale, questi uomini mettevano le pa­/ationes che costituendo la caratteristica di questo luogo, gli hanno da­to il nome tramandandolo fino a noi e che certamente nessun palazzo inesistente nel secolo IV ha potuto fornire".

Il Chiappa, (21) intervenendo nella polemica apertasi sulla "Voce" fra i vari studiosi, scrive a sua volta: "Da vario tempo ricorre con sem­pre maggiore frequenza la leggenda (così io la chiamerei) secondo la quale l'origine della nostra città si può far risalire ad un'epoca romana più o meno antica; ultimamente poi il Dotti, in un recentissimo e inte­ressante volume sui popoli palafitticoli e sulla preistoria bresciana, ad

un certo punto sostiene la tesi di una origine addirittura etrusca par Pa­lazzolo...".

Dopo una precisa messa a fuoco di quali problemi storico-arche 0­logici dovrebbero essere affrontati e chiariti per giungere a queste con­clusioni, il Chiappa termina "non disperiamoci comunque se non pos­siamo vantare origini etrusche o romane, accontentiamoci di una qual­siasi origine longobarda o franca...".

La sua ipotesi invece è nel libro sui "dazi comunali" (22) dove fa notare come durante il periodo carolingio i termini "Palatia" e "Curtis Regia" fossero praticamente sinonimi ed usati per indicare un agglo­merato sorto lungo le strade di comunicazione o più spesso lungo il corso dei fiumi intorno alle zone di sosta, di vettovagliamento e di mer­cato istituite per ordine del Sacro Romano Impero.

È sintomatico che di fronte a Mura (Curtis Regia) sorga un agglo­merato che nel nome Palatiolum conserva l'attributo di "Palatium", in­teso come luogo di porto e di mercato; è quindi da questo termine caro­lingio di piccolo mercato, da cui penso di poter far derivare il nome del­la nostra città, respingendo nel contempo come inconsistente, fanta­siosa e non documentata da alcun reperto archeologico, anche mode­sto, la derivazione da "Palatia Pretoria" termine del basso impero ro­mano, avente significato di dimora di un funzionario imperiale. Anche l'ipotesi che vorrebbe far derivare Palazzolo da "p alata" intesa come palificazione sul fiume, pur essendo più suggestiva e più aderente alla realtà fluviale di Palazzolo, pecca, a mio avviso di infondatezza crono­logica in quanto le "paIate" presuppongono un bisogno di sfruttare l'acqua per dei mulini, ma, mentre il sorgere dei primi mulini palazzo­lesi può essere databile intorno alla prima metà del 1300, l'esistenza di Palazzolo è documentata già da molti secoli prima".

Trattando infine della plebania palazzolese (23) dice "questo assur­do mosaico di irrazionalità giurisdizionale è una comprova che la pieve di Palazzolo fu di tarda istituzione ed inoltre una ulteriore dimostrazio­ne che mai Palazzolo fu un centro pagense o un centro romano, altri­menti vi sarebbe una ben maggiore coincidenza fra estensione giu­risdizionale ecclesiastica e civile".

Sul ponte carraio c'è anche uno studio dell'arch. Pedrali (24) che ipotizza la romanità dello stesso e dice "nulla vieta di attribuirlo al 300­400 d.C. nella sua forma rostro-pilonata con la larghezza di circa m. 4,5, oppure in quella perfettamente romana con duplice pilonatura, pen­

sando il piano viario largo m. 3 e corrispondente alla metà a valle del­l'attuale; e quindi di supporre la sua esistente struttura una ricostru­zione barbarica, con la conservazione dei rostri a monte e l'introduzio­ne dei rostri reggispinta a valle, supponendo valida la prima ipotesi; oppure una completa ricostruzione, secondo i canoni barbarico-me­dievali, del nuovo ponte sulle fondazioni preesistenti".

Il Coradazzi, (25) centrando la sua attenzione sulla rete stradale ro­mana fra Brescia, Bergamo e Milano, afferma che vi erano due strade che raggiungevano Milano da Brescia: via Bergamo la più lunga, pas­sante per il Cividino, e direttamente, la più breve, passando prima per Pontoglio e poi per Palazzolo, sul cui ponte, caduto quello di Cividino, convergono le due direttrici per Milano e per Bergamo. Egli scrive che anche Palazzolo appartiene all'epoca romana, benché tardiva... lo stes­so farebbe sospettare anche Mura. "La prova per noi più convincente per la tesi che propugnerebbe la romanità, anche se tardiva di Palazzo­lo e logicamente del manufatto più importante che è il suo ponte, ra­gione del suo esistere, e la cosiddetta "Via Francesca" che da Canonica d'Adda attraverso la pianura bergamasca, punta decisamente su que­sta cittadina per allacciarsi al suo ponte. Il ponte poggia tutt'oggi su fondamenta di piloni assai antichi, a forma semicircolare, come si può scorgere allorchè l'acqua del fiume è limpida".

Egli tenta di fissare la data di nascita del ponte stesso e la colloca non prima del 363 e non dopo il 404 d.C. e prospetta i motivi che avreb­bero indotto l'amministrazione romana a costruire un nuovo ponte anziché riparare quello fatiscente del Cividino e che sarebbero stati di in­dole pratica e dettati "dall'importanza che a lungo andare aveva assun­to ormai Palazzolo-Mura come centro di mercato e di lavoro nei con­fronti non solo del Cividino, ma anche di altre località, come Ponto­glio, Palosco, ecc.".

. Infine l'arch. Paolo Favole, facendo una lettura della storia urbani­stica di Palazzolo occasionata dalla redazione del Piano Regolatore Ge­nerale, (26) scrive: "mi sembra acquisito che Palazzolo non sia centro di fondazione romana, alle considerazioni che in proposito fanno gli storici, credo di poter aggiungere la mia ipotesi di fondazione altome­dioevale.

Diverse e convergenti considerazioni mi hanno convinto che il pri­mo insediamento di Palazzolo sia da individuare nel nucleo a pianta el­lissoidale, situato sul ciglio del terrazzo est (RIVA), databile al IX seco­

lo (seconda metà)

Siamo in presenza infatti di un gruppo di case di­

sposte senza soluzione di continuità, secondo una pianta a ellisse. Questa disposizione mi sembra caratteristica dei centri di nuova fon­dazione post-carolingia.

Si tratta di insediamenti di contadini che per motivi di sicurezza abitano insieme, non disponendo di mura, per motivi economici, l'ag­gregazione delle abitazioni ha la conformazione più logica; un insieme di costruzioni contigue, disposte in cerchio, con due sole porte di ac­cesso e tutti gli ingressi aperti verso l'interno. Una sola strada attraver­

sa il nucleo . .

Alla stessa epoca farei risalire il primo ponte sull'Oglio a Palazzolo, confermando, per altra via, che il ponte romano tra Bergamo e Brescia era più a nord".

 

 

 

IPOTESI RELATIVE ALL'ORIGINE DI PALAZZOLO

 

È sempre di grande interesse il problema delle origini; anche quel­lo di una comunità come la nostra non sfugge a questa regola.

Per un corretto approccio a quest’argomento è necessario precisa­re che un conto è parlare dell'insediamento umano nella nostra zona e un altro del sorgere di una prima comunità organizzata, con tutti i vin­coli che essa crea fra i suoi membri e fra questi ed il resto dei territori circostanti.

Sull'insediamento umano basta riferirsi a quanto accaduto nel­l'ambiente prealpino-padano e che ha coinvolto anche il nostro territo­rio: dalle genti liguri, ai Celti (Cenomani), ai Romani e ai popoli barba­rici. L'origine invece della prima comunità è legata alle risorse del ter­ritorio, alla possibilità del suo sfruttamento, ai fattori favorevoli alla viabilità, alla facile difesa, che possono essere valutati a posteriori sulla base d’accurate ricerche.

Storici, scrittori di cose locali, urbanisti hanno affrontato il tema dell'origine di Palazzolo giungendo a conclusioni diverse ed anche contrastanti.

Per favorire una riflessione sui problemi che tale argomento impli­ca, presento, seguendo l'ordine cronologico, le posizioni di quanti han­no scritto su di esso.

 

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Il primo a scrivere sull'origine di Palazzolo è Gabriele Rosa (1) che parlando della strada romana che da Telgate puntava al Cividino e si di­rigeva alla Spina, passando fra i campi, rasentando le cascine Colom­baia e Ventighe, afferma: "La floridezza che dava al Cividino la fre­quenza del ponte e forse la navigazione dell'Oglio, fece sorgergli vicino fortificazioni e villeggiature, origine dell'attuale grossa borgata di Pa­lazzolo ed alla di lui contrada Mura" e continua: "il nome di Palazzolo è romano" e "qui al vicino Calepio si gettarono ponti molto anticamente, forse quando cadde quello del Cividino, e Palazzolo doveva già essere elevato a tanta importanza da diventare capo pago romano, se fu scelto per una delle prime chiese plebane della diocesi di Brescia l'anno dopo (2) l'Odorici, nel capitolo dedicato a Brescia Romana, tratta della via militare da Bergamo a Brescia ricordata dall'Itinerario Gerosolimitano e scrive che "Palazzolo fosse pago romano, attraversa­to da quella via, parrebbe dall'antico nome (Palatiolum), simile ad altra mansione di una delle vie Claudie Auguste, e più dalle colonnette mi­litari che a Palazzolo si discopersero".

Il primo scrittore locale ad accennare al problema di cui stiamo di­scorrendo è il Maza-Brescianini (3) che trattando dei primi tempi cri­stiani dice "sebbene non si possa accertare, se ai tempi in cui Palazzolo era pago romano, vi fosse in Palazzolo pubblicamente celebrato il cul­to cristiano, pure facilmente 'dovrebbesi arguire che in quell'epoca quivi dominasse la religione di Cristo, sia per rinvenire S. Fedele, uno dei campioni della legione Tebana indicato sotto antica data, quale protettore del nostro paese, ove corre tradizione che quel santo fra noi dimorasse per alcun tempo; sia per vedere festeggiati fra noi imperato­ri romani che professavano o tolleravano la nuova religione. Di quei tempi sono i marmi, l'uno dei quali conservati nel Civico Museo in Brescia (anno 335 di Cristo), l'altro che trovasi in Palazzolo, sotto il porticato del Palazzo Comunale (anno 360 di Cristo)".

Argomento che egli riprende negli appunti sul ponte dell'Oglio (4) dove annota: "Dell'origine di Palazzolo non si hanno dati sicuri, certa­mente esso fu romano e antecedente all'Impero. Il nome suo lo rivela.

Ne è da dubitarsi, come Palazzolo, pago romano, fin dai primordi del Romano Impero, assurgesse ben presto, data la sua posizione, ad una certa importanza. E come il paese nostro, fosse centro fin d'allora, di vivere civile...".

Il Frontero (5), in una sua relazione letta al Teatro Sociale agli alun­ni della scuola tecnica di Chiari, di cui era insegnante, parlando delle origini di due centri vicini, identifica Chiari col Leuceris della carta peutingeriana e Palazzolo lo dice "pago o villaggio romano, dove si rin­vennero epigrafi a Costantino e Giuliano imperatori della prima metà del secolo IV, le quali proverebbero che Palazzolo e Chiari esistevano da un pezzo ed erano in fiore, se sacravano monumenti agli Augusti".

Negli anni venti sul giornale locale si vanno pubblicando studi di storia locale e il notaio Bonari trattando delle strade antiche (6) scrive: "Oramai è positivo che all'epoca romana la nostra borgata non esiste­

va, o se esisteva, ebbe una esistenza affatto embrionale e minuscola

La ragione mi sembra di ravvisarla nel fatto che la località sulla quale poi si radicò Palazzolo era un po' discosta dal tracciato dell'antica stra­da romana che univa Bergamo (Bergomum) e Brescia (Brixia) ed a valle della stessa strada in località ritenuta in quei tempi malsana e malsicu­ra perchè pianeggiante".

Nino Maffi, scrive in chiave poetica (7): "il paese è certo nato così: sarà venuto un mugnaio a tuffare la sua ruota nel fiume. È un inizio in­dustrioso. E poi, una alla volta, così, nella bellezza del fiume, saranno sorte le case...

Non è possibile che l'origine di Palazzolo sia proprio quella del mulino

sull'Oglio, ma neanche, per puro amore di campanile, ci piace di ac­

cettare la versione del Bonari e di don P. Guerrini, che attribui­scono le origini del nostro paese al secolo IV e V dopo Cristo.

È meglio andare d’accordo con "L'illustrazione" del Cantù che parla di un pago romano".

Il Guerrini nei suoi "Appunti bibliografici", (8) prendendo le mos­se dal nome di Palazzolo scrive che "le origini di Palazzolo non possono quindi essere anteriori al secolo IV, o al secolo V dopo Cristo" e si dice in disaccordo coll'Odorici e, dopo alcune precisazioni sul problema del percorso della strada romana e della collocazione primitiva delle pietre militari si domanda: "Quando è sorto adunque e per quali ragioni è sor­to questo Palazzo militare che fu la culla della borgata di Palazzolo? La risposta è quanto mai difficile perchè l'oscurità più completa e più fitta avvolge la storia bresciana del periodo delle invasioni barbariche, quando gli antichi istituti romani subirono le violente manomissioni dei nuovi ordinamenti, quando la stessa divisione dei territori, dei mu­

nicipia e dei pagi fu alterata dai nuovi conquistatori lo credo che

l'origine storica di Palazzolo si debba collocare intorno al secolo VI, e sia stata determinata da nuove esigenze militari sul confine fra il duca­to di Brescia e il ducato di Bergamo, che nell'ordinamento politico dei Longobardi costituivano quasi due piccoli stati autonomi e quindi fa­

cilmente trascinati da competizioni territoriali Il ponte sull'Oglio fu

gettato dai barbari quando cadde distrutto il ponte romano di Cividino, fu fortificato e difeso sulla sponda sinistra da una piccola guardia o roc­ca a forma di palazzotto, sul nuovo ponte fu deviata la vecchia strada per Brescia; ecco, senza poter precisare le date, le probabili origini di Palazzolo, origini medioevali quindi, non romane, oscure sempre e im­precise".

Più tardi in altri scritti (9) corregge il suo orientamento così: "Le due parrocchie di Palosco e di Pontoglio si sono staccate dalla pieve di Palazzolo, non più tardi del secolo XV, e i loro territori, di qua e di là del fiume Oglio, insieme con quello della parrocchia attuale di Palazzolo costituivano il pagus romano che a Palazzolo aveva il suo centro civile e religioso, al quale pagus succedette poi la plebs cristiana, che conservò l'antica compagine territoriale e sociale di quell'antichissima organiz­zazione primitiva".

E in disaccordo colle affermazioni del Belotti sui confini bresciani/ bergamaschi dell'Oglio dice (10) "Il pago e quindi la pieve bresciana di Palazzolo, che aveva limitato sviluppo di qua dell'Oglio perchè il terri­torio del pago e della pieve di Erbusco (Adro-Capriolo) si spingeva fino alle rive del fiume, si estendeva invece al di là dell'Oglio toccando qua­si Telgate e comprendendo, oltre quello di Pontoglio, tutto l'attuale territorio comunale e parrocchiale di Palosco, dove nel Medioevo era una diaconia della pieve palazzolese".

Questi stessi concetti del "pago romano" diventato poi pieve cri­stiana sono espressi nella presentazione del volume del Lanfranchi (11) e in un articolo apparso sul giornale locale (12).

In un "saggio di toponomastica palazzolese" (13) il Lanfranchi de­dica un articolo al nome di Palazzolo e a conclusione del suo escursus avanza l'ipotesi della derivazione della voce Palazzolo da Palatium con­textus ac series palorum (Du Cange) e scrive "Siamo del parere che Pa­lazzolo deve avere origini antichissime, ma più modeste, non per la via militare che passava a circa un miglio, ma per la peculiare conformazio­ne dell'Oglio in questa regione. La ripida corrente chiamò certamente, in un primo tempo una piccola colonia che costruì la prima palada per la cattura del pesce che la corrente, qui vorticosa trasportava dal Sebi­no; la pesca era certamente allora l'unica risorsa del luogo, divenne poi cogli anni, anzi coi secoli, commercio che contribuì ad aumentare la primitiva colonia ed alla formazione del borgo... La primitiva costru­zione palificata di questi pescatori non sarà stata un palatium, ma una semplice rudimentale e corta palificazione cioè un ... palatiolum . .. Il che conferma che la nostra borgata deve all'Oglio la sua origi­ne ed il suo sviluppo".

Alcuni anni dopo nel suo libro (14) ripropone l'ipotesi dell'origine

medioevale di Palazzolo, "precisamente all'inizio della dominazione longobarda, non romana, come molti vorrebbero far credere... Del re­sto nessuna vestigia testimonia l'origine romana di Palazzolo, non il ponte, non un marmo, non una tomba, nessun rudere".

Di parere completamente opposto ai precedenti è il Lorenzoni che in uno studio sul corso dell'antica strada degli itinerari romani fra i fiu­mi Oglio e Mincio (15) va alla ricerca, all'individuazione e alla localiz­zazione dei toponimi sommersi. Uno di questi è Leuceris che egli iden­tifica con Palazzolo, anzi con Mura che sarebbe una mansio militare, perciò fortificata, e luogo di sosta di autorità militari e di alti personaggi civili, località che prese il nome dal popolo gallico dei Leuci. Infatti il significato che egli attribuisce al toponimo, che fa discutere da tanto tempo gli studiosi, è quello di "luogo popolato da Leuci nei pressi di ac­

qua corrente". .

Un esperto di strade e manufatti stradali, il Biemmi, (16) facendo la storia della direttrice stradale da Milano a Brescia la pone in corrispon­denza "dèll'antico itinerario romano attraversante l'Oglio a Palazzolo sul vecchio manufatto romano", attuale ponte carraio all'interno del

nostro abitato. .

Nel '63, coll'uscita del volumetto del Giudici, (17) si apre sul gior­nale locale un'interessante disputa intorno all'origine di Palazzolo.

Il Giudici pone "l'origine storica di Palazzolo in secoli molto lonta­ni. Il suo rifacimento dei secoli IV e V d.C. fu determinato da nuove esigenze militari sul confine fra Brescia e Bergamo, ma Palazzolo è sor­ta certamente in tempi. molto antichi per la sua posizione strategica, posta a cavaliere del fiume Oglio che fu spesso teatro di battaglie san­guinose". .

Nella "presentazione" del libro del Giudici, il Dotti, a conclusione di una serie di argomentazioni, dice: "Palazzolo è presente nella prei­storia circa 2000 anni prima di Cristo per i dati toponomastici. N ella zo­na con ogni probabilità si ebbe una palafitta d'argine ... È presente poi con la piena evidenza dei suoi manufatti: castello, case e ponte in tem­po etrusco, rappresentando il centro di un dispositivo difensivo ben congegnato. Ed infine è sempre nella romanità di ogni struttura che sorge attorno al castello, nel lato sud-est. Il paleocristiano della "lisca di pesce" è evidente in moltissime costruzioni, e per ultimo quel "pala­teo/us" che in similitudine delle molte altre località, che si esprimono in modo identico, ci dicono che a Palazzolo si ebbe la giurisdizione del pretore romano".

Gli stessi concetti egli li esprime sia in una "nota su Palazzolo sul­l'Oglio" (18) sia in un articolo della "Voce" (19). Nella prima scrive: "La storia di Palazzolo non si rifà di certo al "Pa/ateo/us" o pretura, che è istituzione tardiva del tempo romano, dell'epoca del riordinamento dell'Impero. Si riferisce invece direttamente alla struttura fondamen­tale del castello, che è etrusca. Le torri rotonde non devono indurre in abbaglio, giacché gli Etruschi, costruirono pure tali torri, quando non ebbero sotto mano massi squadrati. La sede della pretura dovette tro­varsi nel quartiere più vecchio di Palazzolo che è quello prospiciente la porta di accesso al castello.

Nel secondo annota: "Non va esclusa la presenza neolitica in una località quale Palazzolo, dove più volte incontri la "Gava", ossia la forra degli argini, evidentemente però non si trattò di palafitte su argi­ni, semmai di un insediamento nell'area del castello ed attorno. Quivi si potrebbero rinvenire i reperti della ceramica nera come avvenuto ad esempio a Coccaglio".

Sempre in margine allo scritto del Giudici, Maria Pia Ventura, (20) affronta il problema dell'origine di Palazzolo riprendendo l'ipotesi del Lanfranchi sul "pa/atio-onis", sostegno di pali, il cui diminutivo nel tardo latino avrebbe potuto benissimo essere Pa/alioli, da cui Pa/alio­/us ... e aggiunge: "La plaga di Palazzolo, con il suo fiume, era senz'al­tro un luogo adatto all'insediamento di uomini che nel fiume trovava­no la difesa da eventuali scorrerie, la fonte del loro nutrimento, una si­cura via di comunicazione e perciò anche una possibilità di rudimenta­le commercio e lavoro.

E nel fiume, elemento principale, questi uomini mettevano le pa­/ationes che costituendo la caratteristica di questo luogo, gli hanno da­to il nome tramandandolo fino a noi e che certamente nessun palazzo inesistente nel secolo IV ha potuto fornire".

Il Chiappa, (21) intervenendo nella polemica apertasi sulla "Voce" fra i vari studiosi, scrive a sua volta: "Da vario tempo ricorre con sem­pre maggiore frequenza la leggenda (così io la chiamerei) secondo la quale l'origine della nostra città si può far risalire ad un'epoca romana più o meno antica; ultimamente poi il Dotti, in un recentissimo e inte­ressante volume sui popoli palafitticoli e sulla preistoria bresciana, ad

un certo punto sostiene la tesi di una origine addirittura etrusca par Pa­lazzolo...".

Dopo una precisa messa a fuoco di quali problemi storico-arche 0­logici dovrebbero essere affrontati e chiariti per giungere a queste con­clusioni, il Chiappa termina "non disperiamoci comunque se non pos­siamo vantare origini etrusche o romane, accontentiamoci di una qual­siasi origine longobarda o franca...".

La sua ipotesi invece è nel libro sui "dazi comunali" (22) dove fa notare come durante il periodo carolingio i termini "Palatia" e "Curtis Regia" fossero praticamente sinonimi ed usati per indicare un agglo­merato sorto lungo le strade di comunicazione o più spesso lungo il corso dei fiumi intorno alle zone di sosta, di vettovagliamento e di mer­cato istituite per ordine del Sacro Romano Impero.

È sintomatico che di fronte a Mura (Curtis Regia) sorga un agglo­merato che nel nome Palatiolum conserva l'attributo di "Palatium", in­teso come luogo di porto e di mercato; è quindi da questo termine caro­lingio di piccolo mercato, da cui penso di poter far derivare il nome del­la nostra città, respingendo nel contempo come inconsistente, fanta­siosa e non documentata da alcun reperto archeologico, anche mode­sto, la derivazione da "Palatia Pretoria" termine del basso impero ro­mano, avente significato di dimora di un funzionario imperiale. Anche l'ipotesi che vorrebbe far derivare Palazzolo da "p alata" intesa come palificazione sul fiume, pur essendo più suggestiva e più aderente alla realtà fluviale di Palazzolo, pecca, a mio avviso di infondatezza crono­logica in quanto le "paIate" presuppongono un bisogno di sfruttare l'acqua per dei mulini, ma, mentre il sorgere dei primi mulini palazzo­lesi può essere databile intorno alla prima metà del 1300, l'esistenza di Palazzolo è documentata già da molti secoli prima".

Trattando infine della plebania palazzolese (23) dice "questo assur­do mosaico di irrazionalità giurisdizionale è una comprova che la pieve di Palazzolo fu di tarda istituzione ed inoltre una ulteriore dimostrazio­ne che mai Palazzolo fu un centro pagense o un centro romano, altri­menti vi sarebbe una ben maggiore coincidenza fra estensione giu­risdizionale ecclesiastica e civile".

Sul ponte carraio c'è anche uno studio dell'arch. Pedrali (24) che ipotizza la romanità dello stesso e dice "nulla vieta di attribuirlo al 300­400 d.C. nella sua forma rostro-pilonata con la larghezza di circa m. 4,5, oppure in quella perfettamente romana con duplice pilonatura, pen­

sando il piano viario largo m. 3 e corrispondente alla metà a valle del­l'attuale; e quindi di supporre la sua esistente struttura una ricostru­zione barbarica, con la conservazione dei rostri a monte e l'introduzio­ne dei rostri reggispinta a valle, supponendo valida la prima ipotesi; oppure una completa ricostruzione, secondo i canoni barbarico-me­dievali, del nuovo ponte sulle fondazioni preesistenti".

Il Coradazzi, (25) centrando la sua attenzione sulla rete stradale ro­mana fra Brescia, Bergamo e Milano, afferma che vi erano due strade che raggiungevano Milano da Brescia: via Bergamo la più lunga, pas­sante per il Cividino, e direttamente, la più breve, passando prima per Pontoglio e poi per Palazzolo, sul cui ponte, caduto quello di Cividino, convergono le due direttrici per Milano e per Bergamo. Egli scrive che anche Palazzolo appartiene all'epoca romana, benché tardiva... lo stes­so farebbe sospettare anche Mura. "La prova per noi più convincente per la tesi che propugnerebbe la romanità, anche se tardiva di Palazzo­lo e logicamente del manufatto più importante che è il suo ponte, ra­gione del suo esistere, e la cosiddetta "Via Francesca" che da Canonica d'Adda attraverso la pianura bergamasca, punta decisamente su que­sta cittadina per allacciarsi al suo ponte. Il ponte poggia tutt'oggi su fondamenta di piloni assai antichi, a forma semicircolare, come si può scorgere allorchè l'acqua del fiume è limpida".

Egli tenta di fissare la data di nascita del ponte stesso e la colloca non prima del 363 e non dopo il 404 d.C. e prospetta i motivi che avreb­bero indotto l'amministrazione romana a costruire un nuovo ponte anziché riparare quello fatiscente del Cividino e che sarebbero stati di in­dole pratica e dettati "dall'importanza che a lungo andare aveva assun­to ormai Palazzolo-Mura come centro di mercato e di lavoro nei con­fronti non solo del Cividino, ma anche di altre località, come Ponto­glio, Palosco, ecc.".

. Infine l'arch. Paolo Favole, facendo una lettura della storia urbani­stica di Palazzolo occasionata dalla redazione del Piano Regolatore Ge­nerale, (26) scrive: "mi sembra acquisito che Palazzolo non sia centro di fondazione romana, alle considerazioni che in proposito fanno gli storici, credo di poter aggiungere la mia ipotesi di fondazione altome­dioevale.

Diverse e convergenti considerazioni mi hanno convinto che il pri­mo insediamento di Palazzolo sia da individuare nel nucleo a pianta el­lissoidale, situato sul ciglio del terrazzo est (RIVA), databile al IX seco­

lo (seconda metà)

Siamo in presenza infatti di un gruppo di case di­

sposte senza soluzione di continuità, secondo una pianta a ellisse. Questa disposizione mi sembra caratteristica dei centri di nuova fon­dazione post-carolingia.

Si tratta di insediamenti di contadini che per motivi di sicurezza abitano insieme, non disponendo di mura, per motivi economici, l'ag­gregazione delle abitazioni ha la conformazione più logica; un insieme di costruzioni contigue, disposte in cerchio, con due sole porte di ac­cesso e tutti gli ingressi aperti verso l'interno. Una sola strada attraver­

sa il nucleo . .

Alla stessa epoca farei risalire il primo ponte sull'Oglio a Palazzolo, confermando, per altra via, che il ponte romano tra Bergamo e Brescia era più a nord".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

 

1) ROSA GABRIELE, La Franciacorta, Bergamo,1852, p.11

2) ODORICI, FEDERICO, Storie bresciane, Brescia, 1853, voI. II, p. 81.

3) MAZA-BRESC1ANINI, ANDREA, La parrocchia..., Milano, 1882, pp. 12-13

4) MAZA-BRESCIANINI, ANDREA, Cenni storici sull'attuale ponte sul fiume Oglio, Milano, 1909, p. 5.

5) FRONTERO, ANTONIO, Una pagina storica municipale, Palazzolo, 1891, p. 2.

6) BONARI, SIMPLICIO, La viabilità della vecchia Palazzolo, "Gazzetta dell'Oglio", 30/8/1925.

7) MAFFl, NINO, La canzone dell'Oglio, Bergamo, 1928, pp. 6-11.

8) GUERRINI, PAOLO, Appunti bibliografici per lo sua sloria, sta in "Palazzolo ai suoi figli morti per la patria", Lecco, 1926, pp. 12-13.

9) GUERRINI, PAOLO, Memorie storiche di Palazzolo sull'Oglio, sta in "Memorie storiche della Diocesi di Brescia", Brescia, 1940, p. 147, nota.

I0) GUERRINI, PAOLO. Bibliografia, sta in "Memorie storiche ", Brescia, 1940, p. 164.

Il) GUERRINI, PAOLO, Presentazione, sta in "Breve storia di Palazzolo", Bergamo, 1959, p. 6.

12) GUERRINI, PAOLO, La città di S. Fedele nelle sue memorie storiche, "Voce di Palazzolo", 19/5/1959.

13) LANFRANCHI, GIACINTO, Saggio di toponomastica palazzolese, "Bollettino della parrocchia",magg.-giu., 1942

14) LANFRANCHI, GIACINTO. Breve storia di Palazzolo, Bergamo, 1959, p.20, p. 37.

15) LORENZONI, ANDREA, Da Tellegatae a Beneventum dell'itinerario burdigalense, Brescia, 1962, pp. 55-59.

16) BIEMMI, ATTILIO, Le strade della provincia di Brescia, Brescia, 1959, p. 33, p. 70.

17) GIUDICI, GINO, Storia minima palazzolese. Brescia, 1963, p. 11.

18) DOTTI, STEFANO, Neolitici e pala fitte nel bresciano, Brescia, 1963, p. 121.

19) DOTTI, STEFANO, L'origine del nome della nostra città, "Voce di Palazzolo", 3/8/63.

20) VENTURA, M. PIA, Alla ricerca del nome della nostra città. "Voce di Palazzolo", 15/6/63.

21) CHIAPPA, FRANCO, La nostra città nonfu né etrusca, né romana. "Voce di Palazzolo", 22/2164.

22) CHIAPPA, FRANCO, l dazi comunali palazzolesi nei secoli XV e    XV!. Palazzolo. 1974, pp.20-2I, nota.

23) CHIAPPA, FRANCO, La plebs Palazoli, "Memorie illustri", genn. 1975, p. Il.

24) PEDRALl, G. MARCO, li ponle vecchio di Palazzolo. "Memorie illustri", apI. 1965, pp. 13-19.

25) CORADAZZI, GIOVANNI, La rete stradale romana fra Brescia, Bergamo e Milano. vecchie e nuove prospettive. Brescia, 1974, pp. 71-74.

26) FAVOLE, PAOLO, Insediamento umano, geografia e storia. li caso di Palazzolo slO. con considerazioni per      un piano regolatore. "Città e Società", nov.-dic. 1982, n. 5. pp. 121-125.

 

 

Memorie illustri di Palazzolo, 1 settembre 1984

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note