La scomparsa di mons. ottavio cavalleri
pubblicato il: 29/04/1988
da: La voce di palazzolo
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La scomparsa di  Mons. Ottavio Cavalleri

Lunedì 11 aprile si sono svolte, presso il Duomo di Brescia, le esequie di Mons. Ottavio Cavalleri, cittadino palazzolese di S. Pancrazio, sacerdote bresciano residente a Roma in qualità di archivista vaticano e ultimamente di docente di storia della diplomazia presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica.

La sua figura segna il ricordo di tanti palazzolesi che l’hanno conosciuto e soprattutto si staglia come memoria significativa per la comunità palazzolese di S. Pancrazio.

Per questo ci è sembrato doveroso ricordarlo all’attenzione di tutti attraverso due sentite commemorazioni stese da don Gabriele Filippini e Francesco Ghidotti.

“La Cattedrale di Brescia sentiva di Pasqua, lunedì 11 aprile. Il vescovo mons. Foresti presiedeva la liturgia eucaristica circondato da sette fratelli nell’episcopato, moltissimi sacerdoti bresciani e altri accorsi da Roma, tanti fedeli. Al centro, sul pavimento, all’ombra del cero pasquale, una bara. Mons. Ottavio Cavalleri, sacerdote bresciano, se ne è andato a soli 54 anni nel giovedì dell’ottava di Pasqua, dopo aver unito le sofferenze del suo male fisico a quelle del crocefisso.

«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore...».

Così mons. Giambattista Re, amico e compagno di don Ottavio, ha iniziato l’omelia. Mons. Re per una di quelle coincidenze che solo la Provvidenza conosce,per la prima volta dopo l’ordinazione episcopale celebrava e parlava nella Cattedrale di Brescia. E lo ha fatto proprio dando il saluto ad un sacerdote che ha vissuto per la Chiesa, servendola e amandola là dove il successore di Pietro, attraverso disparate istituzioni, presiede la carità. Mons. Re ha parlato con il cuore, con l’animo dell’amico ha ricordato gli anni giovanili dello studente seminarista Ottavio Cavalleri. Proveniva da San Pancrazio ed era vivace, allegro, intelligente. Amava moltissimo lo sport. Ogni lunedì, allora era una rarità, riceveva dal padre la Gazzetta dello Sport che seguiva con passione informando anche i compagni sugli avvenimenti sportivi. E così, conciliando la sua vitalità e lo studio teologico

giunse al sacerdozio con la sua numerosa classe nel 1957. Dopo lo studio a Roma svolse il compito di vicerettore nel Seminario di Brescia. Nel 1962 è chiamato a Roma, vicerettore nel Seminario Lombardo e,  nello stesso anno comincia il suo servizio, durato più di venticinque anni, all’Archivio Segreto Vaticano.

Prima come scrittore, poi come archivista. Con commosso ricordo mons. Re ha rievocato questi luoghi anni fatti di giorni uguali, in un lavoro umile, nascosto, ma prezioso, rotto solo dalla partecipazione a congressi di studi storici o archivisti. Gli studiosi che ricorsero all’Archivio in questi anni, ricordano mons. Cavalleri come persona accogliente, buona, disponibile. E proprio la stima che don Ottavio si è meritata ha condotto il Santo Padre a nominarlo docente di Storia della Diplomazia Vaticana presso l’Accademia Pontificia.

Questo squisito servizio fra gli scaffali degli archivi era interrotto la domenica e negli atri ritagli di tempo con un apostolato diretto con la gente. Don Ottavio era convinto che il suo lavoro di archivista era un servizio alla Chiesa, conscio del grande valore che hanno i documenti per il cammino della storia e della Chiesa. Tuttavia provava gioia quando, nell’apostolato sacerdotale, riusciva a consigliare, aiutare, sostenere anime dubbiose perché riscoprissero il dono della fede. Poi, due anni fa, la scoperta del male. Quei mali che non perdonano e portano, nell’arco di pochi mesi, alla morte. Don Ottavio apprese questa notizia con l’animo di chi, ancora nel pieno delle forze, deve abbandonare progetti e rapporti, attività e prospettive, ma anche con l’animo del cristiano, del sacerdote, del credente che, pur nella durezza del sì alla volontà del Padre, si piega ai disegni di Dio. E con questo animo si ritirò a Brescia, accolto dalla Domus Salutis delle Ancelle della Carità. E qui, nel silenzio contemplativo, nella sofferenza, si è preparato all’incontro con il Risolto. Mons. Re ha confidato che, il Sabato Santo, durante la visita che gli aveva fatto, don Ottavio disse: «Offro la mia vita e la mia sofferenza per la chiesa, per il Papa, per l’umanità».

Veramente «il chicco di grano caduto in terra» non muore inutilmente. Siamo certi che la vita di mons. Ottavio Cavalleri dopo esser stata preziosa nel servizio della Chiesa che cammina nella storia, continuerà ad essere preziosa per la Chiesa della comunione dei santi.

Alla mamma, ai familiari, agli amici sia di conforto la certezza che don Ottavio è nella pace del Signore, accolto dalla Regina del cielo di cui, come ha ricordato mons.Re, don Ottavio era particolarmente devoto.

Dopo l’eucarestia in Cattedrale, i funerali sono proseguiti per S. Pancrazio, paese natale di mons. Cavalleri. E nel piccolo cimitero di S. Pancrazio don Ottavio riposa nella pace del Signore “

Gabriele Filippini

MONS. OTTAVIO CAVALLERI

“ Nel «Diario» del parroco don Domenico Tonoletti, sotto la data 16 giugno 1957, si legge

«Don Ottavio Cavalleri -  prima messa.

Il Signore ha guardato con occhi di predilezione alla nostra parrocchia! Oggi, tra il tripudio di tutta la popolazione ha celebrato qui la sua prima S. Messa il nostro dilettissimo e degnissimo don Ottavio Cavalleri. Disse parole di circostanza il sottoscritto; seguì il banchetto sociale con oltre 100 invitati; chiuse la lieta giornata una bella accademia. Egli proseguirà gli studi a Roma per la laurea in Storia Ecclesiastica ».

Parafrasando questa notizia di cronaca si può scrivere che ancora una volta il Signore ha guardato alla parrocchia di S. Pancrazio e ha voluto per Sé il fiore più bello, don Ottavio. Qui la sera di lunedì 11 aprile, tra la commozione intensa a profonda di tutta la popolazione, si è ringraziato il Signore per averci donato questo fratello sacerdote le cui spoglie sono state accompagnate al cimitero. Disse parole di addio don Giuseppe Bregoli, parroco di S. Maria Assunta e compagno di classe del defunto, e il vecchio parroco don Domenico, che lo ebbe sempre come un figlio prediletto.

Don Ottavio nasce a S. Pancrazio di Erbusco il 28 marzo 1934; frequenta il seminario di Brescia e, dopo la ordinazione sacerdotale, studia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dove ottiene prima la laurea (1968) e l’anno successivo il dottorato(1969). Negli stessi anni si diploma in Archivista (1958) ed in Paleografia Diplomatica (1960). Ottiene anche la licenza in scienze ecclesiastiche orientali nel febbraio 1962.

In un breve intervallo degli studi svolge la funzione di vicerettore del seminario di Brescia e successivamente del seminario lombardo di Roma. Dal 1962 al 69 è scrittore dell’ Archivio segreto vaticano e dal novembre del 69 diventa archivista.

Sono anni di inteso lavoro e partecipazione a convegni di carattere storico-archivistica a Bruxelles, Mosca, Londra e Bonn.

Molti sono gli studiosi che si rivolgono alla sua cortesia e competenza per avere indicazioni ed aiuto nelle ricerche nell’immenso campo della storia ecclesiastica.

Attende all’ordinamento ed alla stesura degli inventari dei fondi «Macchi», «Berzi», «dell’ Archivio della Nunziatura di Parigi» e «di Mons. Ratti relativamente alla missione in Polonia negli anni 1918-1921» ed è impegnato nell’allestimento di importanti mostre documentarie ed alla stesura dei relativi cataloghi.

Dal ‘61 all’86 pubblica una trentina di studi fra i quali ricordiamo in particolare le quasi novecento pagine del volume « Il movimento operaio e contadino nel Bresciano (1878-1903)» edito a Roma nel 1972.

Per la stima che si è meritato il Santo Padre lo nomina nel 1986 docente di storia della diplomazia presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. E’ nominato socio corrispondente dell’Ateneo di Brescia (1971); consigliere dell’Ass. Archivistica eclesiastica (1972-74); postulatore della causa Giuseppe Tovini dal 1977; membro del comitato scientifico dell’Istituto Paolo VI di Brescia dal 1960,dell’istituto de estudios y documentos  Historicos di Città del Messico dal 1962 e del Consiglio di redazione della «Rivista di storia della chiesa in Italia» dal 1983.

Viene anche chiamato ad un altro prezioso e delicato compito quello di consultore della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi (1979). Egli collabora alla preparazione di relazioni storiche e teologiche nelle cause di beatificazione e canonizzazione di undici beati.

Nel dicembre 1987 gli è stato conferito il titolo di Prelato d’onore di Sua Santità.

Questa breve ed arida esposizione del curriculum dello studioso lascia scoperto l’aspetto altrettanto importante del servizio sacerdotale che non può essere filtrato attraverso le date, ma che si è svolto nel segreto del rapporto personale col Signore ed i fratelli.

Di questo hanno parlato confratelli ed amici nei brevi e commoventi commiati.

Per me e la mia famiglia resta un legame profondo che, dal primo incontro nel 1962 (il giorno della celebrazione dell’aggregazione di S. Pancrazio) all’ultimo nella casa di cura, si è venuto sempre più consolidando nel tempo e che ora purtroppo si riassume in ricordi incancellabili ed in un esempio di vita imperituro”.

Francesco Ghidotti

La Voce di Palazzolo,29 aprile 1988