I Galignani editori e benefattori
Intorno ai membri di questa famiglia hanno scritto molti autori, dal Maza-Brescianini al Mainetti, dal Lanfranchi a Don Barbieri e al Chiappa, per parlare dei Palazzolesi. Poi il Treccani ed il Marchettini, infine la dott. Neè con una tesi di laurea sull’editore Giovanni Antonio.
Come si vede il materiale non manca. Quello che è mancato, per gli anni passati erano, come abbiamo già accennato, i dati anagrafici forniti dai registri dell’archivio parrocchiale, che ora possiamo utilizzare. Per questa famiglia gli scritti dei vari autori, saranno completati con questi dati.
La famiglia Galignani
Come scrive il Chiappa in un articolo del 1968, “la famiglia Galignani venne ad abitare a Palazzolo presumibilmente nella seconda metà del ‘300,proveniente dal paese di Gallignano, in provincia di Cremona.
La più remota attestazione scritta circa la presenza dei Galignani a Palazzolo,l’abbiamo dal Liber Massarie del 1415 dove compare un Petrus de Gallegnano, personaggio che doveva avere una certa influenza negli affari comunali, tanto che, in quell'anno, fa parte di una ambasceria mandata dal comune palazzolese a conferire col signore di Brescia Pandolfo Malatesta.
Lo stesso Pietro compare anche nel Liber Imbotaturarum del 1417 e dall'ammontare del suo imbottato si può dedurre fosse un proprietario terriero di media grandezza. E' da sottolineare il fatto che in questi due registri del primo quarto del XV secolo questo Pietro è l'unico Galignani che figuri dimorante nel paese: si può quindi prospettare l'ipotesi che Pietro Galignani sia il capostipite di tutta la discendenza palazzolese.
Cinquant'anni dopo infatti, nella Vicinia Generale degli abitanti di Palazzolo, convocata nel 1468 per decidere l'espulsione degli Ebrei, figurano residenti a Palazzolo altri Galignani:
Bartolus de Galegnano - Jacopus de Galegnano - Thomas de Galegnano - Fidelis de Galegnano.
Si tratta certamente di discendenti o di parenti del Petrus del 1415, sebbene, per mancanza di documenti ad hoc, non sia possibile stabilire le connessioni genealogiche tra queste varie persone.
Cronologicamente anche il Bonetus , armigero dovrebbe appartenere al clan dei Galignani vissuti intorno alla seconda metà de '400.
Dei vari Galignani ricordati nella Vicinia del 1468 si hanno notizie sporadiche e saltuarie: a Tomaso Galignani il Comune cede l'antico viottolo che dalla porta di Milano (a Mura) portava alla “rosta”, mentre il Galignani si impegnava a restaurare il revellino della detta porta e a costruire una nuova strada fuori della mura.
Bartolo Galignani fu notaio e influentissimo consigliere comunale per tutta la prima parte della seconda metà del '400; compare infatti per la prima volta sulla scena pubblica il 23 ottobre 1445 nel corso di una investitura e poi puntualmente, come consigliere in tutti i consigli comunali fino al 1471, dopo di che il suo posto è preso da Fedele ed in parte da Pietro ai quali accennerò tra breve.
Il progressivo aumento dell'influenza e dell'importanza di Bartolo Galignani è testimoniata anche dal fatto che, col passar degli anni, il Bartolo, che in origine è indicato senza nessun prefisso di dignità, viene poi indicato col termine “ser” e talvolta col titolo, improprio, di “dominus “, benché egli sia sempre rimasto “homo” o e non abbia mai raggiunto la “civilitas “ bresciana.
Furono creati “ cives” invece alcuni suoi nipoti, figli di un suo figlio morto in giovane età. Nell'estimo cittadino del 1459 sono per la prima volta annotati, tra i “cives” abitanti in Palazzolo: “Petrus et Franciscus filii quondam Zanini, Bartoli de Galegnano” ed in un altro registro d'estimo del 1469 il suddetto Pietro è indicato come: “abiaticus Bartoli de Galegnano”.
Il “civis” Pietro Galignani compare ancora nell'estimo del 1475, ma negli estimi successivi nessun Galignani è più registrato tra i “cives “palazzolesi; così, per motivi ignoti, la famiglia Galignani, che era riuscita a raggiungere-con qualche suo membro-il traguardo della “civilitas” quasi contemporaneamente ai Duranti ed agli Zamara, dopo vent'anni rientra nella classe sociale degli ”homines” e vi resterà per sempre.
Nel 1501 troviamo a Palazzolo i seguenti componenti la famiglia Galignani:Antonio e Bartolino fratelli;Pietro, prete; Pietro (laico che possiede 71 piò di terra e che potrebbe identificarsi col Pietro del fu Zanino, già” civis” fino al 1475), Pietro del fu Beltramo (ben distinto dai due suddetti Pietro) Giacomello, Giovanni,Arrigo, Venturino.
E' comunque probabile che altri Galignani abbiano vissuto a Palazzolo nel XV secolo, anche se non sono compresi tra quelli sopra elencati. Anche per questa, chiamiamola così, terza generazione, non è possibile, per mancanza di documenti, stabilire connessioni genealogiche tra loro e con i precedenti componenti la sempre più numerosa famiglia Galignani.
Il sacerdote Pietro Galignani è attivo a Palazzolo già nel gennaio 1496- sotto tale data infatti ottiene in prestito dal Comune 400 tegole probabilmente necessarie per ritegolare la Pieve, che stava subendo in quegli anni l'ultimo processo di trasformazione architettonica.Da notare che questo sacerdote è ancora vivo ed attivo a Palazzolo nel 1512.
Il Pietro fu Beltramo figura in un atto di investitura del 1481.Venturino Galignani è il committente, nel 1495, di uno scomparto del polittico tuttora esistente nella Cappella di S. Rocco a Mura.”
Don Giuseppe Galignani benefattore dell’Ospedale (1692-1771)
“Fautore principale del progetto del nuovo ospedale, fu un nostro sacerdote: il canonico don Giuseppe Galignani, che con suo testamento in data 30 aprile 1770, rogito notaio Gio.Battista Prestini di Palazzolo,lasciava tutta la sua sostanza mobile ed immobile,fra questa il terreno Cornaletto di Riva,allo scopo della fondazione di un nuovo ospedale” così scrive il Lanfranchi.
Giuseppe Galignani,figlio di Francesco del fu Gio.Giacomo e di Francesca di Antonio Maza,che si erano sposati nel 1685, nasce nel febbraio 1692, ultimo di cinque figli. Nel 1715 a 23 anni, è diacono in Brescia. Diventato prete, nel 1737 è cappellano nell’oratorio di San Rocco e nel 1756 canonico curato fino al 1764. Abita sulla Riva, in contrada detta del Buco o sia della Porta.
Per le sue responsabilità pastorali legate alla quadra di Riva, nel suo testamento dispone eredi universali “li poveri laici abitanti della Quadra di Riva, specialmente quelli infermi ed inabili a guadagnarsi il necessario sostentamento ed anche gli impotenti a provvedersi un letticiuolo per l’importante separazione di figlioletti innocenti” .
Il documento si chiude con questa clausola: “che se mai accadesse in qualunque tempo per sovrana permissione la erezione di un ospitale in questa terra, allora ed in tale caso s’intenderà questo sostituito e surrogato immediatamente in luogo delli suddetti poveri infermi, inabili ed impotenti della suddetta Quadra di Riva, e conseguentemente si avrà per caducata ed inordinata detta Commissaria la quale si devolverà ipso iure nelli sigg.Inspettori ed amministratori dell’Ospitale stesso per l’impiego di detti annui prodotti nel soccorso e sollievo di quei poveri infermi, chi ivi si ricoverassero”.
Nel dicembre del 1770 i palazzolesi decidevano di erigere a loro spese un ospedale e il 6 gennaio 1771 veniva inoltrata al Doge di Venezia la richiesta per ottenerne il consenso,che veniva concesso con ducale del 16 febbraio 1771.
Il Galignani non ebbe la ventura di conoscere la felice conclusione della pratica, perché moriva nel gennaio dello stesso anno, ma il reddito dei suoi beni venne impiegato per il mantenimento dei ricoverati nel nuovo ospedale.
Don Benedetto Galignani, memorialista (1708-1763)
Come era consuetudine di quei tempi, il manoscritto della “Istoria” della nuova parrocchiale non reca il nome dell'autore, ma da ciò che è scritto alla pagina 98 a riguardo dei funerali dell'arciprete Suardo, si intuisce chiaramente che l'autore è il prete Benedetto Galignani.
Figlio di Bartolomeo e di Felicita Vezzoli, primo di sei fratelli, era nato il 22 maggio 1708; da un elenco del clero dell'anno 1727 risulta che aveva diciannove anni ed era avviato al sacerdozio, avendo ricevuto gli ordini minori. Dieci anni dopo, negli Atti delle Visita Querini è elencato tra i sacerdoti della parrocchia in qualità di confessore. Il 24 aprile 1742 viene nominato economo del primo canonicato per la morte del titolare don Francesco Manenti.
Scrive il Mainetti che” fu dotto e pio e di grande carità. Egli non godeva di beni ecclesiastici, ma viveva di rendite patrimoniali della sua famiglia”.
Nell'estate del 1752,correndo una grande siccità, i Palazzolesi ricorsero al Santo Crocifisso e, ottenuta la sospirata pioggia, sciolsero il voto con una grande processione. La descrizione minuta di questo avvenimento venne scritta dallo stesso Galignani e cento anni dopo, nel 1852, stampata in un piccolo opuscolo.
Contemporaneamente, negli anni dal 1748 al 1763, cioè fino a due mesi prima della sua scomparsa, egli si occupò della stesura dell”Istoria semplice, ma veridica della fabbrica della nuova e magnifica parochiale archipresbiterale di Palazzolo”. Egli scrive “tali cose per mio diletto e passatempo e per lasciare ai posteri di mia casa qualche memoria di quella, giudicandola io (la chiesa) un’opera degna di perpetuità”
Viene infatti a morire il 16 giugno 1763 all'età di 54 anni.Nel Registro dei morti 1762-1790, sotto la data del 17 giugno si legge:”Rev. D. Benedictus Galignani, filius q. Bartolomei pietà te nondum integritate et exemplo nec non animarum salutis, studio praecipue in enunciando verbo Dei et audiendis confessionibus usque ad ultimas dies suae vitae multum laudabilis. Aetatis annorum quinquaginta quattuor in domo propria in comunione S.ta Matris Ecclesiae animam Deo reddidit cuius corpus praedicta die supultum est in Ecclesia Parochiali in sepulchro sacerdotum......
Giovanni Antonio Galignani celebre editore (1757-1821)
“Giovanni Antonio Galignani, di Palazzolo sull'Oglio-scrive U.Treccani nella rivista Arengo del marzo 1935-militò onorando se stesso e la sua terra d'origine. Non le armi gentilizie furono presenti alla sua nascita, che avvenne nel 1757 in via Mura, ma i geni tutelari dell'onestà e di una certa agiatezza avite della plebea sua famiglia ed una vivissima intelligenza, che unità ad una ferrea volontà lo porteranno a distinguersi decisamente nelle città di Londra e Parigi.
Studente a Brescia nelle Scuole Superiori di fondazione veneta, obbedendo al fiero carattere ed allo spirito di casta in lui fortemente sentito e piena la testa delle dottrinarie affermazioni di Voltaire, si schiera dalla parte democratica; ma le sommosse popolari di Palazzolo del 1779, cui tengono dietro arresti, fughe, processi, condanne, devastazioni, saccheggi e vendette, rendono al giovane cittadino inesorabilmente inabitabile l'ambiente del borgo natio e lo sospingono all'esilio,in Inghilterra, ove non si lascerà sommergere da alcuna avversità.
Dotto, volitivo, incorruttibile, nella babelica e fumosa capitale britannica ne studia, ed apprende alla perfezione, la lingua; campa impartendo lezioni di italiano e di latino ai figli di famiglie cospicue ed ha modo, nel medesimo tempo di entrare in rapporto con personaggi insigni. Unitosi in matrimonio con una distintissima signora inglese, ricca d'ingegno, che diverrà in seguito sua preziosa collaboratrice nelle sue future imprese filologiche ed editoriali, gli nacquero due figli: Antonio nel 1796 e Guglielmo nel 1798, destinati poi a succedergli nell'eredità delle sue sempre più crescenti aziende.
Nel 1800, in pieno inizio della gloria napoleonica, si trasferisce a Parigi ed ivi, in via Viviennes apre un commercio delle migliori opere di scrittori inglesi e fonda pure una Biblioteca inglese. Modesti sono i suoi inizi ma la fortuna gli è propizia, l'ambiente tumultuoso ed eroico del momento gli facilità il compito, in più il ferreo volere del fondatore vigila, ordina, crea un clamoroso trionfo.
La sala di lettura “Galignani” e la sua libreria si tramutano, adagio adagio, in un cenacolo fastoso, dove si danno convegno gli uomini più eminenti francesi, inglesi, italiani ed americani, i più famosi uomini della politica, dell'arte, della letteratura.
A dare maggior forza e nuovi formidabili elementi di vita al suo istituto, già fiorentissimo, il Galignani, nel 1808, fonda una rivista mensile di letteratura inglese, il Monthly Repertory of English Literature, e non pago, nel 1814 , per i cittadini inglesi residenti a Parigi, crea un proprio giornale redatto nella loro lingua: The Galignani 's Messenger quotidiano politico, letterario e commerciale.
Il giornale riuscì un periodico così ben composto,che meritò subito il conforto di molti lettori e il giudizio lusinghiero del Larousse, il quale spiegava nel suo Gr. Dictionnaire il successo della pubblicazione " à cause de l'étendue presque universelle et de l'exactitude de ses informations".
Morì a Parigi a 64 anni, nel 1821, Giovanni Antonio Galignani; non morì però l'opera sua libraria e giornalistica, che assunta dai figli del fondatore, Antonio e Guglielmo, continuò a vivere prosperando sempre più, sino al lontano l904,così compiendo quasi un secolo di vita gloriosa.
Il Galignani 's Messenger,per il suo formato, per il suo notiziario, per la calda sua intonazione di amicizia franco-inglese, per l’opera di illuminata assistenza verso i sudditi britannici e italiani residenti all’estero, divenne uno de' più rinomati giornali e godette fama mondiale. Fruttò ai fratelli comproprietari Galignani un vistoso patrimonio, che essi erogarono interamente a scopi filantropici a Neuillj (Boulevard Bineau), a Corbeil e nel lontano Palazzolo, terra natale del compianto genitore.
Nella prima cittadina costruirono una Casa di ricovero, destinata a ospitare vecchi e poveri letterati ed artisti, nella seconda eressero invece un ospedale; in Italia, al caro borgo bresciano, inviarono sempre e periodicamente generose elargizioni e pronti sussidi.
Lord Cowleys, a nome del governo,inglese, offriva ai generosi fratelli Galignani un magnifico dono in segno di riconoscenza per la valida difesa prestata agli interessi britannici in terra straniera. Il Larousse nella sua Grande Enciclopedia chiamò il giornale: "revue considérable et de grande autorité". Corbeil, graziosa cittadina specchiantesi nelle solenni acque della Senna, e posta ad una quindicina di Km. da Parigi, memore di tanto beneficio ricevuto, eresse in memoria dei fratelli Galignani, spentisi, l'uno (Antonio) nel 1873, l'altro (Guglielmo) nel 1884, un artistico monumento con questa dedica:
A
ANTOINE ET WILLIAM
GALIGNANI
LA VILLE ET L’ARRONDISSEMENT
DE CORBEIL RECONAISSANT
Morti i proprietari senza prole, l'amministrazione dell'opera Galignani, passò nelle mani di una società all'uopo costituita, la quale condusse l'azienda sino al 1904, anno in cui resesi più facili le comunicazioni tra Londra e Parigi e sorto in questa città un grande giornale americano, la Società si sciolse ed il Messenger gloriosamente finì dopo quasi un secolo di vita.
Ma l'opera di Giovanni Antonio Galignani, benché terminata, rimase ben fissa nella memoria dei beneficati e degli studiosi di cose patrie; già illustrata con grafici e documenti nell'ultima Esposizione di Milano del 1906 - reparto: Italiani all'estero - è oggetto di orgoglio ai bresciani tutti, che in essa rinvengono doti precipue e caratteristiche di nostra gente: lavoro, bontà, patriottismo.”
G.Antonio Galignani chirurgo e benefattore (1847-1908)
Nato a Palazzolo il 10 luglio 1847 e battezzato dal canonico don Giuseppe Bettinelli,poi parroco, con padrino Luigi Donati, a sua volta divenuto sindaco, è figlio di Giuseppe di Antonio e Paola Omboni di Gianmaria. I suoi genitori si erano sposati nel 1841 e Antonio è il quinto di una bella nidiata di figli, dei quali pochi sopravvissero.
Nel 1846, anno in cui nasce Teresa Caterina,muoiono in agosto a distanza di pochi giorni Marco Antonio di due anni e la stessa Teresa.
Scrive il Lanfranchi "pareva che l'ultimo genito Paolo, di questa sfortunata famiglia, riuscisse ad affrontare la vita, ma non raggiunse i quindici anni. Solamente G.Antonio, pure esso di gracile salute, sopravvisse.I desolati genitori dedicarono tutti i loro affetti a cure all'unico figlio rimasto; dopo l'istruzione elementare l'inviarono a Chiari,dove aveva potuto ottenere una borsa di studio, indi gli fecero completare gli studi a Pavia,studi che si conclusero con la laurea in medicina e chirurgia.
Eravamo nel 1870, al neo-dottore si schiudeva la vita vera e propria;giovane di soli 23 anni fu conquiso dagli entusiasmi del momento: la terra di Francia era stata invasa dai Prussiani, dall'Italia partivano volontari per la nazione sorella; il dottor Galignani si offrì come medico.Data la sua precaria salute la domanda non fu accolta; non gli rimase che esplicare nella sua Patria l'opera come sanitario ed assunse una supplenza medica a Castel San Giovanni, a pochi chilometri da Piacenza.
Conobbe la donna che divenne la compagna della sua vita in un caso quasi da romanzo,il cav.Giacomo Ferrari di Piacenza, che aveva delle proprietà a Borgonuovo presso Castel San Giovanni, ebbe un incidente di viaggio, la sua vettura si rovesciò in aperta campagna con gravi conseguenze. Il dottor Galignani accorso portò i primi aiuti al ferito, lo trasportò alla propria casa. In quest'occasione il dr.Galignani incontrò la figlia Elisabetta del cav.Ferrari e l'incidente grave si chiuse lietamente, con un matrimonio.La nuova famiglia si accasò a Piacenza da dove più non si mosse; purtroppo non vi furono figli, ma un pro-cugino chiamato da Palazzolo vi portò la nota gaia che è tutta della gioventù.
Il dott.Galignani dedicò la vita alla sposa, alla scienza ed all'istruzione del nipote.Quando non era all'ospedale civile di Piacenza, ove fu primario per ben cinque lustri, a casa studiava ed ivi radunava uomini di scienze e di lettere. Basta ricordare il celebre professore di chimica- farmaceutica all'Università di Bologna Discoride Vitali (1832-1917) che era intimo del Galignani.
E come il Vitali anche il nostro concittadino lasciò opere scientifiche. Abbiamo sott'occhio una pubblicazione della Rivista Italiana di Terapia e Igiene del 1888 che il Galignani dedicò alla sua genitrice con queste dedicate parole: "Alla mia buona madre-Paola Omboni- questo povero peregrino fiore-spuntato sulla sua tomba".
E' esposto un nuovo metodo di chirurgica del Galignani “per escindere il nervo dentale inferiore innanzi che penetri nel canale della mandibola”, metodo molto più semplice e facile di quelli suggeriti dall'americano Warren dall'italiano Parravicini; presentato al XII Congresso Medico tenutosi nel 1887 a Pavia ebbe l'approvazione unanime.
Il Galignani fece studi particolari anche sulle malattie degli occhi ma, a quanto ci risulta, il prezioso materiale andò disperso e forse distrutto.
Morì improvvisamente l'8 dicembre sulla pubblica via a Torino ove era ospite presso un amico.La salma venne trasportata a Piacenza vi riposò per 30 anni, poi "pietà amorevole di parenti e riconoscenza di orfani beneficati" vollero trasportate le spoglie a Palazzolo
Con testamento del 17 ottobre 1908 il Galignani aveva nominata erede generale la Congregazione di Carità di Palazzolo con l'obbligo di passare all'ospedale civile, amministrato dalla congregazione stessa, la biblioteca privata di medicina, di versare una data somma a dei parenti e di destinare tutto il rimanente della sostanza "faticosamente guadagnata" all'erezione in Palazzolo di un Orfanotrofio maschile entro trent'anni dalla morte.
Il dott. Galignani ancora vivente aveva fatto pratiche, quasi conclusive per l'acquisto della casa Rampana-Damioli di Mura,forse con l'intenzione di destinarla all’istituzione da lui sempre sognata, poi, vivente, come compatrono della Rettoria, parlando con amici,progettò di realizzare la sua aspirazione usufruendo dei locali della Rettoria stessa, certamente con l’intendimento di ridare nuova vita attiva alla cinque volte secolare pia opera di Mura coll’aggiungere alla propaganda di fede nella quadra,quella della carità morale e materiale per i poveri derelitti del paese”.
Il legato Galignani, ammontante allora a un capitale di circa 80.000 lire, sebbene cospicuo non era sufficiente per l’attuazione del progettato orfanotrofio. I Palazzolesi con generosità risposero all’appello dell’ing.Gasparini, presidente della Congregazione di Carità, e il 22 settembre 1916 veniva approvata la istituzione di quello che sarà poi l’Orfanotrofio Galignani,che avrebbe dovuto essere intitolato a Giuseppe Galignani e Paola Omboni, genitori del dott.Antonio.
La Voce di Palazzolo, 4 settembre 1998