PERCORRENDO LA VALLE DELL'OGLIO
Scavalcare il fiume: i ponti sull'Oglio.
I POPOLI PREROMANI NON GETTARONO PONTI FISSI SUL FIUME FINO A CHE LE SPONDE DEL FIUME NON FURONO RIVENDICATEDA TRIBU' DIVERSE.LE TESTIMONIANZE DEI PONTI ROMANI E DI QUELLI IN EPOCA MODERNA.
di Francesco Ghidotti - DECIMA PUNTATA
Nello scritto sulle controversie per i diritti sul fiume, ho accennato ai ponti sull’Oglio. Riprendo ora il discorso per approfondire il tema dei ponti sul tratto da Sarnico a Pontoglio.
Ponti antichi
Prima dell’avvento di Roma, è facile immaginare che nessuno dei popoli, che vivevano sulle sponde del fiume, abbia pensato di gettare dei ponti fissi.
Il fiume era attraversato con imbarcazioni rudimentali. Si piantavano pali sulle sponde opposte e, coll’aiuto di corde si trasbordavano le barche con merci e persone. Tutto ciò finché le sponde non furono rivendicate da tribù diverse e talvolta nemiche.
Strade e ponti romani
Con la conquista romana sono tracciate strade nuove, seguendo l’antica viabilità. Il percorso Brescia – Bergamo, di cui abbiamo notizie in itinerari antichi, scavalcava l’Oglio di fronte al Cividino, con un ponte in pietra, simile a quello, detto della Regina, di Almenno. Le fondamenta delle pile sono state cancellate dall’Italcementi. Al momento di creare uno sbarramento per deviare le acque nel canale della centrale elettrica, è parso molto semplice collocare questa "diga" sopra le fondamenta del ponte.
Nella sponda bergamasca, fino a pochi anni fa, era visibile il muro su cui era impostato l’ultimo arco. Al molino medioevale, sorto nelle vicinanze, è rimasto il nome di "mulì del pilù" a ricordare i piloni del ponte romano di Cividino.
Con la divisione dell’impero fra Oriente ed Occidente con capitale Milano, per ridurre le distanze fra Brescia e Milano, la strada romana prende un'altra direzione. Da Coccaglio si dirige a Palazzolo e prosegue per Vaprio d’Adda e Milano. Un nuovo ponte sorge a Palazzolo, poggiato su isolotti sporgenti dal fondo del fiume. Va in rovina quindi quello del Cividino. Anche a Calepio c’erano tracce di un ponte romano. A Pontoglio, dove c’era un antico guado, pare fosse costruito un ponte in tarda epoca romana.
Ponti moderni
Sarnico, testa di ponte tra la sponda bergamasca e bresciana, nel 1817 è collegato con Paratico con un ponte in legno. In precedenza i trasporti fra le due rive avvenivano con imbarcazioni e le merci erano soggette al pagamento del dazio. Nel 1889 il ponte di legno è sostituito con uno nuovo in ferro. E nel 1875 arriva a Paratico il treno, proveniente da Palazzolo.
Calepio
Scrive l’Urgnani "antichissimo è questo ponte, oggi convertito in porto, posseduto dalla famiglia de sigg. Conti di Caleppio. Così che per diligenza usata, non si è potuta finora rinvenire la di lui origine. Con decisione del 20 gennaio 1430 viene concesso ai sigg. Caleppi di poter fabbricare un ponte sopra il fiume Oglio, cosicché potessesi sopra il medesimo passar un carro, ma con due condizioni. L’una che fu, che fatto fosse in maniera che nel breve tempo di tre ore potesse, ad arbitrio della Repubblica distruggersi, e ciò per li riguardi de’ sospetti militari, che allora correvano; l’altra fu che ogni anno alla Pasqua dovessero essi Conti contribuire un paio di guanti al Podestà di Brescia, in segno di recognisione che la concessione seguita fosse dalla città, patrona del fiume".
Fino al 1818 i conti di Calepio gestivano un "ponte natante" accanto alle rovine dell’antico ponte in pietra. Le due province finitime, per non costringere gli abitanti della zona a servirsi o del ponte di Sarnico o di quello di Palazzolo, costruirono un ponte in legno. Nel 1841 l’ing. Cancelli di Tagliuno presentava all’ufficio provinciale della pubblica costruzione, un progetto di un ponte in pietra.
Nel 1848, per ostacolare gli Austriaci che fuggivano da Bergamo, il ponte, lungo 36 metri e largo 5, viene tagliato. Una piena del 14 agosto 1850 demolisce le sei arcate. Non essendo possibile ricuperarne i legni, viene abbandonato. Seguono progetti per ricostruirlo in legno o in pietra. Questa soluzione è più onerosa, ma viene poi preferita per la vicinanza dello stabilimento della calce di Palazzolo, che ne fa diminuire il costo. Nel 1875, con un progetto, firmato dall’ing. Fiorini, che ricalca quello del ponte di Cividate al Piano, si procede alla definitiva costruzione in muratura. Vi transitano le merci e gli operai che si recano al lavoro nel setificio Hoffman e Weber, in sponda bergamasca.
A Pontoglio, anticamente in legno, il ponte era mantenuto dal Comune che ne riscuoteva il pedaggio. Rovinato nel 1621, la spesa della ricostruzione in pietra era divisa con la città di Brescia. Si era offerto anche Martinengo, ma per non condividerne il pedaggio, non venne accettato. Nel 1799 è in parte demolito dai Francesi per contrastare gli Austro-Russi. Finalmente nel 1828 è ricostruito.
I sei ponti esistenti nel territorio del comune di Palazzolo, sarà il tema della prossima puntata.
via33, 1.10.2008