Cinquant’anni fa, il 24 giugno 1935, moriva all’età di 67 anni, mons, TOMASO BISSOLOTTI, per quarat’anni canonico della nostra parrocchia nella quale venne nel marzo 1896, dopo essere stato per tre anni curato a Visano.
Era nato a Bedizzole il 5 settembre 1868; dopo aver studiato nel Seminario di Brescia, fu ordinato sacerdote il 27 maggio 1893.
E’ ricordato dal monumento funebre posto all’ingresso del nostro cimitero, inaugurato il 5 ottobre 1945, e dalla via che porta il suo nome, già via del Teatro, sulla quale si affaccia lo stabile nel quale era collocata la casa del Popolo, sede delle organizzazioni cattoliche operaie.
Sulla vita e l’opera di questo benemerito sacerdote hanno scritto parecchi autori e in questi ultimi anni, mons. Fappani ha raccolto molto materiale che dovrebbe servire per una monografia completa sul Bissolotti.
Perché ricordarlo ora? Perché non si può lasciar passare il 50° della sua vita e della sua opera. Venne chiamato l’apostolo dei lavoratori ed operò nel campo sociale in un’epoca in cui trionfavano le organizzazioni rosse; fu umiliato dai fascisti coi quali non aveva voluto collaborare; fu privato dal Perfetto delle organizzazioni che aveva creato ed erano la sua vita; infine fu perseguitato da una inchiesta giudiziaria istruita nel clima di dittatura instauratosi negli anni 25/26. Don Bissolotti arrivò nella nostra parrocchia che c’era ancora don Cremona, molto aperto ai problemi degli operai, per i quali aveva istituito una Casa di Riposo. Alla sua morte, avvenuta nel 1916, don Tomaso viene incaricato a reggere la parrocchia e ciò fino al 1919 quando arrivò il nuovo parroco.
Aveva fondato nel 1901 con don Luigi Schiavardi e Orazio Torre, il Circolo della Democrazia Cristiana, e nel dicembre dello stesso anno aveva dato inizio ad una vasta organizzazione sindacale incentrata nella Unione cattolica del Lavoro. Aveva già riorganizzato la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso e creato il Circolo S. Fedele della Gioventù Cattolica, ma ora la sua attività si fa più intensa nel settore sociale e sindacale a favore dei lavoratori, soprattutto bottonieri così numerosi a Palazzolo. A quella sindacale affianca quella cooperativistica-assistenziale ed elettorale, concentrate dal 1919 tutte nella Casa del Popolo, collocata in Via del Teatro, via che oggi porta il suo nome. Durante la prima guerra mondiale è membro attivo del comitato di assistenza e resistenza della C.R.I. e cappellano volontario dell’ Ospedale militare territoriale. Apre una Casa del Soldato e un ufficio notizie e fonda la prima Associazione fra mutilati e invalidi della guerra, mentre sono ancora in corso le ostilità. Accoglie con larga generosità i profughi di Caporetto che giungono a Palazzolo. Nel 1919 è tra i fondatori del partito Popolare che si presenta poi alle elezioni amministrative.
Le sue iniziative attirano sempre più aperte ostilità dei fascisti che con una serie di articoli del «Popolo di Brescia » montano una dura campagna scandalistica e denigratoria della sua organizzazione cattolica, che culmina collo scioglimento dell’Unione del Lavoro e colla chiusura della Casa del Popolo e di tutte le attività ivi collocate.
Fra molte amarezze mons. Bissolotti si ritira sempre più nel silenzio, non venendogli mai meno la stima e l’affetto dei Palazzolesi che fecero dei suoi funerali l’occasione per manifestare apertamente il loro riconoscimento verso questo prete che aveva dato un senso cristiano alle lotte operaie e aveva coniugato la carità fraterna colle opere sociali.
La Voce di Palazzolo, 20 giugno 1985