IPOTESI RELATIVE ALL'ORIGINE DI PALAZZOLO
È sempre di grande interesse il problema delle origini; anche quello di una comunità come la nostra non sfugge a questa regola.
Per un corretto approccio a quest’argomento è necessario precisare che un conto è parlare dell'insediamento umano nella nostra zona e un altro del sorgere di una prima comunità organizzata, con tutti i vincoli che essa crea fra i suoi membri e fra questi ed il resto dei territori circostanti.
Sull'insediamento umano basta riferirsi a quanto accaduto nell'ambiente prealpino-padano e che ha coinvolto anche il nostro territorio: dalle genti liguri, ai Celti (Cenomani), ai Romani e ai popoli barbarici. L'origine invece della prima comunità è legata alle risorse del territorio, alla possibilità del suo sfruttamento, ai fattori favorevoli alla viabilità, alla facile difesa, che possono essere valutati a posteriori sulla base d’accurate ricerche.
Storici, scrittori di cose locali, urbanisti hanno affrontato il tema dell'origine di Palazzolo giungendo a conclusioni diverse ed anche contrastanti.
Per favorire una riflessione sui problemi che tale argomento implica, presento, seguendo l'ordine cronologico, le posizioni di quanti hanno scritto su di esso.
* * *
Il primo a scrivere sull'origine di Palazzolo è Gabriele Rosa (1) che parlando della strada romana che da Telgate puntava al Cividino e si dirigeva alla Spina, passando fra i campi, rasentando le cascine Colombaia e Ventighe, afferma: "La floridezza che dava al Cividino la frequenza del ponte e forse la navigazione dell'Oglio, fece sorgergli vicino fortificazioni e villeggiature, origine dell'attuale grossa borgata di Palazzolo ed alla di lui contrada Mura" e continua: "il nome di Palazzolo è romano" e "qui al vicino Calepio si gettarono ponti molto anticamente, forse quando cadde quello del Cividino, e Palazzolo doveva già essere elevato a tanta importanza da diventare capo pago romano, se fu scelto per una delle prime chiese plebane della diocesi di Brescia l'anno dopo (2) l'Odorici, nel capitolo dedicato a Brescia Romana, tratta della via militare da Bergamo a Brescia ricordata dall'Itinerario Gerosolimitano e scrive che "Palazzolo fosse pago romano, attraversato da quella via, parrebbe dall'antico nome (Palatiolum), simile ad altra mansione di una delle vie Claudie Auguste, e più dalle colonnette militari che a Palazzolo si discopersero".
Il primo scrittore locale ad accennare al problema di cui stiamo discorrendo è il Maza-Brescianini (3) che trattando dei primi tempi cristiani dice "sebbene non si possa accertare, se ai tempi in cui Palazzolo era pago romano, vi fosse in Palazzolo pubblicamente celebrato il culto cristiano, pure facilmente 'dovrebbesi arguire che in quell'epoca quivi dominasse la religione di Cristo, sia per rinvenire S. Fedele, uno dei campioni della legione Tebana indicato sotto antica data, quale protettore del nostro paese, ove corre tradizione che quel santo fra noi dimorasse per alcun tempo; sia per vedere festeggiati fra noi imperatori romani che professavano o tolleravano la nuova religione. Di quei tempi sono i marmi, l'uno dei quali conservati nel Civico Museo in Brescia (anno 335 di Cristo), l'altro che trovasi in Palazzolo, sotto il porticato del Palazzo Comunale (anno 360 di Cristo)".
Argomento che egli riprende negli appunti sul ponte dell'Oglio (4) dove annota: "Dell'origine di Palazzolo non si hanno dati sicuri, certamente esso fu romano e antecedente all'Impero. Il nome suo lo rivela.
Ne è da dubitarsi, come Palazzolo, pago romano, fin dai primordi del Romano Impero, assurgesse ben presto, data la sua posizione, ad una certa importanza. E come il paese nostro, fosse centro fin d'allora, di vivere civile...".
Il Frontero (5), in una sua relazione letta al Teatro Sociale agli alunni della scuola tecnica di Chiari, di cui era insegnante, parlando delle origini di due centri vicini, identifica Chiari col Leuceris della carta peutingeriana e Palazzolo lo dice "pago o villaggio romano, dove si rinvennero epigrafi a Costantino e Giuliano imperatori della prima metà del secolo IV, le quali proverebbero che Palazzolo e Chiari esistevano da un pezzo ed erano in fiore, se sacravano monumenti agli Augusti".
Negli anni venti sul giornale locale si vanno pubblicando studi di storia locale e il notaio Bonari trattando delle strade antiche (6) scrive: "Oramai è positivo che all'epoca romana la nostra borgata non esiste
va, o se esisteva, ebbe una esistenza affatto embrionale e minuscola
La ragione mi sembra di ravvisarla nel fatto che la località sulla quale poi si radicò Palazzolo era un po' discosta dal tracciato dell'antica strada romana che univa Bergamo (Bergomum) e Brescia (Brixia) ed a valle della stessa strada in località ritenuta in quei tempi malsana e malsicura perchè pianeggiante".
Nino Maffi, scrive in chiave poetica (7): "il paese è certo nato così: sarà venuto un mugnaio a tuffare la sua ruota nel fiume. È un inizio industrioso. E poi, una alla volta, così, nella bellezza del fiume, saranno sorte le case...
Non è possibile che l'origine di Palazzolo sia proprio quella del mulino
sull'Oglio, ma neanche, per puro amore di campanile, ci piace di ac
cettare la versione del Bonari e di don P. Guerrini, che attribuiscono le origini del nostro paese al secolo IV e V dopo Cristo.
È meglio andare d’accordo con "L'illustrazione" del Cantù che parla di un pago romano".
Il Guerrini nei suoi "Appunti bibliografici", (8) prendendo le mosse dal nome di Palazzolo scrive che "le origini di Palazzolo non possono quindi essere anteriori al secolo IV, o al secolo V dopo Cristo" e si dice in disaccordo coll'Odorici e, dopo alcune precisazioni sul problema del percorso della strada romana e della collocazione primitiva delle pietre militari si domanda: "Quando è sorto adunque e per quali ragioni è sorto questo Palazzo militare che fu la culla della borgata di Palazzolo? La risposta è quanto mai difficile perchè l'oscurità più completa e più fitta avvolge la storia bresciana del periodo delle invasioni barbariche, quando gli antichi istituti romani subirono le violente manomissioni dei nuovi ordinamenti, quando la stessa divisione dei territori, dei mu
nicipia e dei pagi fu alterata dai nuovi conquistatori lo credo che
l'origine storica di Palazzolo si debba collocare intorno al secolo VI, e sia stata determinata da nuove esigenze militari sul confine fra il ducato di Brescia e il ducato di Bergamo, che nell'ordinamento politico dei Longobardi costituivano quasi due piccoli stati autonomi e quindi fa
cilmente trascinati da competizioni territoriali Il ponte sull'Oglio fu
gettato dai barbari quando cadde distrutto il ponte romano di Cividino, fu fortificato e difeso sulla sponda sinistra da una piccola guardia o rocca a forma di palazzotto, sul nuovo ponte fu deviata la vecchia strada per Brescia; ecco, senza poter precisare le date, le probabili origini di Palazzolo, origini medioevali quindi, non romane, oscure sempre e imprecise".
Più tardi in altri scritti (9) corregge il suo orientamento così: "Le due parrocchie di Palosco e di Pontoglio si sono staccate dalla pieve di Palazzolo, non più tardi del secolo XV, e i loro territori, di qua e di là del fiume Oglio, insieme con quello della parrocchia attuale di Palazzolo costituivano il pagus romano che a Palazzolo aveva il suo centro civile e religioso, al quale pagus succedette poi la plebs cristiana, che conservò l'antica compagine territoriale e sociale di quell'antichissima organizzazione primitiva".
E in disaccordo colle affermazioni del Belotti sui confini bresciani/ bergamaschi dell'Oglio dice (10) "Il pago e quindi la pieve bresciana di Palazzolo, che aveva limitato sviluppo di qua dell'Oglio perchè il territorio del pago e della pieve di Erbusco (Adro-Capriolo) si spingeva fino alle rive del fiume, si estendeva invece al di là dell'Oglio toccando quasi Telgate e comprendendo, oltre quello di Pontoglio, tutto l'attuale territorio comunale e parrocchiale di Palosco, dove nel Medioevo era una diaconia della pieve palazzolese".
Questi stessi concetti del "pago romano" diventato poi pieve cristiana sono espressi nella presentazione del volume del Lanfranchi (11) e in un articolo apparso sul giornale locale (12).
In un "saggio di toponomastica palazzolese" (13) il Lanfranchi dedica un articolo al nome di Palazzolo e a conclusione del suo escursus avanza l'ipotesi della derivazione della voce Palazzolo da Palatium contextus ac series palorum (Du Cange) e scrive "Siamo del parere che Palazzolo deve avere origini antichissime, ma più modeste, non per la via militare che passava a circa un miglio, ma per la peculiare conformazione dell'Oglio in questa regione. La ripida corrente chiamò certamente, in un primo tempo una piccola colonia che costruì la prima palada per la cattura del pesce che la corrente, qui vorticosa trasportava dal Sebino; la pesca era certamente allora l'unica risorsa del luogo, divenne poi cogli anni, anzi coi secoli, commercio che contribuì ad aumentare la primitiva colonia ed alla formazione del borgo... La primitiva costruzione palificata di questi pescatori non sarà stata un palatium, ma una semplice rudimentale e corta palificazione cioè un ... palatiolum . .. Il che conferma che la nostra borgata deve all'Oglio la sua origine ed il suo sviluppo".
Alcuni anni dopo nel suo libro (14) ripropone l'ipotesi dell'origine
medioevale di Palazzolo, "precisamente all'inizio della dominazione longobarda, non romana, come molti vorrebbero far credere... Del resto nessuna vestigia testimonia l'origine romana di Palazzolo, non il ponte, non un marmo, non una tomba, nessun rudere".
Di parere completamente opposto ai precedenti è il Lorenzoni che in uno studio sul corso dell'antica strada degli itinerari romani fra i fiumi Oglio e Mincio (15) va alla ricerca, all'individuazione e alla localizzazione dei toponimi sommersi. Uno di questi è Leuceris che egli identifica con Palazzolo, anzi con Mura che sarebbe una mansio militare, perciò fortificata, e luogo di sosta di autorità militari e di alti personaggi civili, località che prese il nome dal popolo gallico dei Leuci. Infatti il significato che egli attribuisce al toponimo, che fa discutere da tanto tempo gli studiosi, è quello di "luogo popolato da Leuci nei pressi di ac
qua corrente". .
Un esperto di strade e manufatti stradali, il Biemmi, (16) facendo la storia della direttrice stradale da Milano a Brescia la pone in corrispondenza "dèll'antico itinerario romano attraversante l'Oglio a Palazzolo sul vecchio manufatto romano", attuale ponte carraio all'interno del
nostro abitato. .
Nel '63, coll'uscita del volumetto del Giudici, (17) si apre sul giornale locale un'interessante disputa intorno all'origine di Palazzolo.
Il Giudici pone "l'origine storica di Palazzolo in secoli molto lontani. Il suo rifacimento dei secoli IV e V d.C. fu determinato da nuove esigenze militari sul confine fra Brescia e Bergamo, ma Palazzolo è sorta certamente in tempi. molto antichi per la sua posizione strategica, posta a cavaliere del fiume Oglio che fu spesso teatro di battaglie sanguinose". .
Nella "presentazione" del libro del Giudici, il Dotti, a conclusione di una serie di argomentazioni, dice: "Palazzolo è presente nella preistoria circa 2000 anni prima di Cristo per i dati toponomastici. N ella zona con ogni probabilità si ebbe una palafitta d'argine ... È presente poi con la piena evidenza dei suoi manufatti: castello, case e ponte in tempo etrusco, rappresentando il centro di un dispositivo difensivo ben congegnato. Ed infine è sempre nella romanità di ogni struttura che sorge attorno al castello, nel lato sud-est. Il paleocristiano della "lisca di pesce" è evidente in moltissime costruzioni, e per ultimo quel "palateo/us" che in similitudine delle molte altre località, che si esprimono in modo identico, ci dicono che a Palazzolo si ebbe la giurisdizione del pretore romano".
Gli stessi concetti egli li esprime sia in una "nota su Palazzolo sull'Oglio" (18) sia in un articolo della "Voce" (19). Nella prima scrive: "La storia di Palazzolo non si rifà di certo al "Pa/ateo/us" o pretura, che è istituzione tardiva del tempo romano, dell'epoca del riordinamento dell'Impero. Si riferisce invece direttamente alla struttura fondamentale del castello, che è etrusca. Le torri rotonde non devono indurre in abbaglio, giacché gli Etruschi, costruirono pure tali torri, quando non ebbero sotto mano massi squadrati. La sede della pretura dovette trovarsi nel quartiere più vecchio di Palazzolo che è quello prospiciente la porta di accesso al castello.
Nel secondo annota: "Non va esclusa la presenza neolitica in una località quale Palazzolo, dove più volte incontri la "Gava", ossia la forra degli argini, evidentemente però non si trattò di palafitte su argini, semmai di un insediamento nell'area del castello ed attorno. Quivi si potrebbero rinvenire i reperti della ceramica nera come avvenuto ad esempio a Coccaglio".
Sempre in margine allo scritto del Giudici, Maria Pia Ventura, (20) affronta il problema dell'origine di Palazzolo riprendendo l'ipotesi del Lanfranchi sul "pa/atio-onis", sostegno di pali, il cui diminutivo nel tardo latino avrebbe potuto benissimo essere Pa/alioli, da cui Pa/alio/us ... e aggiunge: "La plaga di Palazzolo, con il suo fiume, era senz'altro un luogo adatto all'insediamento di uomini che nel fiume trovavano la difesa da eventuali scorrerie, la fonte del loro nutrimento, una sicura via di comunicazione e perciò anche una possibilità di rudimentale commercio e lavoro.
E nel fiume, elemento principale, questi uomini mettevano le pa/ationes che costituendo la caratteristica di questo luogo, gli hanno dato il nome tramandandolo fino a noi e che certamente nessun palazzo inesistente nel secolo IV ha potuto fornire".
Il Chiappa, (21) intervenendo nella polemica apertasi sulla "Voce" fra i vari studiosi, scrive a sua volta: "Da vario tempo ricorre con sempre maggiore frequenza la leggenda (così io la chiamerei) secondo la quale l'origine della nostra città si può far risalire ad un'epoca romana più o meno antica; ultimamente poi il Dotti, in un recentissimo e interessante volume sui popoli palafitticoli e sulla preistoria bresciana, ad
un certo punto sostiene la tesi di una origine addirittura etrusca par Palazzolo...".
Dopo una precisa messa a fuoco di quali problemi storico-arche 0logici dovrebbero essere affrontati e chiariti per giungere a queste conclusioni, il Chiappa termina "non disperiamoci comunque se non possiamo vantare origini etrusche o romane, accontentiamoci di una qualsiasi origine longobarda o franca...".
La sua ipotesi invece è nel libro sui "dazi comunali" (22) dove fa notare come durante il periodo carolingio i termini "Palatia" e "Curtis Regia" fossero praticamente sinonimi ed usati per indicare un agglomerato sorto lungo le strade di comunicazione o più spesso lungo il corso dei fiumi intorno alle zone di sosta, di vettovagliamento e di mercato istituite per ordine del Sacro Romano Impero.
È sintomatico che di fronte a Mura (Curtis Regia) sorga un agglomerato che nel nome Palatiolum conserva l'attributo di "Palatium", inteso come luogo di porto e di mercato; è quindi da questo termine carolingio di piccolo mercato, da cui penso di poter far derivare il nome della nostra città, respingendo nel contempo come inconsistente, fantasiosa e non documentata da alcun reperto archeologico, anche modesto, la derivazione da "Palatia Pretoria" termine del basso impero romano, avente significato di dimora di un funzionario imperiale. Anche l'ipotesi che vorrebbe far derivare Palazzolo da "p alata" intesa come palificazione sul fiume, pur essendo più suggestiva e più aderente alla realtà fluviale di Palazzolo, pecca, a mio avviso di infondatezza cronologica in quanto le "paIate" presuppongono un bisogno di sfruttare l'acqua per dei mulini, ma, mentre il sorgere dei primi mulini palazzolesi può essere databile intorno alla prima metà del 1300, l'esistenza di Palazzolo è documentata già da molti secoli prima".
Trattando infine della plebania palazzolese (23) dice "questo assurdo mosaico di irrazionalità giurisdizionale è una comprova che la pieve di Palazzolo fu di tarda istituzione ed inoltre una ulteriore dimostrazione che mai Palazzolo fu un centro pagense o un centro romano, altrimenti vi sarebbe una ben maggiore coincidenza fra estensione giurisdizionale ecclesiastica e civile".
Sul ponte carraio c'è anche uno studio dell'arch. Pedrali (24) che ipotizza la romanità dello stesso e dice "nulla vieta di attribuirlo al 300400 d.C. nella sua forma rostro-pilonata con la larghezza di circa m. 4,5, oppure in quella perfettamente romana con duplice pilonatura, pen
sando il piano viario largo m. 3 e corrispondente alla metà a valle dell'attuale; e quindi di supporre la sua esistente struttura una ricostruzione barbarica, con la conservazione dei rostri a monte e l'introduzione dei rostri reggispinta a valle, supponendo valida la prima ipotesi; oppure una completa ricostruzione, secondo i canoni barbarico-medievali, del nuovo ponte sulle fondazioni preesistenti".
Il Coradazzi, (25) centrando la sua attenzione sulla rete stradale romana fra Brescia, Bergamo e Milano, afferma che vi erano due strade che raggiungevano Milano da Brescia: via Bergamo la più lunga, passante per il Cividino, e direttamente, la più breve, passando prima per Pontoglio e poi per Palazzolo, sul cui ponte, caduto quello di Cividino, convergono le due direttrici per Milano e per Bergamo. Egli scrive che anche Palazzolo appartiene all'epoca romana, benché tardiva... lo stesso farebbe sospettare anche Mura. "La prova per noi più convincente per la tesi che propugnerebbe la romanità, anche se tardiva di Palazzolo e logicamente del manufatto più importante che è il suo ponte, ragione del suo esistere, e la cosiddetta "Via Francesca" che da Canonica d'Adda attraverso la pianura bergamasca, punta decisamente su questa cittadina per allacciarsi al suo ponte. Il ponte poggia tutt'oggi su fondamenta di piloni assai antichi, a forma semicircolare, come si può scorgere allorchè l'acqua del fiume è limpida".
Egli tenta di fissare la data di nascita del ponte stesso e la colloca non prima del 363 e non dopo il 404 d.C. e prospetta i motivi che avrebbero indotto l'amministrazione romana a costruire un nuovo ponte anziché riparare quello fatiscente del Cividino e che sarebbero stati di indole pratica e dettati "dall'importanza che a lungo andare aveva assunto ormai Palazzolo-Mura come centro di mercato e di lavoro nei confronti non solo del Cividino, ma anche di altre località, come Pontoglio, Palosco, ecc.".
. Infine l'arch. Paolo Favole, facendo una lettura della storia urbanistica di Palazzolo occasionata dalla redazione del Piano Regolatore Generale, (26) scrive: "mi sembra acquisito che Palazzolo non sia centro di fondazione romana, alle considerazioni che in proposito fanno gli storici, credo di poter aggiungere la mia ipotesi di fondazione altomedioevale.
Diverse e convergenti considerazioni mi hanno convinto che il primo insediamento di Palazzolo sia da individuare nel nucleo a pianta ellissoidale, situato sul ciglio del terrazzo est (RIVA), databile al IX seco
lo (seconda metà)
Siamo in presenza infatti di un gruppo di case di
sposte senza soluzione di continuità, secondo una pianta a ellisse. Questa disposizione mi sembra caratteristica dei centri di nuova fondazione post-carolingia.
Si tratta di insediamenti di contadini che per motivi di sicurezza abitano insieme, non disponendo di mura, per motivi economici, l'aggregazione delle abitazioni ha la conformazione più logica; un insieme di costruzioni contigue, disposte in cerchio, con due sole porte di accesso e tutti gli ingressi aperti verso l'interno. Una sola strada attraver
sa il nucleo . .
Alla stessa epoca farei risalire il primo ponte sull'Oglio a Palazzolo, confermando, per altra via, che il ponte romano tra Bergamo e Brescia era più a nord".
IPOTESI RELATIVE ALL'ORIGINE DI PALAZZOLO
È sempre di grande interesse il problema delle origini; anche quello di una comunità come la nostra non sfugge a questa regola.
Per un corretto approccio a quest’argomento è necessario precisare che un conto è parlare dell'insediamento umano nella nostra zona e un altro del sorgere di una prima comunità organizzata, con tutti i vincoli che essa crea fra i suoi membri e fra questi ed il resto dei territori circostanti.
Sull'insediamento umano basta riferirsi a quanto accaduto nell'ambiente prealpino-padano e che ha coinvolto anche il nostro territorio: dalle genti liguri, ai Celti (Cenomani), ai Romani e ai popoli barbarici. L'origine invece della prima comunità è legata alle risorse del territorio, alla possibilità del suo sfruttamento, ai fattori favorevoli alla viabilità, alla facile difesa, che possono essere valutati a posteriori sulla base d’accurate ricerche.
Storici, scrittori di cose locali, urbanisti hanno affrontato il tema dell'origine di Palazzolo giungendo a conclusioni diverse ed anche contrastanti.
Per favorire una riflessione sui problemi che tale argomento implica, presento, seguendo l'ordine cronologico, le posizioni di quanti hanno scritto su di esso.
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Il primo a scrivere sull'origine di Palazzolo è Gabriele Rosa (1) che parlando della strada romana che da Telgate puntava al Cividino e si dirigeva alla Spina, passando fra i campi, rasentando le cascine Colombaia e Ventighe, afferma: "La floridezza che dava al Cividino la frequenza del ponte e forse la navigazione dell'Oglio, fece sorgergli vicino fortificazioni e villeggiature, origine dell'attuale grossa borgata di Palazzolo ed alla di lui contrada Mura" e continua: "il nome di Palazzolo è romano" e "qui al vicino Calepio si gettarono ponti molto anticamente, forse quando cadde quello del Cividino, e Palazzolo doveva già essere elevato a tanta importanza da diventare capo pago romano, se fu scelto per una delle prime chiese plebane della diocesi di Brescia l'anno dopo (2) l'Odorici, nel capitolo dedicato a Brescia Romana, tratta della via militare da Bergamo a Brescia ricordata dall'Itinerario Gerosolimitano e scrive che "Palazzolo fosse pago romano, attraversato da quella via, parrebbe dall'antico nome (Palatiolum), simile ad altra mansione di una delle vie Claudie Auguste, e più dalle colonnette militari che a Palazzolo si discopersero".
Il primo scrittore locale ad accennare al problema di cui stiamo discorrendo è il Maza-Brescianini (3) che trattando dei primi tempi cristiani dice "sebbene non si possa accertare, se ai tempi in cui Palazzolo era pago romano, vi fosse in Palazzolo pubblicamente celebrato il culto cristiano, pure facilmente 'dovrebbesi arguire che in quell'epoca quivi dominasse la religione di Cristo, sia per rinvenire S. Fedele, uno dei campioni della legione Tebana indicato sotto antica data, quale protettore del nostro paese, ove corre tradizione che quel santo fra noi dimorasse per alcun tempo; sia per vedere festeggiati fra noi imperatori romani che professavano o tolleravano la nuova religione. Di quei tempi sono i marmi, l'uno dei quali conservati nel Civico Museo in Brescia (anno 335 di Cristo), l'altro che trovasi in Palazzolo, sotto il porticato del Palazzo Comunale (anno 360 di Cristo)".
Argomento che egli riprende negli appunti sul ponte dell'Oglio (4) dove annota: "Dell'origine di Palazzolo non si hanno dati sicuri, certamente esso fu romano e antecedente all'Impero. Il nome suo lo rivela.
Ne è da dubitarsi, come Palazzolo, pago romano, fin dai primordi del Romano Impero, assurgesse ben presto, data la sua posizione, ad una certa importanza. E come il paese nostro, fosse centro fin d'allora, di vivere civile...".
Il Frontero (5), in una sua relazione letta al Teatro Sociale agli alunni della scuola tecnica di Chiari, di cui era insegnante, parlando delle origini di due centri vicini, identifica Chiari col Leuceris della carta peutingeriana e Palazzolo lo dice "pago o villaggio romano, dove si rinvennero epigrafi a Costantino e Giuliano imperatori della prima metà del secolo IV, le quali proverebbero che Palazzolo e Chiari esistevano da un pezzo ed erano in fiore, se sacravano monumenti agli Augusti".
Negli anni venti sul giornale locale si vanno pubblicando studi di storia locale e il notaio Bonari trattando delle strade antiche (6) scrive: "Oramai è positivo che all'epoca romana la nostra borgata non esiste
va, o se esisteva, ebbe una esistenza affatto embrionale e minuscola
La ragione mi sembra di ravvisarla nel fatto che la località sulla quale poi si radicò Palazzolo era un po' discosta dal tracciato dell'antica strada romana che univa Bergamo (Bergomum) e Brescia (Brixia) ed a valle della stessa strada in località ritenuta in quei tempi malsana e malsicura perchè pianeggiante".
Nino Maffi, scrive in chiave poetica (7): "il paese è certo nato così: sarà venuto un mugnaio a tuffare la sua ruota nel fiume. È un inizio industrioso. E poi, una alla volta, così, nella bellezza del fiume, saranno sorte le case...
Non è possibile che l'origine di Palazzolo sia proprio quella del mulino
sull'Oglio, ma neanche, per puro amore di campanile, ci piace di ac
cettare la versione del Bonari e di don P. Guerrini, che attribuiscono le origini del nostro paese al secolo IV e V dopo Cristo.
È meglio andare d’accordo con "L'illustrazione" del Cantù che parla di un pago romano".
Il Guerrini nei suoi "Appunti bibliografici", (8) prendendo le mosse dal nome di Palazzolo scrive che "le origini di Palazzolo non possono quindi essere anteriori al secolo IV, o al secolo V dopo Cristo" e si dice in disaccordo coll'Odorici e, dopo alcune precisazioni sul problema del percorso della strada romana e della collocazione primitiva delle pietre militari si domanda: "Quando è sorto adunque e per quali ragioni è sorto questo Palazzo militare che fu la culla della borgata di Palazzolo? La risposta è quanto mai difficile perchè l'oscurità più completa e più fitta avvolge la storia bresciana del periodo delle invasioni barbariche, quando gli antichi istituti romani subirono le violente manomissioni dei nuovi ordinamenti, quando la stessa divisione dei territori, dei mu
nicipia e dei pagi fu alterata dai nuovi conquistatori lo credo che
l'origine storica di Palazzolo si debba collocare intorno al secolo VI, e sia stata determinata da nuove esigenze militari sul confine fra il ducato di Brescia e il ducato di Bergamo, che nell'ordinamento politico dei Longobardi costituivano quasi due piccoli stati autonomi e quindi fa
cilmente trascinati da competizioni territoriali Il ponte sull'Oglio fu
gettato dai barbari quando cadde distrutto il ponte romano di Cividino, fu fortificato e difeso sulla sponda sinistra da una piccola guardia o rocca a forma di palazzotto, sul nuovo ponte fu deviata la vecchia strada per Brescia; ecco, senza poter precisare le date, le probabili origini di Palazzolo, origini medioevali quindi, non romane, oscure sempre e imprecise".
Più tardi in altri scritti (9) corregge il suo orientamento così: "Le due parrocchie di Palosco e di Pontoglio si sono staccate dalla pieve di Palazzolo, non più tardi del secolo XV, e i loro territori, di qua e di là del fiume Oglio, insieme con quello della parrocchia attuale di Palazzolo costituivano il pagus romano che a Palazzolo aveva il suo centro civile e religioso, al quale pagus succedette poi la plebs cristiana, che conservò l'antica compagine territoriale e sociale di quell'antichissima organizzazione primitiva".
E in disaccordo colle affermazioni del Belotti sui confini bresciani/ bergamaschi dell'Oglio dice (10) "Il pago e quindi la pieve bresciana di Palazzolo, che aveva limitato sviluppo di qua dell'Oglio perchè il territorio del pago e della pieve di Erbusco (Adro-Capriolo) si spingeva fino alle rive del fiume, si estendeva invece al di là dell'Oglio toccando quasi Telgate e comprendendo, oltre quello di Pontoglio, tutto l'attuale territorio comunale e parrocchiale di Palosco, dove nel Medioevo era una diaconia della pieve palazzolese".
Questi stessi concetti del "pago romano" diventato poi pieve cristiana sono espressi nella presentazione del volume del Lanfranchi (11) e in un articolo apparso sul giornale locale (12).
In un "saggio di toponomastica palazzolese" (13) il Lanfranchi dedica un articolo al nome di Palazzolo e a conclusione del suo escursus avanza l'ipotesi della derivazione della voce Palazzolo da Palatium contextus ac series palorum (Du Cange) e scrive "Siamo del parere che Palazzolo deve avere origini antichissime, ma più modeste, non per la via militare che passava a circa un miglio, ma per la peculiare conformazione dell'Oglio in questa regione. La ripida corrente chiamò certamente, in un primo tempo una piccola colonia che costruì la prima palada per la cattura del pesce che la corrente, qui vorticosa trasportava dal Sebino; la pesca era certamente allora l'unica risorsa del luogo, divenne poi cogli anni, anzi coi secoli, commercio che contribuì ad aumentare la primitiva colonia ed alla formazione del borgo... La primitiva costruzione palificata di questi pescatori non sarà stata un palatium, ma una semplice rudimentale e corta palificazione cioè un ... palatiolum . .. Il che conferma che la nostra borgata deve all'Oglio la sua origine ed il suo sviluppo".
Alcuni anni dopo nel suo libro (14) ripropone l'ipotesi dell'origine
medioevale di Palazzolo, "precisamente all'inizio della dominazione longobarda, non romana, come molti vorrebbero far credere... Del resto nessuna vestigia testimonia l'origine romana di Palazzolo, non il ponte, non un marmo, non una tomba, nessun rudere".
Di parere completamente opposto ai precedenti è il Lorenzoni che in uno studio sul corso dell'antica strada degli itinerari romani fra i fiumi Oglio e Mincio (15) va alla ricerca, all'individuazione e alla localizzazione dei toponimi sommersi. Uno di questi è Leuceris che egli identifica con Palazzolo, anzi con Mura che sarebbe una mansio militare, perciò fortificata, e luogo di sosta di autorità militari e di alti personaggi civili, località che prese il nome dal popolo gallico dei Leuci. Infatti il significato che egli attribuisce al toponimo, che fa discutere da tanto tempo gli studiosi, è quello di "luogo popolato da Leuci nei pressi di ac
qua corrente". .
Un esperto di strade e manufatti stradali, il Biemmi, (16) facendo la storia della direttrice stradale da Milano a Brescia la pone in corrispondenza "dèll'antico itinerario romano attraversante l'Oglio a Palazzolo sul vecchio manufatto romano", attuale ponte carraio all'interno del
nostro abitato. .
Nel '63, coll'uscita del volumetto del Giudici, (17) si apre sul giornale locale un'interessante disputa intorno all'origine di Palazzolo.
Il Giudici pone "l'origine storica di Palazzolo in secoli molto lontani. Il suo rifacimento dei secoli IV e V d.C. fu determinato da nuove esigenze militari sul confine fra Brescia e Bergamo, ma Palazzolo è sorta certamente in tempi. molto antichi per la sua posizione strategica, posta a cavaliere del fiume Oglio che fu spesso teatro di battaglie sanguinose". .
Nella "presentazione" del libro del Giudici, il Dotti, a conclusione di una serie di argomentazioni, dice: "Palazzolo è presente nella preistoria circa 2000 anni prima di Cristo per i dati toponomastici. N ella zona con ogni probabilità si ebbe una palafitta d'argine ... È presente poi con la piena evidenza dei suoi manufatti: castello, case e ponte in tempo etrusco, rappresentando il centro di un dispositivo difensivo ben congegnato. Ed infine è sempre nella romanità di ogni struttura che sorge attorno al castello, nel lato sud-est. Il paleocristiano della "lisca di pesce" è evidente in moltissime costruzioni, e per ultimo quel "palateo/us" che in similitudine delle molte altre località, che si esprimono in modo identico, ci dicono che a Palazzolo si ebbe la giurisdizione del pretore romano".
Gli stessi concetti egli li esprime sia in una "nota su Palazzolo sull'Oglio" (18) sia in un articolo della "Voce" (19). Nella prima scrive: "La storia di Palazzolo non si rifà di certo al "Pa/ateo/us" o pretura, che è istituzione tardiva del tempo romano, dell'epoca del riordinamento dell'Impero. Si riferisce invece direttamente alla struttura fondamentale del castello, che è etrusca. Le torri rotonde non devono indurre in abbaglio, giacché gli Etruschi, costruirono pure tali torri, quando non ebbero sotto mano massi squadrati. La sede della pretura dovette trovarsi nel quartiere più vecchio di Palazzolo che è quello prospiciente la porta di accesso al castello.
Nel secondo annota: "Non va esclusa la presenza neolitica in una località quale Palazzolo, dove più volte incontri la "Gava", ossia la forra degli argini, evidentemente però non si trattò di palafitte su argini, semmai di un insediamento nell'area del castello ed attorno. Quivi si potrebbero rinvenire i reperti della ceramica nera come avvenuto ad esempio a Coccaglio".
Sempre in margine allo scritto del Giudici, Maria Pia Ventura, (20) affronta il problema dell'origine di Palazzolo riprendendo l'ipotesi del Lanfranchi sul "pa/atio-onis", sostegno di pali, il cui diminutivo nel tardo latino avrebbe potuto benissimo essere Pa/alioli, da cui Pa/alio/us ... e aggiunge: "La plaga di Palazzolo, con il suo fiume, era senz'altro un luogo adatto all'insediamento di uomini che nel fiume trovavano la difesa da eventuali scorrerie, la fonte del loro nutrimento, una sicura via di comunicazione e perciò anche una possibilità di rudimentale commercio e lavoro.
E nel fiume, elemento principale, questi uomini mettevano le pa/ationes che costituendo la caratteristica di questo luogo, gli hanno dato il nome tramandandolo fino a noi e che certamente nessun palazzo inesistente nel secolo IV ha potuto fornire".
Il Chiappa, (21) intervenendo nella polemica apertasi sulla "Voce" fra i vari studiosi, scrive a sua volta: "Da vario tempo ricorre con sempre maggiore frequenza la leggenda (così io la chiamerei) secondo la quale l'origine della nostra città si può far risalire ad un'epoca romana più o meno antica; ultimamente poi il Dotti, in un recentissimo e interessante volume sui popoli palafitticoli e sulla preistoria bresciana, ad
un certo punto sostiene la tesi di una origine addirittura etrusca par Palazzolo...".
Dopo una precisa messa a fuoco di quali problemi storico-arche 0logici dovrebbero essere affrontati e chiariti per giungere a queste conclusioni, il Chiappa termina "non disperiamoci comunque se non possiamo vantare origini etrusche o romane, accontentiamoci di una qualsiasi origine longobarda o franca...".
La sua ipotesi invece è nel libro sui "dazi comunali" (22) dove fa notare come durante il periodo carolingio i termini "Palatia" e "Curtis Regia" fossero praticamente sinonimi ed usati per indicare un agglomerato sorto lungo le strade di comunicazione o più spesso lungo il corso dei fiumi intorno alle zone di sosta, di vettovagliamento e di mercato istituite per ordine del Sacro Romano Impero.
È sintomatico che di fronte a Mura (Curtis Regia) sorga un agglomerato che nel nome Palatiolum conserva l'attributo di "Palatium", inteso come luogo di porto e di mercato; è quindi da questo termine carolingio di piccolo mercato, da cui penso di poter far derivare il nome della nostra città, respingendo nel contempo come inconsistente, fantasiosa e non documentata da alcun reperto archeologico, anche modesto, la derivazione da "Palatia Pretoria" termine del basso impero romano, avente significato di dimora di un funzionario imperiale. Anche l'ipotesi che vorrebbe far derivare Palazzolo da "p alata" intesa come palificazione sul fiume, pur essendo più suggestiva e più aderente alla realtà fluviale di Palazzolo, pecca, a mio avviso di infondatezza cronologica in quanto le "paIate" presuppongono un bisogno di sfruttare l'acqua per dei mulini, ma, mentre il sorgere dei primi mulini palazzolesi può essere databile intorno alla prima metà del 1300, l'esistenza di Palazzolo è documentata già da molti secoli prima".
Trattando infine della plebania palazzolese (23) dice "questo assurdo mosaico di irrazionalità giurisdizionale è una comprova che la pieve di Palazzolo fu di tarda istituzione ed inoltre una ulteriore dimostrazione che mai Palazzolo fu un centro pagense o un centro romano, altrimenti vi sarebbe una ben maggiore coincidenza fra estensione giurisdizionale ecclesiastica e civile".
Sul ponte carraio c'è anche uno studio dell'arch. Pedrali (24) che ipotizza la romanità dello stesso e dice "nulla vieta di attribuirlo al 300400 d.C. nella sua forma rostro-pilonata con la larghezza di circa m. 4,5, oppure in quella perfettamente romana con duplice pilonatura, pen
sando il piano viario largo m. 3 e corrispondente alla metà a valle dell'attuale; e quindi di supporre la sua esistente struttura una ricostruzione barbarica, con la conservazione dei rostri a monte e l'introduzione dei rostri reggispinta a valle, supponendo valida la prima ipotesi; oppure una completa ricostruzione, secondo i canoni barbarico-medievali, del nuovo ponte sulle fondazioni preesistenti".
Il Coradazzi, (25) centrando la sua attenzione sulla rete stradale romana fra Brescia, Bergamo e Milano, afferma che vi erano due strade che raggiungevano Milano da Brescia: via Bergamo la più lunga, passante per il Cividino, e direttamente, la più breve, passando prima per Pontoglio e poi per Palazzolo, sul cui ponte, caduto quello di Cividino, convergono le due direttrici per Milano e per Bergamo. Egli scrive che anche Palazzolo appartiene all'epoca romana, benché tardiva... lo stesso farebbe sospettare anche Mura. "La prova per noi più convincente per la tesi che propugnerebbe la romanità, anche se tardiva di Palazzolo e logicamente del manufatto più importante che è il suo ponte, ragione del suo esistere, e la cosiddetta "Via Francesca" che da Canonica d'Adda attraverso la pianura bergamasca, punta decisamente su questa cittadina per allacciarsi al suo ponte. Il ponte poggia tutt'oggi su fondamenta di piloni assai antichi, a forma semicircolare, come si può scorgere allorchè l'acqua del fiume è limpida".
Egli tenta di fissare la data di nascita del ponte stesso e la colloca non prima del 363 e non dopo il 404 d.C. e prospetta i motivi che avrebbero indotto l'amministrazione romana a costruire un nuovo ponte anziché riparare quello fatiscente del Cividino e che sarebbero stati di indole pratica e dettati "dall'importanza che a lungo andare aveva assunto ormai Palazzolo-Mura come centro di mercato e di lavoro nei confronti non solo del Cividino, ma anche di altre località, come Pontoglio, Palosco, ecc.".
. Infine l'arch. Paolo Favole, facendo una lettura della storia urbanistica di Palazzolo occasionata dalla redazione del Piano Regolatore Generale, (26) scrive: "mi sembra acquisito che Palazzolo non sia centro di fondazione romana, alle considerazioni che in proposito fanno gli storici, credo di poter aggiungere la mia ipotesi di fondazione altomedioevale.
Diverse e convergenti considerazioni mi hanno convinto che il primo insediamento di Palazzolo sia da individuare nel nucleo a pianta ellissoidale, situato sul ciglio del terrazzo est (RIVA), databile al IX seco
lo (seconda metà)
Siamo in presenza infatti di un gruppo di case di
sposte senza soluzione di continuità, secondo una pianta a ellisse. Questa disposizione mi sembra caratteristica dei centri di nuova fondazione post-carolingia.
Si tratta di insediamenti di contadini che per motivi di sicurezza abitano insieme, non disponendo di mura, per motivi economici, l'aggregazione delle abitazioni ha la conformazione più logica; un insieme di costruzioni contigue, disposte in cerchio, con due sole porte di accesso e tutti gli ingressi aperti verso l'interno. Una sola strada attraver
sa il nucleo . .
Alla stessa epoca farei risalire il primo ponte sull'Oglio a Palazzolo, confermando, per altra via, che il ponte romano tra Bergamo e Brescia era più a nord".
Note
1) ROSA GABRIELE, La Franciacorta, Bergamo,1852, p.11
2) ODORICI, FEDERICO, Storie bresciane, Brescia, 1853, voI. II, p. 81.
3) MAZA-BRESC1ANINI, ANDREA, La parrocchia..., Milano, 1882, pp. 12-13
4) MAZA-BRESCIANINI, ANDREA, Cenni storici sull'attuale ponte sul fiume Oglio, Milano, 1909, p. 5.
5) FRONTERO, ANTONIO, Una pagina storica municipale, Palazzolo, 1891, p. 2.
6) BONARI, SIMPLICIO, La viabilità della vecchia Palazzolo, "Gazzetta dell'Oglio", 30/8/1925.
7) MAFFl, NINO, La canzone dell'Oglio, Bergamo, 1928, pp. 6-11.
8) GUERRINI, PAOLO, Appunti bibliografici per lo sua sloria, sta in "Palazzolo ai suoi figli morti per la patria", Lecco, 1926, pp. 12-13.
9) GUERRINI, PAOLO, Memorie storiche di Palazzolo sull'Oglio, sta in "Memorie storiche della Diocesi di Brescia", Brescia, 1940, p. 147, nota.
I0) GUERRINI, PAOLO. Bibliografia, sta in "Memorie storiche ", Brescia, 1940, p. 164.
Il) GUERRINI, PAOLO, Presentazione, sta in "Breve storia di Palazzolo", Bergamo, 1959, p. 6.
12) GUERRINI, PAOLO, La città di S. Fedele nelle sue memorie storiche, "Voce di Palazzolo", 19/5/1959.
13) LANFRANCHI, GIACINTO, Saggio di toponomastica palazzolese, "Bollettino della parrocchia",magg.-giu., 1942
14) LANFRANCHI, GIACINTO. Breve storia di Palazzolo, Bergamo, 1959, p.20, p. 37.
15) LORENZONI, ANDREA, Da Tellegatae a Beneventum dell'itinerario burdigalense, Brescia, 1962, pp. 55-59.
16) BIEMMI, ATTILIO, Le strade della provincia di Brescia, Brescia, 1959, p. 33, p. 70.
17) GIUDICI, GINO, Storia minima palazzolese. Brescia, 1963, p. 11.
18) DOTTI, STEFANO, Neolitici e pala fitte nel bresciano, Brescia, 1963, p. 121.
19) DOTTI, STEFANO, L'origine del nome della nostra città, "Voce di Palazzolo", 3/8/63.
20) VENTURA, M. PIA, Alla ricerca del nome della nostra città. "Voce di Palazzolo", 15/6/63.
21) CHIAPPA, FRANCO, La nostra città nonfu né etrusca, né romana. "Voce di Palazzolo", 22/2164.
22) CHIAPPA, FRANCO, l dazi comunali palazzolesi nei secoli XV e XV!. Palazzolo. 1974, pp.20-2I, nota.
23) CHIAPPA, FRANCO, La plebs Palazoli, "Memorie illustri", genn. 1975, p. Il.
24) PEDRALl, G. MARCO, li ponle vecchio di Palazzolo. "Memorie illustri", apI. 1965, pp. 13-19.
25) CORADAZZI, GIOVANNI, La rete stradale romana fra Brescia, Bergamo e Milano. vecchie e nuove prospettive. Brescia, 1974, pp. 71-74.
26) FAVOLE, PAOLO, Insediamento umano, geografia e storia. li caso di Palazzolo slO. con considerazioni per un piano regolatore. "Città e Società", nov.-dic. 1982, n. 5. pp. 121-125.
Memorie illustri di Palazzolo, 1 settembre 1984
Note