La famiglia casagrandi di almenno
pubblicato il: 26/11/1999
da: La voce di palazzolo

La famiglia Casagrandi da Almenno

Fra i nati a Palazzolo nel 1616 compare un Giuseppe Casagrandi; altri membri della stessa famiglia provenienti da Almenno, sono presenti dopo la metà del secolo XVII°, sono i fratelli Antonio e Giovan Battista, figli di Pietro. Essi sposano due sorelle Donati; un 'altra Donati, Domenica, sposa nel 1687 Bonari Giovanni.

Antonio nel 1687 sposa Lucia Donati da cui ha 11 figli, fra i quali Giacomo,(1691-1767) che sarà prete, cappellano della chiesa di Costa di Monticelli in diocesi di Bergamo.

Giovan Battista, calzolaio, sposa nel 1702 Caterina Donati; rimasto vedovo si risposa nel 1706 con Lucia Bonadei.Nel 1727 sappiamo che ha 57 anni e un figlio, Francesco di 9 anni. Nel 1728 nasce un alro figlio , Giuseppe che diventerà prete. Nel 1744 dichiara " di avere moglie infermitia, due figlioli et una femmina nubile; fa l'arte di calegaro, cola cevo per candele; può ritraere dalla sua industria scudi 80 coi quali vive".La figlia Elisabetta sposerà un Torre. Egli muore a 75 anni nel 1749.

Francesco di Giovan Battista ( 1718-1799) sposa nel 1740 Lucia Malzanni da cui ha nove figli: il primogenito è Giovanni Battista, nato nel 1741 poi prete; Carlo Antonio (n.1745), Bernardino (n.1750) notaio, vice cancelliere comuale. Nel 1764 è annesso fra ai nuovi originari. Nel 1782 lo troviamo quale sindaco per la quadra di Mura.

Don Giuseppe di Giovan Battista (1728-1805)

Dottore in Sacra Teologia, protonotario apostolico, valente predicatore e maestro nelle scuole di grammatia e rettorica, nel 1770 è nominato secondo canonico coadiutore .

Nel 1753, come scrive il Galignani,don Giuseppe "ha sborsato al sig. Vidari cassiere (della nuova parrocchiale) lire piccole 120, per tante da lui raccolte in più sere e guadagnate con la sua industria e virtù havendo in casa sua nè giorni carnovaleschi, co' suoi scolari rappresentato un'opera di s.Agnese, con sommo piacere di tutto il paese".

Il Rosa che lo ebbe come maestro " aveva credito d'insegnar bene il latino-scrive -ma di essere di una fierezza e di una crudeltà e precisione orrenda nel castigare gli scolari, dalle quali però si era moderato alquanto, dopo aver incontrato dei disturbi per parte di qualche suo scolaro da lui troppo austeramente castigato; e massime dopo che aveva egli preso per compagno un altro maestro di carattere più mite:il prete don Giovanni Foglia".

Scrive ancora il Rosa, " terminata col fine di quel anno scolastico 1766 e decimo sesto della mia età, la mia Rettorica si pensò per l'anno seguente o per i due anni alla Filosofia. Quel maestro Casegrandi aveva fatta questa scuola a qualchedun altro prima e mentre noi eravamo nella grammatica.. e noi assuefatti a quella scuola, come i pulcini sotto la chioccia, e per non separarci fra noi medesimi, e non fare incontrare ai nostri parenti spese maggiori, pregammo il maestro di volerci trattenere alla sua scuola pur anco i due anni successivi della Filosofia.I nostri rispettivi parenti lo pregarono egualmente. Noi eravamo sette scolari, buoni amici, ben allevati ed istruiti unitamente, o famigliarizzati e fra di noi e col maestro, e mediocremente dotati di talento e di buona volontà. Il maestro si arrese alle nostre domande e ci aprì scuola di Filosofia".

Proprio con don Foglia intraprese una lunga e dispendiosa lite coll'arciprete Muzio per ottenere la comparrocchialità; lite che, durata fino al 1784,si concluse con la riconferma della dipendenza dei canonici dal parroco.

Nel 1778 è implicato nell'affare dei banchi della nuova chiesa parrocchiale; si schiera col partito favorevole ai banchi privati e contro di lui viene esposta, sopra la porta della chiesa vecchia, una "satira".

Al tempo della "rivoluzione" è dalla parte dei "giacobini" e nel gennaio 1799 ,come scrive il Pezzoni," ad istanza del canonico Casagrandi e del rimanente dei giacobini sono venuti da Brescia a chiudere l'oratorio del Suffragio".

A seguito delle sue posizioni "viene mandato dal Vescovo di Brescia nel convento dei Cappuccini ( a Cologne) a far penitenza per lo scandalo che ha dato al tempo della Rivoluzione".

Don Giovanni Battista di Francesco

Nato nel 1741,"appena uscito dal Seminario e dai suoi studii compiuti" nel 1767,in assenza dello zio canonico, che era lontano da Palazzolo a predicare i Quaresimali,fa da maestro al Rosa,che ne parla bene e riconosce che lo aiutò "ben meglio per gli elementi di aritmetica e qualche poco di geometria e per le sue variazioni ed aggiunte alla fisica".

Nel marzo 1797 figura tra i firmatari del Proclama di ribellione alla Repubblica Veneta. E' nominato municipalista per due anni successivi. All'arrivo degli Austro-Russi, il 24 aprile 1799 fugge come gli altri giacobini. Anche lui viene dal Vescovo mandato per punizione a fare penitenza in convento ai Camaldoli .Insieme ai fratelli ha una casa con bottega nella contrada entro la Porta di Mura. Nel 1803 è fra i deputati alla costruzione della Torre del Popolo.

Carlo Antonio di Francesco

Nato nel 1745 sposa Orsola Taveri e dal 1775 al 1799 ha dieci figli fra cui

Giuseppe (n.1779) dottore in legge; Gio. Battista (1784-1842); Caterina (n.1786) che sposerà Crescini), Pietro (1488-1817),Luigi (1793-1819),Angelo (1796-1821).

Nel 1791 risulta avere in casa propria tre fornelli per la trattura della seta.

La figlia Lucia (n.1791) maritata nel 1828 a Bonari Simplicio, è proprietaria della casa in Via Mura, muore nel 1854. Con Lei si estingue la famiglia Casagrandi.

La Voce di Palazzolo, 29 dicembre 1999