ANCHE LA PASSERELLA SULL’OGLIO HA UNA SUA STORIA
Con una sentenza arbitrale del luglio 1913 veniva posta la parola « fine » alla pratica relativa alla costruzione della passerella che congiunge Via della Maddalena col Lungo Oglio, passerella della quale non si è mai parlato diffusamente, come invece è avvenuto per gli altri ponti che uniscono, da tempi più o meno lontani, le due sponde del fiume.
Forse non se n’è parlato perché quello non è stato di certo un capitolo edificante della storia locale, tuttavia ritengo meriti di essere conosciuto.
Ai primi di questo secolo prendeva il via la realizzazione di un’opera grandiosa, a lungo contrastata e oggetto di contese fra i nostri amministratori: il nuovo palazzo scolastico che, collocato sulla sponda destra dell’Oglio, non era sicuramente baricentrico rispetto all’abitato palazzolese. Proprio per accedere più facilmente al nuovo edificio era indispensabile un nuovo ponte che lo collegasse direttamente con tre quadre al di là del fiume.
Il progettista delle scuole, ing. Luigi Tombola di Brescia, insieme a quello dell’edificio, studiò il collegamento col centro abitato e propose, con progetto del 1° ottobre 1906, una passerella pedonale in ferro larga m.1,40 da gettarsi fra il fianco nord della parrocchiale e l’altra sponda dell’Oglio. Assieme al progetto della scuola i consiglieri comunali di allora esaminarono anche quello del nuovo « ponte ». Fra di loro c’era un giovane ingegnere, Pietro Gasparini, entrato in Consiglio proprio nel 1906, che non se la sentiva di appoggiare un simile progetto giudicandolo di dimensioni tanto ridotte che sarebbe sembrata una gabbia attraverso la quale, in pochi minuti, sarebbero dovute passare centinaia e centinaia di alunni. Inoltre per la sua struttura avrebbe dovuto essere tenuta chiusa onde evitare pericoli agli utenti.
Egli stesso, passato dai banchi della minoranza a quelli della maggioranza nella nuova amministrazione Sufflico, anzi essendo diventato assessore, si dimostrò propenso per una passerella diversa. Alla fine del 1908, infatti, il consiglio comunale sceglieva, fra le nuove proposte, quella di una passerella larga m. 2,50, da costruirsi in cemento armato e da collocarsi non a monte ma a valle della chiesa. Sulla base di queste indicazioni l’ingegner Ferdinando Leonardi di Milano presentava il 26 marzo 1909 il progetto definitivo dell’opera, che venne approvato unanimemente.
Il Sindaco e la Giunta in carica con un’iniziativa rischiosa di cui si misureranno poi le conseguenze, affidava, con regolare contratto, la costruzione al capomastro locale Riccardo Vecchiati per un importo di L. 13.400. Gli amministratori, per procedere all’immediata costruzione della passerella, esperirono detta trattativa sotto la loro personale responsabilità, sicuramente in buona fede, senza immaginare quali « grane » sarebbero loro derivate da una tale decisione. Buon per loro che il Consiglio, con la deliberazione del 18 maggio 1909, ratificò la deliberazione di Giunta per l’immediata costruzione del ponte!
Risolti i problemi dell’area su cui dovevano poggiare i due sostegni, iniziarono subito le opere da parte dell’assuntore e alla fine dell’estate l’opera era compiuta.
Poiché il contratto prevedeva che entro sessanta giorni dalla fine della costruzione si sarebbe dovuto procedere al collaudo e quindi al pagamento dell’impresa, il Comune nominava il 27 ottobre 1909 l’ingegner Azimonti di Milano collaudatore dell’opera. Il tecnico si metteva in contatto coll’Amministrazione e qui cominciano a sorgere dubbi sulla possibilità di collaudare la passerella. Lo stesso ing. Leonardi progettista cercò di procrastinare la cosa dicendo di dover provvedere ad alcune opere di finimento per lui importanti, ma, probabilmente, la comparsa di screpolature verticali e di alcune lesioni avevano fatto sorgere in lui dei seri dubbi: infatti, non si trattava di opere di finimento le sue, ma di vere operazioni di rinforzo e consolidamento.
Il collaudatore, esaminati i dati forniti dal progettista, rilevava che queste lesioni potevano essere derivate da una sezione irrazionale ed insufficiente dei montanti, frutto di calcoli inesatti. Il progettista tirò le cose per le lunghe cioè fino all’aprile del 1910, data in cui presentava la sua prima proposta di rifacimento che però parve inidonea a garantire la collaudabilità della costruzione. Si tennero incontri di tecnici e di amministratori mentre la faccenda diventava la « favola » del paese.
L’ing. Azimonti era giunto a proporre un cambiamento radicale della struttura o con la formazione di un arco superiore al piano stradale (che avrebbe comportato una spesa piuttosto ingente) o con la sistemazione di due sostegni intermedi che l’ing. Leonardi era stato incaricato di studiare.
Si giungeva così al 17 luglio 1910, giorno delle elezioni amministrative, dopo le quali non fu possibile comporre la nuova amministrazione mediante l’elezione del nuovo Sindaco e della Giunta e venne inviato a Palazzolo il Commissario Prefettizio dott. Ettore Longari che si vide costretto, con manifesto del 25 agosto, a ordinare la chiusura del passaggio abusivo sulla passerella, mancante del collaudo e della ringhiera di protezione.
Il Vecchiati, visto come si mettevano le cose, essendo creditore di una cifra di circa 10.000 lire del Comune, muoveva una causa contro il Comune stesso e gli ex amministratori. Per la difesa il Commissionario incaricò il 3 settembre l’on. avv. Ugo Da Como. Nello stesso tempo volle sentire il parere di un altro tecnico, l’ing. Arnaldo Trebeschi di Brescia che, in una relazione del gennaio 1911, perveniva a conclusioni piuttosto sconcertanti. Egli scriveva che « non esser dubbio che la passerella così come si trova non è atta a resistere. Le lesioni che si sono formate dopo il parziale disarmo sono caratteristiche ed attestano la deficienza di struttura ». Egli propose quindi di rinforzare la costruzione mediante due appoggi intermedi o di sostenere la parte centrale con tiranti in ferro a guisa di ponti sospesi o infine, soluzione più spiccia e radicale, di demolirla impiegando il ferro per costruire un leggero piano stradale in cemento armato, poggiante sulle testate esistenti. La sua relazione era accompagnata dai disegni delle tre soluzioni e dai relativi costi.
A questo punto la questione si complicava ancora di più perché il Trebeschi, scambiando le sue opinioni coll’ingegnere capo del Genio Civile di Brescia, sollevava involontariamente il problema di un’irregolarità della passerella rispetto al disciplinare della concessione stipulata tra il Comune e lo Stato. Infatti, detto disciplinare imponeva che l’opera fosse a un metro sopra il livello della piena del 1888, e la passerella progettata a centimetri 60 era stata costruita a soli 40 centimetri da detta linea di piena. Poiché il disciplinare conteneva la clausola che obbligava il Comune a demolire il manufatto, a richiesta del genio Civile, qualora tale condizione non fosse stata rispettata, il Trebeschi concludeva che non esisteva altro partito che demolire l’attuale passerella e sostituirla con due travate metalliche.
Le nuove elezioni portavano in Comune una maggioranza liberale, e fra i consiglieri c’era l’ex sindaco Sufflico che però si dimetteva. Dalle dichiarazioni dei vari consiglieri, si capisce che, avendo egli aperta una causa col Comune per la vicenda passerella, si trovava in posizione di incompatibilità. Nella seduta poi del 24 marzo 1911 un consigliere dichiarava che il Commissario Prefettizio non era riuscito a risolvere il problema della passerella, il quale era stato una fra le cause delle astensioni dalle urne nelle elezioni dell’ottobre 1910.
Toccava alla nuova amministrazione condurre in porto l’annosa questione con tutte le implicazioni politiche le quali lasciavano il dubbio che la cosa si trascinasse anche per motivi di partito.
Frattanto si andava profilando la possibilità di una conclusione amichevole, anche se non mancavano i « duri » che volevano attendere la sentenza del Tribunale.
Il fiume Oglio collaborò a suo modo alla soluzione della vertenza asportando, colla piena del giugno 1911, le residue armature rimaste a proteggere la passerella e consentendo agli esperti del Genio Civile, chiamati d’urgenza, di constatare che, senza armatura, la passerella stava su e non minacciava nessun crollo.
Finalmente il Consiglio Comunale del 9 aprile 1912 approvava la proposta di definire la questione con un compromesso.
Il collegio arbitrale, formato dall’avvocato Baldassare Castiglioni di Brescia , dagli ingegneri Zanchi Luigi di Bergamo e Franzini Pietro di Brescia, incaricava i due periti di eseguire nel novembre 1912, a tre anni dalla costruzione, due ispezioni; alla fine essi conclusero che, per fugare ogni dubbio, era opportuno procedere alla prova di collaudo, come previsto dal contratto di appalto: la prova venne fissata per il 15 febbraio 1913. Quella mattina erano presenti per il Comune gli assessori Maurizio Bortolo e Giupponi Lino, l’ingegnere comunale Arturo Belometti e, quale consulente, l’ingegnere Trebeschi, l’impresario Vecchiati, il progettista ing. Leonardi e gli ingegneri Emilio Pizzi e Attilio Santi per il Genio Civile di Brescia.
Invece di usare di solito metodo del caricamento di materiale ghiaioso, si costruirono dei muretti in cotto alti 50 centimetri ( agli ingressi c’erano già dei muretti che impedivano il transito) in modo da formare come una vasca che, riempita di acqua per mezzo di pompe, dava il carico necessario al collaudo.
È facile immaginare l’attesa sia degli esperti che dei Palazzolesi per una simile decisiva verifica. Alle ore 12,30 iniziava il caricamento e due ore dopo si raggiungeva il massimo del volume d’acqua. Al crescere di 10 centimetri in 10 centimetri i flessimetri indicavano dati che erano confortanti. Per maggiore sicurezza l’acqua venne lasciata, a richiesta del Comune, per ventiquattr’ore, cioè fino alle 14 del 16 febbraio.
Abbattuti quindi i tavolati e defluita l’acqua in due minuti, dopo un ultimo controllo degli strumenti, la passerella era dichiarata pienamente utilizzabile.
Rimaneva ancora la questione dell’altezza del manufatto sul livello dell’Oglio. E qui vennero interrogati gli anziani che ricordavano le piene del fiume il quale non tracimava dalla sponda verso la chiesa, ma usciva attraverso le condutture delle fognature che scaricavano l’acqua in Piazza; poiché la passerella era alta 60 centimetri più del terreno in sponda sinistra, non avrebbe costituito ostacolo al deflusso delle acque di eventuali piene.
Ultimo scottante problema: a chi spettava pagare l’opera: al Comune o ai membri della passata amministrazione? Il Comune cercava di riversare il tutto sui secondi che non avevano ottenuto la preventiva approvazione dell’autorità tutoria. Avendo tuttavia, prima di eseguire l’opera, fatto ratificare dal Consiglio del 28 maggio 1909 la delibera della Giunta, ciò li metteva al riparo da eventuali responsabilità personali. Ad essi comunque, rimase da pagare un terzo delle spese, sostenute pel giudizio, di circa 560 lire da suddividersi fra loro.
Al Vecchiati vennero versate le rate ancora dovute oltre a lire 2600 per opere aggiuntive e agli interessi del 5 per cento.
Nel frattempo l’edificio scolastico sorto sulle « Rive del Cividino », era pronto e all’inizio dell’anno scolastico i ragazzi poterono usare, per accedervi, la passerella tanto contestata, ma altrettanto sicura.
Memorie illustri di Palazzolo, n.2, maggio 1975, pp.73-79