LA CONFRATERNITA DEI DISCIPLINI DI PALAZZOLO
L'anno di nascita della Confraternita dei Disciplini di Palazzolo è tuttora incerto. Esso tuttavia può essere collocato alla Sne del secolo XV o ai primi del XVI, epoca a partire dalla quale si comir.cia ad avere clvalclle notizia sulla sua esistenza'.
('onso!iclatasi come istituzione, essa fissò la Slla sedc nella chiesa
adiacente al cimitero della Comunità; chiesa che, dedicata 5 San
Francesco, divenne il fulcro di tutta l'attività della G`ompagnia dei
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Il '3 settembre 1636 essa ottenne, con un indulto pontificio, l'aggregazione all'Arciconfraternita roinana del Gonfalone2, aggregazione clnc portava, coíne conseguenza, la possibilità di lucrare tutte le induls6C:lZ: e ottenere i privilegi di cui godeva quella di Roma3.
Anche la struttura e l'organizzazione primitiva vennero adeguate alla mlova regola. Un esempio in proposito è offerto dal governo della Confraternita, prima alfidato a tre Deputati e poi esteso a più persone.
La nuova struttura organizzativa è chiaramente esposta nei XX capitoli della Regola / nella quale si contengollo in eozn/*elzd;tv ! /ill/z i prineXpali: Szattati e eostituzioni / e01l le quali si gover11a / la Confraternita / detta del Confalone / della Terra di Palazzolo, stampata a Milano nel 1758, regola che venne data alle stampe, con alcune modifiche ed aggiornamenti, perché della precedente ve n'era una sola copias scmpre racchiusa nell'Archivio a disposizíonc de' Superiori, e non era né conosciuta, né letta ai Confratelli.
Dei XX capitoli, ben 15 sono dedicati al govcrno della (,onfrater
L'organo deliberante è la congrega generale, convocata una va all'anno di solito nel mese di dicembre, che per essere valida ha bi gno di 45 presenti. Suo compito è quello della nomina delle caric] che sono annuali. L'organo esecutivo è invece la congrega segreta, e si riunisce ogni mese e nella quale siedono i tre Guardiani, il Cam lengo, i tre Sindaci, i dodici Deputati ed il Segretario. Per la valid delle decisioni è sufficiente la presenza di due Guardiani e di cinq fra gli altri membri. Al primo posto in autorità stanno i tre Guardia che convocano la congrega generale e segreta e le altre adunanze, p~ sono eleggere o rimuovere i cappellani o altri ministri che servo l'Oratorio e la Compagnia, possono spendere fino a 10 scudi per i sr vizi della chiesa e 15 giull per dispensare sussidi agli infermi, sor inoltre, relatori delle proposte nelle congregazioni, sottoscrivono i c cumenti e tengono le chiavi e i sigilli della confraternita. Seguono n l'ordine gerarchico: il Camerlengo, alla cui díligenza sono afIìd; tutti i mobili, (egli dovrà aver superato i trent'anni di età), i tre Si daci, con funzione di revisori dei conti, i 12 Deputati, che interve gono alle congreghe segrete e generali e hanno il compito di elegge le cariche (devono avere almeno 25 anni). Un terzo di essi sono ca fermati per l'anno successivo e sono detti «vecchi», due terzi si ele gono e sono detti «nuovi». Poi ci sono: il Segretario, un Vicario, c( l'incarico di far recitare l'Ufficio e governare l'Oratorio in assenza d Guardiano di turno, due Consiglieri, che intonano le antifone, dl Maestri dei Novizi, sei Infermieri, due per Quadra, con il compito visitare i soci ammalati, quattro Mandatari, con funzione di usceri due Segrestani. Infine, un massaro 5 o esattore. Per le donne sono ele te una Priora e una Sottopriora.
La Confraternita ha anche un Protettore che, scelto fra i pers naggi più rappresentativi ed influenti del paese, viene eletto dalla c( grega segreta e, intervenendo nella congrega generale, ha due voti ne la elezione delle cariche ó,
Sempre nei capitoli della «Regola» sono messe in luce le finali dell'istituzione e la posizione dei suoi membri.
Coloro che, mossi dal desiderio di dedicarsi ad opere di pietà e « partecipare alle grazie spirituali concesse dai Sommi Pontefìci al Confraternita, volevano entrare a farne parte, dovevano avanzare t chiesta scritta ' e, dopo l'accertamento delle loro qualità morali e del buona fama, potevano esservi ammessi con una cerimonia che aves questo svolgimento: i Novizi vengono in giorno di festa nell'Oratori quando si canta l'Ufficio, portando seco il sacco, con una cande bianca che deporranno sull'altare. Quindi, i maestri de' Novizi
condurranno fuori della chiesa e intanto il coro intonerà il salmo «Miserere»; giunto al versetto «Domine labia mea aperies» essi entreranno in chiesa e andranno ad inginocchiarsi davanti all'altare dove il Cappellano, vestito con cotta e stola, vestirà i Novizi dicendo le orazioni adatte. Vestiti i Novizi il coro intonerà il «Veni Creator Spiritus» e al versetto «Accende lumen» accenderanno le candele e il Cappellano le darà loro in mano ed essi le terranno accese fino alla fine dell'inno. Quindi, verrà loro data la pace mentre si canterà il «Te Deum». Infine verranno assegnati ai nuovi membri i loro posti in chiesa e avrà termine la funzione con la indulgenza plenaria per i nuo
Vi ammeSSi.
L'abito, cu; si fa cenno, era un sacco di tela bianca, con il cappuccio e con un cordone di filo bianco da legarsi alla cintola. Tale cordone pendeva Sno a terra dalla parte destra e vi era attaccata una frusta o discip]ina, sempre bianca. Inoltre, sempre sulla destra, era attaccata una corona, detta di S. Bonaventura, e sul petto uno scudetto con una croce di color bianco e rosso in campo turchino, come in uso in altre confraternite dello stesso tipo.
Alla Confraternita erano ammesse anche le donne e venivano iscritte negli appositi libri con una cerimonia molto semplice: benedizione da parte del Cappellano e consegna di una candela da parte della Novizia.
Ogni domenica e festa comandata, indossando il loro abito, i membri della confraternita si riunivano nella loro chiesetta a recitare l'Ufficio della Madonna e assistere alla Messa ed alle altre funzioni che vi si celebravano. Durante la Quaresima, ogni sera erano invitati a cantare i Sette Salmi penitenziali con le litanie e le preci. Ogni ultima domenica del mese, oltre all'Uíficio solito, recitavano i tre Notturni e le l,odi dell'UíTicio dei defunti, per tutti i benefattori della confraternità. Così il 2 novembre cantavano tutt'intero l'Ufficio dei morti8. Quando un socio veniva a morire, tutti erano tenuti a ricordarlo sia con le funzioni speciali in chiesa, sia con preghiere personali. A richiesta dei parenti dei defunti, anche non appartenenti alla congregazione, i confratelli partecipavano ai funerali vestiti col loro abito, ricevendo, se il defunto era ricco, il solito tributo di cera, se povero, nulla. Alle «sorelle» era poi affidato l'incarico di visitare gli infermi, soccorrere i bisognosi e tenere in ordine la chiesa.
Molte erano le indulgenze concesse per tutte queste pratiche di pietà, onde la Ene del capitolo XX della Regola così conclude:
Ora, di tutto questo ne sono a parte tutti i Fratelli e Sorelle che so» e che saranno del Confalone: e però chi de' Fedeli non si farà un capitale d'un tal tesoro? Tutti invero.
Cerchi dunque ognuno di entrar in tale Confratenita, se brama, con poca fatica, farsi ricro de' beni a]trui, mentre con tal partecipazione e fratellanza diverra grande di merito, appresso Dio su questa terra e p¢ù grande gloria avanti Lui Jassù in cielo.
Le entrate di cui disponeva la confraternita erano usate, oltre che per gli investimenti in opere di ampliamento della chiesa di San Francesco e delle case di abitazione annesse, all'acquisto dell'olio e della cera, alle elemosine ai sacerdoti che celebravano nell'oratorio e desti nate alla distribuzione di pane ai poveri, ai pranzi per i confratelli e al versamento di un te.zo sQella spesa per il predicatore quaresimalista. Questi redditi derivavano da terreni avuti in dono o concessi in enfiteusi o in afEtto. terreni che, nel 1580 avevano un'estensione di circa cinque piò; inóltre, la confraternita possedeva una casa, permutata poi cctn un'altra del nob. Agostino Durante. Terreni e case rendevano in tutto 44 lire e 35 soldi all'anno9.
I ^7isitatori apostolici raccomandarono sempre che i rendiconti anmlali fossero fatti alla presenza dell'Arciprete, che fungeva da revisore clel bilancin 10
Di alcuni legati, che i membri lasciarono~ di tempo in tempo alla l)isrinlilll ablD1smo anche notizie particolari".
Così sappiamo che, con testamento del 18 ottobre 1578, Giuliano de Bressanis, detto il Martor, lasciava 300 lire da versare, doDo la ínorte della moglie Caterina, alla scuola con l'obbligo di far celebrare ogni anno cd in perpetuo nella chiesa della Confraternita un ufficio da morto nel prirno giorno del mese successivo alla scomparsa della predetta moglie. Nico]ino de Corbellis, con atto clel 28 ottobre lG11, lascias a } on l;re Derrhé fosse celebrata ogni mese ed in perpetuo una meci;) le1t;l (lniec.l ~-lella SC. Tririt,ì* i~n suffragio de]l'anima sua. Lucido de Collis~ co~) testamento del 14 febbraio 1616 legava lire 120 per la celebrazione rnensile di ura messa da morto per l'anima sua e della moglie Flisabetta. Legato clle fu contestato a lun(7o dag]i eredi: so]o il 27 giueno 1676 il Podestà di Palazzolo poté assegnare una somma di 1. 54() ed una pezza di terra detta «la Frostina» di 2 piò e 27,5 tavole alla (Confraternita per tale legato, che da allora poté essere soddisfatto.
A questi lasciti vanno aggillnti quelli di Cristoforo de Orgnato, che
lasciò una pezza di terra di una pertica e mezza, che rendeva 21 soldi
all'annol2: di Giovanni Perolino di 100 ]ire per lO messe a]la ~)S.
TrinitàM di Francesco Falnanllo d; lOO lire per altre tante meS
il pane da dispensare ai poveri, di Camillo Masa di 100 lire, di Lorenzo Ceruto di 50 lire, di Andrea Masa di 25 scudi, tutti destinati a celebrazioni di messe di suffragio 13,
Nel 1648 Andrea Milano dichiarava al visitatore Morosini che le rendite annue ammontavano a 100 lire, fra beni stabili e capitali livellariil4; otto anni dopo esse erano di 125 lirel5, nel 1684 di 600 lire picole'ó, e nel 1693 di lire 146 piccolel7.
Un'altra entrata era rappresentata, come abbiamo già visto, dal ricavato de] servizio che i Disciplinati facevano in occasione della mor,c (-li confratell; o di altre persone, che essi accompagnavano alla serzoltura. Questo compenso fu oggetto di liti e di diatribe, accresciute dal fatto che, per porre il morto nella sepoltura della scuola, si esigeva un a]tro compenso, e ciò al di fuori di ogni regola.
Annualmente la Confraternita effettuava anche questue di grosso, minllto, vino e legna. Di ciò, però, si spendeva buona parte in mangiate Irl collfratelliS denunciate anche dall'Arciprete Fenaroli nella sua relazione al Vescovo.
Della chiesa, sede della Confraternita, fino ad un anno fa, erano visibili Se decorazioni esterne delle lSnestre del sec. XVII e un affresco sul]a narete interna verso ovest. T,'ediScio era stato trasformato nel 1870 in teatro; recentemente nel corso dei lavori di restauro di detto teatro 18, a seguito dello svuotamento del terrapieno sottostante il pavimento in legno s'è raggiunto il livello dell'abside e della navata della chiesa mettendo in luce avanzi di affreschi, che sono co]legati alla esistenza in quell'area de] cimitero della comunità e permettono di -formulare ]'ipotesi che la chiesetta, come si diceva all'inizio, sia stata nrim a la cappella annessa al cimitero. Infatti gli scranni in muratura della piccola abside sono tutti affrescati con motivi floreali in cui dominano le passiflore, che richiamano il culto dei morti. Inoltre, gli avanzi di affreschi della parete sud portano la data dell'agosto 1451 e sono sicuramente anteriori alla nascita della Confraternita dei Disciplini .
Furono proprio essi che con le loro rendite cominciarono quell'oDera di ampliamento e di rifacimento che è testimoniata dai verbali del]e visite pastorali dei secoli seguenti.
Al tempo del]a visita Pilati (1572)t9, accanto alla chiesa vi erano dei vani, che si davano in uso al predicatore, e se ne stavano fabbricando fie(rli altri. Le opere intraprese riguardavano non solo le stanze di alDitazione. ma anche la costruzione di un porticato che, al tempo della venuta di san Carlo~ proseguiva lodevolmente. Poiché è ormai certo che la chiesa aveva l'asse in direzione est-ovest, con l'abside rivolta
verso la seriola Vetra,—e ciò collima con quanto scrisse in proposito il Rosa20,—negli anni seguenti l'ampliamento della Pieve (14801520) anche l'accesso alla chiesa della Disciplina, che era collocato accanto all'abside della Pieve primitiva e al quale si accedeva dalla contrada di San Giovanni Battista (ora Via Bissolotti) e dalla piazzetta del cimitero, venne modificato; così come venne modificato il grande stanzone con camino, dove i confratelli si riunivano a pregare e a mangiare e si celebrava persino la messa, e furono demolite le scale che dalla chiesa consentivano l'accesso a questa cappella, nella quale erano depositati oggetti di uso profano. In coincidenza con queste opere furono eseguiti gli affreschi dei Quattro Evangelisti, ora scoperto sulla parete sud, che, con altre pitture delle quali si sono trovati frammenti mescolati nel terrapieno del pavimento, dovevano costituire un complesso pittorico di rilevante valore.
Nel secolo seguente ci furono altre trasformazioni con nuove decorazioni pittoriche, come testimoniano g]i avanzi di una fuga in Egitto, racchius; entro un arco ricavato ne]la parete sud. Ci fu anche un elevamento del tetto e una definitiva sistemazione esterna con decorazioni e riquadri delle finestre: ancora oggi si può leggere alla sommità della parete est la data 1660 incisa nella malta, mentre in una deliberazione della congrega del 26 dicembre 1712 si accenna alle
grandi spese occorse a detta Confraternita per occasione della fabbrica del campanile e campane ed altre ben note 21,
Anche sulla parete ovest, dove sparirono lo stanzone con camino e i vani sovrastanti l'ingresso della chiesa, vennero eseguiti altri affreschi databili alla fine del secolo XVII.
All'unico altare esistente, dedicato alla Madonna e ai santi Francesco e Bernardo, se ne aggiunsero altri due dedicati a San Francesco Saverio e a San Giuseppe 22,
Sul pavimento della navata si sono rinvenute due lastre in pietra di Sarnico con grandi sigilli circolari con incisa la scritta «Arciconfraternitas Confalonis»; essi chiudevano vaste camere tombali in cui erano sepolti sia i Disciplini, sia altri defunti.
Il Governo Provvisorio Bresciano, succeduto nel 1797 alla Repubblica Veneta, con decreto del 30 settembre di quell'anno deliberava la soppressione di tutte le Confraternite e Discipline esistenti nel bresciano, ed il 3 ottobre successivo anche la nostra veniva soppressa 23 ed i suoi beni, divenuti nazionali, finirono per essere utilizzati dal Comune per far fronte alle spese dell'istruzione pubblica 24,
La chiesa passò nelle mani della comunità a seguito di decreto di Eugenio Napoleone del 1806, ma continuò ad essere adibita a luogosacro per tenervi catechismo alle fanciulle Ben presto però si pensò di destinarla ad uso profano ed allora la Fabbriceria, con lettera del 10 ottobre 1810, informava il R. Delegato per il Culto di Chiari che «i Capi di questa Comune vociferano di volersi prevalere della chiesa che era della soppressa Confraternita del Confalone, per convertirla in caserma o quartiere dei soldati». Purtroppo i «si dice» divennero realtà e, ad onta delle proteste della Fabbriceria e dell'Arciprete, il Comune avviò la pratica per trasformare la chiesa in caserma militare.
Fatta la perizia di spesa del capomastro Antonio Manna, i lavori di trasformazione iniziarono il 12 novembre 1813 e dopo venti giorni l'operazione era portata a termine25.
Ma le vicissitudini della chiesa non erano ancora Enite. Cambiati i tempi e le necessità, la caserma rimase inutilizzata, onde nel 1869 il Consiglio Comunale la concesse in uso ad una Società che la trasformò in Teatro Sociale.
Scioltasi la società, l'ambiente è ora tornato nelle mani della Comunità e i ritrovamenti, ai quali si accennava, ne hanno accresciuto l'interesse ed hanno consentito di mettere in luce l'antica chiesa della Disciplina.
Estratto da Studi in onore di L. Fossati, Brescia, novembre 1974
NOTE
l Nel volume Statuti della Venerabile Archiconfraternita del Confalone (c. nn. 12, p. ] 14) a cui segue: Privilegia facultates et indulgentiae ven. Archiconfraternitatis z onfalonis, Roma 1633, (p. 725, sicuramente appartenuto alla nostra confraternita, tra !a pagina 102 e 103* su un foglio bianco è scritta questa nota: «Per esser cos} antib hissim„ in quf sta T,rra o Castello di Palazzolo questa Confraternita de Disciplinati che si regevano soi Privilegij e Statutti, ma per esserci smariti non si sa a che modo e fatto ricercar a Roma e a Milano nelli Archivi antichi e moderni, si fu risposto le Guerre e mutacion de Prencipi e l'antichit2 si erano consumati e in Brescia in Vescovato abhruggiato si che nel ultima visita fece l'eminentissimo S.to Carlo Borromeo Arcivescovo di Milano in questa terra, doppo le solite visite alle chiese e logi pii visitò anche la Disciplina e vi lasciò decreto con sette capitoli e poi dal suo secretario in voce disce esser bene che l'abito fusse nero a causa del sepellire li morti e nelli funerali, si che per queste et altre ragioni dal hianco gli fecero tingere in nero; per non haber più le Bolle antiche o soi Privilegi convenne (1637) questa confraternita ricorer a Roma per haver nova reinvestitura e l'ottenne come dalla Bolla apare e dal presente Statuto vien dichiarato e tanto basti che gli fecero novi e bianchi a spese della Disciplina gli habiti e le nere restorno in enfiteusim al logo ma altro. Satis dietum».
Il volume suddetto serv1 alla compilazione della nuova Regola del sec. XVIII, infatti in essa si trovano esattamente riportati brani tratti da questo libro e messi in evidenza con dei richiami manoscritti.
[A. MAZA-BRESCIANINI], Palazzolo sull'Oglio, La Parrocchia, Note ed appunti con cenni biografici, Milano, 1882, p. 19.
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G.U. LANFRANCHI, L'antica disciplina del Confalone, «La Settímana Palazzolese» A. II, 2, (1947).
F. GHIDOTTI, La visita apostolica di San Carlo Borromeo ella Parrocchia di Palazzolo sull'Oglio, Brescia, 1965, p. 46-48: «ScAola ipsa est antiquitus instituta (et non est memoria hominum ante eius erestionem). Reg,itur per massariurz et tres deputatos qui singulis annis mutantur nisi alias confirmentur et qui a festo tS.ti Martiri proxime praeterito non fuerunt mutati. Nullam regulam haóet... Computa fiunt singulis annis et pluries si opus fuerit, sine interventu nullius reverendi».
F. GHIDOTTI, La confraternita del Gonfalone o dei Disciplini, «La Semente» ottobre, dicembre 1967, gennaio 1968.
2 Archivio Segreto Vaticano, Indici di aggregazione alla Compagnia del Gonfalone in Roma. Per ottenere questa aggregazione la nostra confraternita dovette sicuramentc presentare, assieme alla richiesta, I'attestazione della sua erezione canonica rilasciata dall'Ordinario diocesano, come prescritto dalla costituzione «Quaecunque» del 7.12.1604 di Clemente VITIF cfr. Risultati e prospettive della ricerca sul Movimento dei Discipltoali, Perugia, 1972.
3 Cfr. L'Arciconfraternita del Gonfalone. Memorie del sacerdote Luigi Ruggeri Roma 1866, a p. 236 di legge; «E Urbano VIII col Breve 'Mediatoris' dei 23 di maggio 7633 dié piena facoltà all'Arciconfraternita di poter comunicare alle compagnie aggregate e da aggregarsi, tutte le indulgenze che ad essa concesse>>.
4 Archivio di Stato di Brescia, Cancelleria Prefet. Sup. cart. B/319, pp. 40.
5 Da diversi documenti ho potuto raccogliere i nomi di questi massari: 1618-23 V.rginio Donati, 1625-27 Gio. Antonio di Jori, 1628-36 Lodovico Calzo, 1637-38 An(l~(a Donatoj lG39-42 Francesco Morando, 1645-47 Lorenzo Gandino. ]654 Giovanni Malzano, 1656 Pietro Germani. 1659 Bernardino Soldo, 1682 Carlo Mingatdo.
f) Cfr. «Regola nella quale...», p. ó si accenna a mons. conte Andrea l)uranti RTescovo di Chitro, protettore per più anni e poi al conte e cavaliere T)urante Duranti, pronipote del defunto prelato e protettore a cui è dedicata la detta Regola.
7 A.S.B., Fondo di Religione Busta 165, Conftaternita di S. Maria del Gonfalone Palazzolo,—Registro di verbali dell'adunanza della Congrega generale e della Congrega sr1eciale della Compagnia (3al 20.1.1697 al 8.4.1714—Sotto la data del 1698 è trascritta la petizione dei Novizi ai Guardiani che dice: «Essendo a noi noto il grande merito (be si acquista da qualunque Fratello della Veneranda Regola del Confalone e particolarmente li speciali privilegi de' quali vanta questa Veneranda Confraternita alla medesiona per special dono concessi dalla .Santa Madre Chiesa, pertanto essendo cosa d'bonor savio aspirar al acquisto di simili frutti humiliter pre,ghiamo la sovrana bontà di Voi Venerabili Padri Guardia1zi comc anco di tutti li altri Fratelli a volerci accettare 1?el n:/~vveso di questi, promettendo et assicurandovi d'una frequenza singolare a of fici et obedie,zzf ,ertnde a loro tutti tSuperiori. Francesco Milano, Giacom Cristinone, AnZomn Vitali, Giovan di Jori, Giacomo Masneri».
8 Nell'Oratorio di San Francesco si svolzevano nell'arco dell'anno altre funzioni: ~{7 tre ulti1ni giorni di Carnevale si fa similmente officio e messa .solen1?e nell'Oratorio del Corfalone o nella Disciplina, Ouadra di Piazza e la sera l'esposizione del .SS. Sarramento nella Parrocchiale. Ai 20 [agosto] San Bernardino, Ufficio de' rmorti e messa cantata nell'Oratorio del Confalone e della Disciplina. Ai 2 [novembre] la mattina molto per tempo ufficio solenne de' morti, poi la messa con discorso ed ultimar,?er?te sw va a lar l'esequie sopra tutti i sepolcri della Chiesa, sopra quei riella Disciplira o Co,tfalone e nel conti¢uo cimitero. La seconda dome,vira del mese. Solennità o festa del Patrorinio di M. Vergine. .Si solennizza nell'Oratorio della DisciDlina o Confalone con ottalvario e ma't/lRen7a. Ai 13 [dicembre] Santa Lucia. Messa solenne in Disciplina, ossia oratorio del Confalone».
V. ROSA, Calendario delle feste e delle funzioni ecclesiastiche chc si celebrano nella chiesa di Palazzolo, (1794) a cura di F. Ghidotti, Brescia, 1967.
Inoltre dal 1568 al 1613 trovo documentato che «Il 4 ottobre, r.iorno di San Francesco, messa cantata dall'Arciprete e dai due canonici nella chiesa alSa Disciplina». Cfr. Archivio Vescovile di Brescia, Mensa vescovile, busta 55, mazzo 3.
9 F. GHIDOTTI, La visita apostolica, p. 48.
Ai primi del '600 nel famoso «Catastico della città di Brescia et suo
territorio» compilato dal podestà bresciano Giovanni da Lezze a p. 431
si legge: ~
10 p GUERRINI, Atti della Visita pastorale dèl Vescovo Bollani alla Diocesi di Brescia (1565-1567)~ Brescia 1915, vol. 1 p. 47, I'arciprete Don Giuseppe Duranti «respondit quOd in dirta ecclesia existunt Societates Corporis Christi, Charitatis et Discilvlinorum~ quae haóent certos redditus, quos ipse ignorat. Credit tamen quod bene ct fide!1ter ad1ministretur bona ipsarum societatum, et quod computa fiant, licet Ppse non
fe!Mr». Il visitatore chiamò «d. Vincentio Durante et d. Pompeo Zamara, deputatis (~bbl);tar!.v. iis mandavit et imposuit ne fiant de coetero computa nisi etiam requiratur Archipresbiter dietae terrae, qui promiserunt etc. Item promisit Angelus Urgnanus, deputatus Disciplinatorum». p. 50.
~l A.V.B., Mensa vescovile, busta 55, mazzo 3.
12 F. GHIDOTTI, La visita apostolica, p. 46.
13 «Stato della chiesa archipresbiterale di Pallazuolo fatto da me Agosfino Fenaro1o Arciprete li 7 febraro dell'anno 1684» sta negli Atti della visita Pastorale Gradenigo, A.V.B., sez. Visite Pastorali, reg. 59.
14 AV.B., Atti visita pastorale Morosini, sez. Visite Pastorali, reg. 28 ff. 170-175 «Adesse Confraternitatem Disciplinatorum sub invocatione B.M.V. nuncupatae del Confa1one et confratres festivis dietus ad oratorium prope ecelesiam parochialem conl K nir(, et dirtam confraternitav rerte gubernari». Andrea Milano risponde che «confrazzes evz oivi1?ti orto... cor/fraternitarem distorum Disciplinatorum bene regi, nikilo heri v5Z4e tnterrentu et directione Archipresbiteri».
15 A.C.R.. Atti visita pastorale Ottoboni (1656), sez. Visite Pastorali. reg. 38 fr 1O0-104. Borelizo Gandino. Ilno (lti Disciolini rispose che «co11fratrev evve d!.!i1?quaginta... de annuo redditu habere libras 125 circiter ex capitalibus livellariis easnfue libras expemlere partim in ornamento altaris, partim in commeatu eonem iuxta antiqua1n consucruglinem..., confraternitatem bene regi, et cum direstione ad. re2;. Achipresbiteri,..
14; A.V.B., Atti visita pastoralc Gradenigo, sez Visite Pastorali, reg. 59, íF. 43-49.
17 F. CHIAPPA! L'assetto della parrocchia di Palazzolo sul finire del '600 secondo una relazione scritta da don Agostino Fenaroli, arciprete palazzolese, «Mcmoric TIIUStl i di Palazzolo», A. IX, 1971, pp. 126-143.
18 Cfr. Resti di afifreschi del sec. XV venuti alla luce nel Teatro Sociale. «Voce di Pala7zolo», 19.1.1973 e Altri importanti ritrovamenti al Teatro Sociale, «Voce di PallZ (,lo~>, l6n.2.1973.
19 A.V.B., Atti visita pastorale Pilati, sez. Visite Pastorali, reg. 5, fF. 24R~-28r. Sotto 1a datS del lG oiugno 1572: «Ad altare Disciplinatorum in sua ecelesia. Duo candelabra ex auricalco. Crux saltem lignea picta. Tela viridis super altari. Amoveatur depositum in corte ecclesiae positum. Homines Comunis de Pallazolo condusunt concionatoremquotannis pro elaemosina ad arbitrium; et abitat in domibus disciplinae prope ecclesiam. Adest etiam Disciplina quae habet oratorium prope coemeterium ecclesiae uhi congregantur confratres ad orandum, quae habet circa quinque plodia terrae et domus unam prope ecclesiam quae fabricatur et datur in usum praedicatoris. Fiunt computa et bene regituY. Omnia expenduntur in ceris et in dando elaemosina sacerdotibus qui aliquando ibi celebra1lt. Ad altare Disciplinae fiat crux nova, duo candelabra ex auricalco, carta a secretis et tela viridiss>.
20 V. ROSA, Memorie storiche di Palazzolo (sec. XVI-XVIII), in «Le cronache bresciane inedite» III, Brescia, 1929.
21 A.P., Palazzolo, Delibera della Congrega Generale del 26.12.1712.
22 A.V.B., Atti visita pastorale Querini (1737), sez. Visite Pastorali, reg. 88.
23 G PEZZONI, Cronaca 1775-1801, in «G. U. LANFRANCHI, Breve storia di Palazzolo», Bergamo, 1959, p. 143.
24 F GHIDOTTI, Scuole pubbliche e private a Palazzolo nei sec. XVIII-XIX, Palazzolo, 1968, pp. 41-42.
25 F GHIDOTTI, Una chiesa trasformata in caserma, «Voce di Palazzolo, 1.4.1967. Id., Gli alloggiamenti militari a Palazzolo nei primi anni dell'800, «La Semente», settembre 19G8.