PERCORRENDO LA VALLE DELL'OGLIO
Seta, cemento, cotone e bottoni nella Valle dell'Oglio
LE ACQUE DELL’OGLIO VENIVANO SFRUTTATE PER LA PESCA E L’IRRIGAZIONE DEI CAMPI. IL FIUME, INOLTRE MUOVEVA MAGLI DEL FERRO, MACINATOIE, MULINI. PORTAVA LE IMBARCAZIONI TRAINATE DAI CAVALLI. L’ELETTRICITA RICAVATA DAL MOTO DEI MULINI E’ L’ULTERIORE RICCHEZZA CHE VIENE DAL NOSTRO FIUME.
di Francesco Ghidotti - OTTAVA PUNTATA
L’installazione di una fabbrica di cemento: una novità assoluta per la Valle dell’Oglio.
Sappiamo che, lungo la Valle dell’Oglio, le acque venivano sfruttate per la pesca e per l’irrigazione dei campi. Il fiume muoveva, sia in sponda bresciana che bergamasca, magli del ferro, macinatoie e numerosi mulini. Con l’introduzione della coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta, sorgono filatoi e filande, alimentate dalle acque del fiume, della Vetra e della Fusia.
Un elemento di novità assoluta per la Valle è l’installazione, nel 1854, di una fabbrica di cemento, aperta dalla ditta francese Lamarque e Lutrek, che ha l’appalto per la costruzione della strada ferrata Venezia-Milano, completata nel 1857.
La società transalpina utilizza materiale, scavato sulla sponda del lago d’Iseo, lo trasporta sulla Fusia, con barche trainate da cavalli, da Paratico a Palazzolo. Per la cottura del legante introduce caldaie a vapore. Ne sono testimoni i camini che spuntano a nord della ferrovia.
L’elettricità è là da venire...
Per macinare le pietre c’è bisogno di altra energia. Quella elettrica è di là da venire. La ditta utilizza i molini di Erbusco e di Cividino e trasferisce il moto, a mezzo di cinghie di trasmissione, alle macchine dello stabilimento, come si può vedere nel disegno che viene riprodotto.
Questa soluzione sarà poi sostituita dall’elettricità. Sempre nei luoghi dove ci sono dei molini, si insediano i cotonifici: Introini nel 1875 e Niggeler e Kupfer a Palazzolo nel 1876 e a Capriolo nel 1888.
Poi è la volta del bottone frutto: il primo stabilimento è della ditta Taccini aperto nel 1867 a Palazzolo, mosso dalle acque della Vetra. Qualche a anno fa si scriveva ancora che la Valle dell’Oglio era la "valle dei bottoni".
Le maestranze e il lavoro delle donne nei filatoi.
Il lago e il fiume Oglio erano attraversati da maestranze bergamasche che si recavano al lavoro negli opifici della sponda apposta. Sono da ricordare le 40 ragazze che scendevano da Parzanica a Portirone, raggiungevano in barca Marone, dove si fermavano tutta la settimana.Sul "ponte di corda" di Tagliuno era un via vai di donne addette al cotonificio Ferrari.
A Palazzolo, a fine '800, gli occupati nei vari settori produttivi erano 1595, di cui 564 (il 35%) provenienti dai paesi limitrofi. A sera solo il 32% ritornava a casa.Più di 400 donne vivevano nelle filande dal lunedì al sabato.
Le donne imparavano le mansioni domestiche nell’intervallo del lavoro.
Per la natura delle fabbriche, che producevano filati di seta, di cotone e bottoni, tali lavori si addicevano più alle abili mani delle donne che non a quelle degli uomini.Nelle lunghe giornate passate negli stabilimenti, con turni anche di 12 ore il giorno, con un breve intervallo per una frugale minestra o una fetta di polenta, le giovani donne e le adolescenti, assunte in fabbrica, molte volte senza neppure essere passate per la scuola, non potevano dimenticare che, dopo la fabbrica, c’erano pur sempre gli impegni in famiglia.
A queste mansioni erano preparate nell’intervallo del lavoro della filanda o nelle ore serali.
Nel 1901 gli occupati a Palazzolo nel settore serico erano 980, nel cotoniero 204, nei bottoni 598, nella calce e cemento 458 e nella meccanica 156.
Nei lunghi anni delle due guerre mondiali del secolo appena trascorso, mentre gli uomini erano al fronte, le donne ne occupavano i posti e svolgevano le loro mansioni, anche in settori non propriamente femminili, come la meccanica.
via33,1.7.2008