Quattrocento anni fa S. Carlo visitava Palazzolo
Ai primi di ottobre del 1580 l’allora Arcivescovo di Milano Cardinale Carlo Borromeo, visitava la nostra terra. Lo faceva in qualità di delegato apostolico incaricato dal Papa Gregorio XIII a visitare le città e le diocesi di Cremona, Novara, Lodi, Brescia e Bergamo.
Prima di venire di persona aveva mandato un suo delegato: mons. Ottaviano Abbiati de Foreriis che dal 17 al 20 luglio 1580 aveva visitato tutte le chiese, sia dentro che fuori la cerchia delle mura, aveva interrogato i preti, dal parroco don Giuseppe Duranti ai canonici don Pietro Marzoli e don Pompilio Duranti, al rettore di San Giovanni don Gualdrino Conti e i rappresentanti delle istituzioni caritative della nostra parrocchia.
Egli trovò gli edifici delle chiese in condizioni pietose: su otto visitate, quattro furono trovate indecenti, altre senza paramenti, perfino senza candelabri e con pavimenti in terra battuta. Tranne la parrocchiale e quella di San Giovanni, le altre chiese erano tenute costantemente chiuse e utilizzate come magazzini; venivano aperte una volta all’anno per celebrarvi la festa del Patrono.
Le istituzioni caritative erano piccoli feudi in cui le famiglie più in vista, come i Duranti, avevano a capo i loro uomini, i quali ne approfittavano, oltre che per favorevoli permute di terreni e case, per farsi rilasciare in affitto, sempre a condizioni vantaggiose, terreni redditizi. Anche le annuali distribuzioni di denaro, di derrate alimentari o di sementi erano fatte tra le famiglie del paese in modo sconveniente, dando luogo a scandalose ingiustizie note a tutti e da tutti biasimate anche apertamente. Il clero era un po’ lo specchio dei tempi: l’arciprete era di buoni costumi, ma aveva cercato di usurpare dei terreni; dei due canonici, il Pompilio Duranti era chierico e si faceva sostituire nella cura d’anima pagando un altro prete e tenendosi gran parte del reddito del canonicato. Il rettore di San Giovanni poi venne costretto ad allontanarsi dall’incarico essendosi inimicata l’intera Quadra per la sua esosità e mancanza di adempimento dei suoi doveri.
Ai primi di ottobre, come abbiamo detto arrivava il Cardinale Carlo Borromeo. Non sappiamo, perché mancano i documenti delle deliberazioni comunali del tempo, cosa avessero organizzato per l’occasione i Palazzolesi. Possiamo pensare che si saranno comportati come le altre comunità parrocchiali della Diocesi e cioè che il Cardinale sarà stato accolto ai confini della terra e accompagnato in processione dal clero, dalle autorità e dal popolo fino alla chiesa parrocchiale, passando sotto archi intrecciati di rami e fiori finti, come si usa ancora oggi in certe sagre di paese.
Giunto in chiesa, fatta l’adorazione alla croce, ha preso la parola ed ha ammaestrato il popolo dal pulpito. Dopo la benedizione e la concessione ai presenti dell’indulgenza solita di cento giorni, si è dedicato alla visita pastorale secondo le norme canoniche. Ha celebrato la Messa e distribuito la Comunione. Sono seguiti gli interrogatori del clero, del Podestà, dei Sindaci agenti a nome della comunità e dei deputati delle varie “schole” e istituzioni caritative.
Alla base di questa rapida ispezione c’erano le notizie contenute nei verbali redatti dal notaio Pezzanio, che aveva accompagnato mons. Abbiati, e sulla base dei quali, l’anno successivo vennero emessi i Decreti che davano ordini per estirpare gli abusi riscontrati e per ridare dignità ai luoghi di culto.
San Carlo lasciò certamente un vivo ricordo di se stesso e della sua venuta e, seguendo la sua raccomandazione, all’ingresso del paese furono collocate delle colonnette in pietra di Sarnico recanti la croce. Una ne rimane all’incrocio delle vie Zanardelli e Sgrazzuti.
S. Carlo Borromeo fu poi oggetto di particolare culto da parte di Palazzolesi che gli dedicarono un altare nella parrocchiale, adorno di un quadro che lo ritrae in preghiera e ancora è raffigurato nella pala dell’altare della demolita chiesa di S. Maria Maddalena (ora collocata sull’altare dei santi nella nuova parrocchiale,opera del pittore Grazio Cossali, detto il pittore di San Carlo) e in quella di San Sebastiano.
Inoltre un cartiglio in legno era collocato sul pulpito della vecchia parrocchiale sul quale era scritto:
Hic
Carlus Borromeus
in concionem ascendes
anno MDLXXX
Christi scientiam plebem
docuit
Ancora oggi una lettura dei Decreti di visita emanata dal Borromeo meraviglia per la pignoleria e la precisione delle prescrizioni sul riordino della chiesa, sugli obblighi imposti ai sacerdoti, al Consorzio di Carità e ai Monti di Pietà.
Purtroppo, come spesso accade, siccome troppe erano le persone e le istituzioni costrette a conformarvisi, i decreti furono solo in parte eseguiti, come si può constatare dai documenti delle visite pastorali successive.
Ciò che invece mi pare di poter affermare è che la vita religiosa della nostra comunità ebbe un forte stimolo ad adeguarsi al grande moto di rinnovamento postconciliare che San Carlo aveva impersonato.
La Voce di Palazzolo, 3 ottobre 1980