La facciata della parrocchiale nel progetto dell'ing.donegani
pubblicato il: 17/07/1965
da: La voce di palazzolo

LA FACCIATA DELLA PARROCCHIALE NEL PROGETTO DELL’ING. DONEGANI

E’ noto che la nostra chiesa parrocchiale, nella quale si cominciò ad officiare nel 1765 e che venne terminata nel 1782,

rimase incompleta, mancando della facciata, fino al 1840 circa. L’arch Massari, progettista del tempio, aveva fatto predisporre anche il progetto della facciata, ma quando si dovette, dopo un secolo dal primitivo progetto redatto nel 1750, procedere all’esecuzione dell’opera, i componenti della Fabbriceria chiamarono a Palazzolo l’ing. Luigi Donegani, al quale diedero l’incarico di terminare la facciata incompleta.

Il professionista, venuto a Palazzolo, vide in sacrestia un modellino in legno della facciata, osservò come si presentava l’opera appena abbozzata ed in base ad una nuova impostazione architettonica, variò completamente il primitivo disegno e stese una relazione, in data 17 marzo 1841, nella quale espose i criteri ai quali si sarebbe orientato nell’esecuzione dell’opera. Questa “relazione” ora la pubblichiamo integralmente, e sarebbe stato bello poter avere in mano i disegni, o meglio il modellino della primitiva facciata per confrontarlo con quella che c’è ora e poter esprimere un giudizio formale sulla bontà o meno delle idee del nuovo tecnico, che si pose in contrasto col vecchio architetto Massari e realizzò un’opera con criteri nuovi e che forse non si intonarono perfettamente a tutto il complesso della parrocchiale.

Relazione sopra il progetto della facciata della Chiesa Parrocchiale di Palazzolo.

“La Chiesa Parrocchiale di Palazzolo è un grande edificio a tre navi di buone proporzioni, con cupola sul centro della crociera, decorato di lesene sopra piedistalli alla maniera corinzia di Vignola, e posto in situazione vantaggiosa, a cui manca la sola facciata. Fu incominciata questa facciata con disegno a due ordini molto somigliante a quella del Duomo nuovo di Brescia: ma di questo infelice disegno per buona sorte non è stata eseguita che ben piccola parte, cioè i fusti in cotto delle colonne e le lesene del primo ordine colla relativa trabeazione appena abbozzata. La parte superiore è tutt’ora un semplice murazzo che giunge soltanto al piano del copertume della Chiesa, e che, secondo il ripetuto disegno, dovrebbe elevarsi d’altrettanto sopra il copertume medesimo, formandovi quell’eccesso inutile e mostruoso che tanto spiace in parecchie chiese di siffatta architettura, e particolarmente nel Duomo nuovo di Brescia. Pare che la Fabbriceria più non possieda questo disegno di facciata, ed ora volendo esse portarla al suo termine, si compiacque di incombenzare il sott.o Ingegnere perché avesse a redigere il relativo progetto.

Recatosi in luogo il sottoscritto ad esaminare lo stato delle accennate circostanze, vide esposto in sacrestia un modello in legno della facciata di che trattasi, eseguito secondo il sistema del menzionato vecchio disegno, col quale modello la Fabbriceria potrebbe procedere al compimento della facciata, salvo il provvedersi in corso d’opera di buone sagome di cornicioni e di tutte le altre parti ornamentali, da farsi disegnare in grandezza al vero ad un esperto artista. E’ però lo scrivente avendo trovato superfluo un nuovo disegno formato alla vecchia maniera dei due ordini, piuttosto che consigliare la Fabbriceria di valersi del modello che possiede per compiere il malavventurato concetto, si occupò a studiare un disegno più ragionevole, seguendo il savio consiglio che Palladio diede alla Deputazione della fabbrica del Duomo di Brescia allorquando fu consultato intorno alla erezione di questo insigne tempio. E siccome per non essere stato ammesso il consiglio di Palladio, la facciata del Duomo di Brescia sfortunatamente riuscì ignobile ed assurda, mentre nelle nobilissime Chiese Palladiane del Redentore, di S. Giorgio Maggiore e di S. Francesco alle vigne in Venezia, le facciate costruite secondo i di lui principi, sono monumenti d’arte della più squisita bellezza, il sottoscritto medesimo ha creduto di non errare adottando questo pensiero, e si è tenuto anzi in positivo dovere di professione di manifestarlo senza riserva alla benemerita Fabbriceria committente, come fa colla presente ingenua relazione.

Pertanto la facciata che si propone dal sottoscritto sarebbe quella apparente nelle qui unite cinque tavole, legato in libro, e corredate di dettagliata perizia e descrizione delle spese. Un uguale disegno in scala maggiore ed ombreggiato, che parimenti si introduce entro una cornice e cristallo, servirà a meglio rappresentare l’effetto della fabbrica compiuta, e questo potrebbe stare esposto in Chiesa alla pubblica censura. Non occorre diffondersi in particolari spiegazioni di questo disegno, potendosi agevolmente intendere ogni cosa esaminando le sopra accennate tavole, e solo si rammenterà che il basamento fu ritenuto e calcolato in vivo all’origine dei fusti delle colonne unitamente a tutto il sopra ornato della porta, che nella perizia si è omesso il valore delle statue, come spesa che potrà essere fatta in altri tempi, oppure che potrà essere semplificata sostituendo alle cinque statue colossali dei frontoni un solo gruppo di due angioli tenenti la croce da sovrapporsi al vertice del frontone maggiore, che il quadro da bassorilievo allusivo al titolare della Chiesa, collocato al di sopra della porta, potrà essere eseguito a stucco forte con assai modica spesa, come fu praticato con buon esito alla parrocchiale di Gussago, provincia bresciana; e finalmente che la spesa totale, calcolata in perizia ammonta a L. 39747,91 diminuite non poco per le carreggiature e somministrazione diverse che potranno essere fatte gratuitamente dalla popolazione, giusta quanto è praticato con ammirabile zelo e perseveranza in simili occorrenze.

Adempio con ciò all’avuta incombenza, ha l’onore il sottoscritto di rassegnare alla benemerita Fabbriceria committente i sensi di tutta stima e rispetto.”

La Voce di Palazzolo, 17 luglio 1965