UNA PETIZIONE AL MINISTRO PER LA STATUA DI S. FEDELE
E’ noto a tutti come nel febbraio del 1893 la statua di San Fedele prese fuoco e andò distrutta insieme alla cupola della torre. Siccome la spesa di L. 25 mila, necessaria per rifare la cupola e la statua, era molto alta il Sindaco rivolse al Ministro di grazia e giustizia e dei culti a Roma, in data 26 ottobre 1895 questa domanda.
"Nel 1829 il benemerito don Giovanni Torazza colle elemosine della popolazione,sopra disegno dell’arch. Giuseppe Viganò, erigeva la bella torre detta del Popolo di stile jonico, (bellissimo monumento sia per lo stile, la proporzione e l’epoca che ci rammenta) che s’erge isolata sopra i ruderi dell’antico castello di Palazzolo, raggiungendo l’altezza di quasi 90 metri e che domina la circostante pianura lombarda limitata a nord dalla catena delle Prealpi Bresciane e Bergamasche.
Sopra la torre fino al 1893 vi fu sempre la colossale statua di S. Fedele patrono di questa borgata, statua tutta di legno, coperta di rame, come lo era la cupola che la sosteneva. Sennonché nel predetto anno successe quanto segue che fece cadere la statua e consumò la cupola.
Fu sempre consuetudine di queste industre borgata di solennizzare nel miglior modo possibile la ricorrenza di qualche festa civile. Cadendo nel 1893 la festa religiosa in cui si celebrava l’anniversario dell’Episcopato del Sommo Pontefice, per cura della locale Fabbriceria si decise di fare una luminaria, illuminando tra l’altro la cupola della torre. Varie scodelle di grasso servirono per l’illuminazione. Sul più bello della sera e verso le undici fu dato scorgere all’altezza della cupola una luce viva e di quando in quando delle scintille di fuoco che uscivano dalla cupola stessa. Non tanto si esitò a significare che l’incendio prodotto forse da una scintilla, distruggeva la cupola e la statua. Pronto fu l’accorrere di coraggiose persone per spegnere l’incendio ed impedire che il fuoco si comunicasse alla impalcatura del Castello delle campane. Ma il fuoco che aveva avvolto tutta la cupola, ben presto la consumò e la statua avvolta pure dalle fiamme cedette pel peso e cadde in frantumi brucianti sulla sottostante via provinciale e nella vecchia seriola, così detta di Chiari.
La torre così danneggiata presenta un aspetto triste e la mancanza della statua le toglie quella bellezza maestosa che sembrava, (e si può dir unica nel suo genere) dominasse tutto il paese.
Onde è appunto che nacque nella popolazione l’idea di riparare al danno successo. Ma l’incendio che ne fu causa portò in breve il danno di circa 25.000 lire somma questa che non si può sperare di poter raggiungere fra la popolazione.
Il sottoscritto ricorre quindi a codesto Ecc. Ministro onde voglia accordare quell’unico sussidio che crederà ed osa far conoscere che la torre in parola oltre che servire per la chiesa serve anche per tutti quei bisogni che possono presentarsi al municipio, e sarebbe desiderabile che alla stessa, ristabilita la cupola e rimessavi la statua, le venga così ridonata la primitiva bellezza.
Fiducioso anticipa anche a nome anche di tutta la popolazione sentiti ringraziamenti e si segna".
La Voce di Palazzolo, 5 giugno 1965