PERCORRENDO LA VALLE DELL'OGLIO
Il nome OGLIO
di Francesco Ghidotti - TERZA PUNTATA
L’Oglio: il suo nome e la sua importanza nei secoli
I primi abitanti delle nostre terre, che si avventurarono lungo il corso dell’Oglio, che lo navigarono e ne fecero una "via" d'acqua per risalire dalla pianura al Sebino ed alla Valle Camonica, gli diedero sicuramente un nome, così come diedero un nome ai suoi affluenti, man mano li incontravano.
La pronuncia dialettale oi, fu per moltissimo il nome "parlato" e molto più tardi "scritto". Quando si trattò di scriverlo, i primi a farlo furono gli scrittori romani Plinio e Cassiodoro, che latinizzarono il dialettale oi in ollius. Nei codici antichi si trova scritto oleum, olium. Nelle carte geografiche hoio.
Ma veniamo al significato del nome Oglio.
Forme originarie di parole (chiamate etimi) appartenute alla lingua degli ibero-liguri, che occuparono in modo abbastanza uniforme una vasta fascia del territorio europeo sino all'età del bronzo, sono: ur (acqua), uare (torrente), euri (pioggia) ancora parlate nel Basco e largamente rintracciabili nelle varie forme, ur, or, var, oir, ir, arn, orn, che hanno dato nome ai corsi d'acqua.
"Acqua" si ritrova anche in altra radice, pure preindoeuropea, ma di provenienza mediterranea: an, ain, oil, portata dal medio oriente forse con la cutura del bronzo di Polada (an e ain sono ancora usati nelle lingue semitiche, arabo ed ebraico). In oir ed oil possiamo rintracciare l'origine del nome Oi/Oglio.
I glottologi lo considerano appartenente al linguaggio ibero-ligure, derivante da olo (tutto), o al gallico olio (tutto), oppure al celtico ol (grande). Possiamo concludere che coloro che diedero il nome al fiume furono popoli di età pre-gallica (IV secolo a.C.).
C'é chi avanza l'ipotesi che l’Oglio, nella preistoria, avesse un altro nome e si chiamasse "gavera", che ha la sua radice in "gava", che nel linguaggio retico significa "acqua incassata, fiume, torrente".
E a sostegno di questa ipotesi porta come argomento i residui conservati nei nomi dell'affluente Guerna, che scende dalla Valle di Adrara, del Gavazzolo, torrentello che scende da Grumello, delle cascine Gaverina a
Telgate e delle vie Gavazzolo in sponda destra e Gavazzino in sponda sinistra d'Oglio a Palazzolo.
Per non parlare poi di un altra ipotesi, che vorrebbe si fosse chiamato "clusios" diventato poi Chiese, nome passato al suo affluente e dedotto dalle Storie di Polibio al tempo della guerra gallica.
C'è infine da ricordare che nella Tavola Peutingeriana, il fiume segnato fra Bergamo e Brescia è chiamato "ubartum" ed il Sanuto (1483) scrive che, per l'abbondanza delle acque,che dal fiume vengono estratte per irrigare la pianura occidentale bresciana e orientale bergamasca, il fiume venne chiamato Oglio, perchè "è fiumara grassa che dove va tutto ingrassa".
Nei secoli successivi abbiamo altre interessanti puntualizzazioni. Nel 1520 il podestà Tron annotava: "l'intrada de Brexa di biave è buona per raxon di le aque et seriole quale conducono dove i voglino, et è tutto oro vien dal fiume di Oio di che ingrassa il terren".
Nel 1565 il capitano di Bergamo, Lorenzo Donato, scriveva al Senato Veneto: "invero questo fiume de Ogio è de tanta importantia al territorio bresciano, ch'io ho sentito dire a principali gentilhomini de quella Magnifica Città che per sustentare la sue raggion torrebono sempre da se stessi a fare una guerra et spendervi uno et doi milion d'oro".
Due anni dopo, nel 1567 il podestà Francesco Tagliapietra, arrivava a paragonare l'Oglio al Nilo, per quanto rendeva "fertile il terreno che causa grandissima ubertà di biade in tutta quella provincia".
Il Da Lezze nel 1610 scrive "da qual fiume il paese ne riceve notabilissimo beneficio, così per le seriole, che si cavano da esso, come ancora per li edifficij de molini, rasseghe, et fucine nella Valle Canonica, et ancora per la navigatione con barche grosse de merci, che si caricano a Pontevigo, et vanno a Venetia, et in altre parti entrando esso fiume, et fenendo nel fiume Po".
via33,1.2.2008