I Colombo, una famiglia di artisti
Francesco Colombo (1708-1772)
Il pittore Francesco Colombo, nato probabilmente a Cortenuova nel 1708, arriva a Palazzolo nel luglio del 1735; il 4 febbraio 1736 sposa Armanni Chiara, del fu Santo del fu Francesco (nata il 22-11-1716).
Dalla loro unione nascono, dal 1737 al 1760, tredici figli, dei quali ne sopravviveranno solo cinque. Nel crollo di una casa avvenuto a Mura nella notte del 26 febbraio 1765, muoiono la moglie Chiara, di 48 anni e la figlia quindicenne, insieme ad altre otto persone. Nel gennaio 1736 accetta di riprodurre il disegno dello stemma della casata Cavalleri, come si presentava sul marmo del portone di Erbusco.
Il Rosa scrive che nella chiesa della SS.Trinità le pitture di un altare laterale dei SS.Gaetano e Alberto ed un altro dei ss.Erasmo e Pantaleone, sono del nostro pittore. Non è stato possibile individuare e quindi segnalare altre sue opere . Egli muore il 22 luglio 1772 a 64 anni di età.
Giacomo Colombo (1739-1828)
Figlio di Francesco,nasce il 10 gennaio 1739, pittore di professione, sposa il 16 giugno 1771 Lucia Verzerini di Battista (nata nel 1749 e morta a 46 anni nel 1795).Dal 1773 al 1789 gli nascono otto figli.
Non è possibile descrivere l’itinerario artistico del nostro; possiamo però elencare alcune sue opere, delle quali abbiamo documentazione sicura; sono in prevalenza pale di altari con soggetti sacri e stanno nelle seguenti chiese:
Siviano, ( 1777-78 SS.Faustino e Giovita), Bossico (1778, Maria Vergine con S.Rocco e Santi), Borgonato (1794, S.Fermo,S. Antonio, L.Gonzaga, Lucia, Apollonio, Vitale), Monticelli (1800,S.Rocco e Nicola da Tolentino), Ome (1790,Madonna con S.Nicola e Valerio, in sacrestia Madonna con S.Firmo e Santo Vescovo ,1801), Sulzano (Ultima cena), Provezze (morte di S.Giuseppe).
A Palazzolo nella chiesa della SS.Trinità,nel 1790 ha restaurato i dipinti del Carloni,ha dipinto la pala dell’altare maggiore rappresentante appunto la SS.Trinità. All’inizio dell’Ottocento ha effettuato restauri, non sempre riusciti, alla cappella di S.Rocco a Mura, all’affresco della chiesa dei Disciplini,(dietro il fondale del palco del Teatro Sociale).
Nel 1814 la Congregazione di Carità ordinava che sul muro della ricostruita abside della chiesa della Madonna di S.Pietro, dal pittore Giacomo Colombo di Palazzolo,” fosse dipinta la nuova effigie della Beata Vergine in tutto somigliante all’antica, con le medesime figure dei SS.Apostoli e con le altre medaglie, che si vedevano già prima ” della demolizione avvenuta nella notte fra il 9 e il 10 aprile 1805.
Molte santelle sparse nelle nostre campagne sono pure opera del nostro pittore che muore, a 91 anni , nel dicembre del 1828.
Giovanni Battista Colombo (1782-1813)
Figlio di Giacomo, nasce a Palazzolo nel maggio 1782. Scrive G.Bonasegale nel “Dizionario Biografico degli Italiani” che “il 2 gennaio 1804 si iscrisse all'Accademia di belle arti di Vienna, in età di venti anni, come risulta dal protocollo di ammissione. Dell'Accademia di Vienna era allora direttore H. F. Fuger, ritrattista e pittore di soggetti classici, molto legato a schemi tradizionali di insegnamento. Ben presto però il Colombo fraternizzò con F. Pforr e F. Overbeck, giunti a Vienna nel I806, trovandoli concordi con lui nel rifiutare gli schematismi accademici.
Nel 1808 cominciò a frequentare le riunioni settimanali nelle quali Overbeck, Pforr, J. Wintergerst, gli svizzeri J. K. Hottinger e L. Vogel e il viennese J. Sutter leggevano la Bibbia e riflettevano sullo scopo dell'arte, ravvisandolo nella fedeltà al vero. In particolare, durante queste riunioni, si rinsaldò l'amicizia del Colombo con Overbeck il quale, più tardi, scrivendo di lui al proprio fratello, lodava il suo amore per la Bibbia e la sua modestia.
Nel 1809 era a Roma, dove sposò Angelica, la figlia del pittore Franz Riegel. Il 20 giugno 1810 arrivarono a Roma Overbeck, Pforr, Vogel e Hottinger che l'anno precedente, a Vienna, insieme con Sutter (rimasto in quella città) avevano costituito il “Lukasbund” (confraternita di S. Luca).
A Roma, andarono a vivere nel convento abbandonato di S. Isidoro dove, nel settembre dello stesso anno, si trasferì anche il Colombo insieme con la moglie. Nel novembre anche il Colombo aderì al “Lukasbund”. Nella lettera a Sutter e Wintergerst del 10 nov. 1810 in cui Overbock dà notizia di questo avvenimento, il pittore rassicura i suoi amici sul fatto che il nuovo confratello è del tutto degno di diventare membro della nostra confraternita, e infatti “pieno di profondo amore per tutto ciò che è nobile e in particolare per l'antica vera arte, ... di puri principi sulla religione e la virtù “: sono qui enunciati i requisiti necessari per far parte del “Lukasbund” .
Nell'ambito della confraternita, i cui membri vennero poi chiamati nazareni, il ruolo del Colombo non è molto chiaro: i problemi teorici della pittura lo attraevano forse più che quelli pratici, e Overbeck, nel suo diario, il 14 sett. 1811 annotava: Colombo ” ritiene che siamo da biasimare perché diamo troppa importanza all'esecuzione” .E anzi la Howitt avanza l’ipotesi che possa essere il Colombo l’autore di un breve scritto sull’arte che si trovava, sena firma ne data, fra le carte di Overbeck.
In esso si sosteneva il principio estetico della “Seelenmalerei“, cioè di una pittura che privilegiasse i valori dello spirito piuttosto che quelli meramente formali, principio che era stato di Carstens e che, mediato da Eberhard Wachter, era in qualche modo rifluito nelle discussioni dei nazareni e nel loro atteggiamento verso l'arte: il giovane che vuole affrontare lo studio dell'arte, poco può imparare nelle accademie che sono assolutamente insufficienti come scuole; è bene perciò che egli si rivolga ad altri maestri: la natura e i grandi del passato e, fra questi, soprattutto, ovviamente, Raffaello e Michelangelo. Non si può avere la certezza che il brano riportato dalla Howitt sia stato scritto proprio dal Colombo, certo è che, se i giovani artisti nutrivano allora una vera venerazione per Carstens e Wachter in particolare il Colombo era con quest'ultimo in rapporti di amicizia e aderiva rigorosamente ai suoi orientamenti artistici, tanto che la Howitt ritiene possibile che egli sia stato suo allievo.
La vita dei “Lukasbruder” a S. Isidoro era legata ad una stretta osservanza monastica: i confratelli vivevano ognuno nella propria cella, mangiavano tutti insieme, le loro discussioni vertevano sui principi dell'arte e su temi religiosi.
Nel 1811 il Colombo andò a Nemi, per raggiungere Pforr malato, e vi si trattenne per undici giorni durante i quali si dedicò soprattutto a studi di paesaggio. Nello stesso anno Overbeck eseguì il Ritratto di Giovanni Colombo (Lubecca, MuseEn Fíur Kunst und Kulturgeschichte der Hansestadt), un giusto tributo all'amico che lo aiutava anche a preparare i quadri e a sceglierne l'iconografia. Non si esclude che Overbeck stesso abbia subito il fascino intellettuale del Colombo quando, nel 18I3, decise di convertirsi al cattolicesimo: fu la moglie del Colombo a portare la notizia di questa conversione a Sutter, il quale dichiarò di considerare questo giorno uno dei più importanti della sua vita. La morte di Pforr, nel giugno del 1812, provocò una profonda crisi nell’ ambito del “Lukasbund”
ed i confratelli decisero di lasciare il convento di S. Isidoro per trasferirsi a Palazzo Guarnieri, presso la famiglia Pulim, dove già abitava Johannes Veit.
Il Colombo vi si trasferì nel settembre di quello stesso anno insieme con la moglie ed il figlio Raffaello.
Nel 1812-13, per un breve periodo, soggiornò di nuovo a Vienna, dove viveva una sua sorella ;(ma J. Schnorr von Carolsfeld, Briefe aus Italien... 1817 bis 1827, Gotha 1886, p. 340, parla di una cognata, presso la quale il Colombo aveva lasciato un pacco di disegni e stampe).
Nel 1816 J. Wintergerst eseguì il dipinto Riconciliazione di Ludovico di Baviera con Filippo il Bello (Lubecca, Museen fur Kunst und Kulturgeschichte der Hansestadt), nel quale raffigurò il Colombo insieme con Overbeck, Pforr e se stesso nelle vesti di religiosi. Nel I817 al gruppo dei nazareni furono commissionati gli affreschi per il casino Massimo a Roma, e il Colombo aiutò Overbeck nei disegni preparatori per la Stanza del Tasso.
Nello stesso anno fu tra i pittori incaricati di affrescare nel museo Chiaramonti in Vaticano le lunette con le gesta di Pio VII che il Canova volle far eseguire a sue spese per esternare al papa la propria gratitudine: il Colombo raffigurò nella sua lunetta, terminata nel 1818, L'unione dell'accademia archeologica con quella di S. Luca. Da questo momento, che corrisponde anche ad una evoluzione della concezione di vita del gruppo dei nazareni, basata su una maggiore libertà individuale, le notizie sul Colombo si perdono. Sappiamo soltanto che abbandonò progressivamente la pittura per dedicarsi al restauro . Morì a Roma il I9 febbraio 1853.
La Voce di Palazzolo, 5 giugno 1998