Gli Zamara,una famiglia di notai, religiosi e benefattori
Una delle più antiche famiglia palazzolesi è quella degli Zamara;essi furono prima grandi possessori di terre e poi, nel secolo XIV, entrarono a far parte della cittadinanza bresciana.Il primo dei membri che conosciamo é Zamarino de Zamaris, vissuto nella seconda metà del 1200.
La famiglia, a metà del '300 si suddivise in due rami: quello di Palazzolo e quello di Chiari.Quest'ultimo si estinse verso la metà del '700.
A Palazzolo il ramo di Giovanni Gabriele continuò per cinque generazioni e si estinse colle sorelle Eleonora e Francesca, benefattrici della nuova parrocchiale.
Tra il '300 ed il '500 sono numerosi gli Zamara uomini di legge,soprattutto notai, per cui si può ipotizzare che da questa professione sia derivata la loro fortuna economica.
Il ramo di Chiari vide emergere pittori e scultori oltre che notai, anzi Clemente Zamara fu notaio e scultore in legno.
Proprio a lui dobbiamo un albero genealogico della famiglia, conservato nella sezione notarile dell'Archivio di Stato di Brescia, filza 1582 e che si legge così:
1405-Elegione de la casa di Zamarj / Prima miser Jacomino, miser Franzino fratelli di Zamara da Palazolo.
Seconda desende miser Zoanno da Jacomino; da miser Zoano desende miser Delaydino; da miser Delaydino desende miser Francesco; da miser Francesco desende miser Zoano, miser Simeone, miser Matia et miser Hieronimo fratelli; da miser Zoanne desende magistro Clemente jntayador de figure et notaro; da miser Simeone desende Leonardo; da miser Hieronimo desende Antone Maria; da Clemente desende Jo.Pietro et Artemio et Matio; da Leonardo desende Hieronimo et Joane Batista.
preceduto dal padre Giovanni (1295) e dal nonno Zamarino (1265) di cui abbiamo appena detto.
A Palazzolo Giovanni Zamara,notaio tra la fine del '300 e gli inizi del '400, esercitò l'attività commerciale e la gestione del mulino della Porta. Pare anche che, come già i Duranti, gli Zamara abbiano posseduto, nella prima metà del secolo XV, un'osteria.
Essi avevano ottenuto,intorno al 1450, di essere annoverati fra i cives bresciani e quindi di trasmettere ai loro discendenti questo diritto. Nel 1636 furono ammessi ai consigli della città di Brescia e a tutte le dignità e gli uffici di essa.Anche se abitarono fuori città,vissero sempre con tutto il decoro richiesto dalla nobiltà.
Attraverso matrimoni si imparentarono con molte famiglie nobili bresciane e bergamasche.Nell'ambito palazzolese con i Duranti,gli Schilini, i Foresti, i Nassini, ed altre famiglie della borghesia: i Marini, i Nazzari, gli Urgnani, i Rondi,i Palazzoli, i Galignani, i Persevalli ecc.
Numerosi i prelati ed i religiosi e religiose di casa Zamara: da Giovanni Zamara, canonico della Pieve sul finire del '300 fino a don Luigi Zamara fu Annibale (della discendenza di G. Battista fu Cristoforo), morto nel 1806, che fu l'ultimo canonico cantore della cattedrale di Brescia e rettore di S. Giovanni a Mura, durante l'ultimo anno della sua vita.
Gli Zamara di Palazzolo,per merito di Giovanni Gabriele e Cristoforo, ebbero dal 1460 (assieme ad altre famiglie di Palazzolo tutte però costituite da homines lo jus patronato sulla chiesa di S. Giovanni a Mura. Gli Zamara (assieme ai Rodengo) detennero anche lo jus patronato sulla chiesetta posta su uno sperone del monte di Cologne presso la Spina.
Numerose sono le dimore degli Zamara a Palazzolo: sul finire del '300 avevano una casa prospiciente la 'platea inferior' (probabilmente una delle due case ora di proprietà Dodesini in piazza Tamanza); a metà del ì400 ebbero dimora in contrada della Maddalena, proprietà che conservarono per secoli (attuale proprietà Cirillo e Rossi);
Ebbero anche l'edificio ora abbattuto e su cui sorge la sede della Cassa di Risparmio e probabilmente anche tutti gli altri casamenti adiacenti fino all'attuale proprietà Ricci e oltre. Ebbero anche case a Mura e nella àplatea magnaà.
imponente palazzo Zamara fu l'attuale palazzo Grange, eretto presumibilmente nella metà del '500, che presenta un magnifico loggiato prospiciente il cortile interno.
L'attività manifatturiera
Pur essendo proprietari di grandi estensioni di terre e di case, dalla seconda metà del '700, si dedicarono all'industria della seta con una filanda attiva nel 1788 nel loro casamento in contrada della Maddalena e un'altra nel palazzo Grange. Sul finire del '700 i fratelli Camillo,Giuseppe e Lanfranco acquistarono il filatoio ex Nassini, in Via Cortevazzo, che poi vendettero nel 1804 a Bartolomeo Piccioli; nel 1819 passò a Pietro Cicogna fu Francesco.
La fontana pubblica
Nel 1791 il comune delibera la costruzione di una fontana che doveva sorgere nel luogo dove esisteva il torcolo di Piazza cioè davanti al casamento Zamara. La spesa venne assunta dagli Zamara stessi e sulla vasca della fontana,fino a poco tempo fa si poteva leggere questa scritta: Joseph et Camillus fratres Zamara sumptu proprio construxerunt pubblicae utilitati et oblectamento. MDCCXCIII, che si può così tradurre: I fratelli Giuseppe e Camillo Zamara, la costruirono a proprie spese per il diletto e la pubblica utilità nel 1793.Ora questa piazzetta è chiamata Piazza Zamara.
Le sorelle Zamara benefattrici della nuova chiesa
Quando maturò l'idea di costruire la nuova chiesa parrocchiale, l'attenzione fu rivolta al casamento Zamara, che sorgeva isolato, fra la chiesa della Maddalena ed il fiume Oglio, ed era dotato anche di una pescheria.
Giovanni Marco, morto nel 1724, si diceva avesse espresso il desiderio che sull'area occupata dalle sua case, fosse ampliata la chiesa della Maddalena .
Egli stesso, aveva offerto parte delle case alla Confraternita del Suffragio di Mura, di cui era confratello,per ampliare il coro e aggiungere altri spazi alla Maddalena, qualora la confraternita stessa avesse abbandonato la cappella di Mura, compromessa per l'ampliamento della chiesa di San Giovanni e si fosse trasferita in Piazza.
Il casamento Zamara si prestava per la nuova parrocchiale per essere in centro al paese, isolato da ogni parte, fuori dal traffico, che invece interessava la strada che passava accanto alla vecchia pieve per salire alla Riva. Lo stesso architetto Marchetti, chiamato sul posto per esprimere un parere in merito l'aveva giudicato adatto alla bisogna.
Morto Giovanni Marco, erano rimaste le sorelle Francesca ed Eleonora, nubili, ed usufruttuarie, che si istituirono erede l'una dell'altra, pregando che alla loro morte i commissari nominati dal fratello, volessero destinare le loro case a beneficio della nuova chiesa.
Le sorelle, molto anziane, non volevano abbandonare però la loro abitazione e si aspettò perciò la loro dipartita per muovere tutto l'affare del terreno.Nel volgere di due anni infatti morirono: Eleonora nel 1748 a 83 anni e Francesca l'anno successivo a 85 anni.
Sembrava fatta; ma uno dei commissari, un altro Zamara, Lanfranco,sollevò delle difficoltà per la destinazione dell'eredità di Giovanni Marco alla nuova chiesa. Vennero nominati periti e si chiesero autorevoli consigli a degli esperti; alla fine, nel 1751, si acquistò una parte del casamento, non compresa nella donazione.Il Galignani scrive:"La sig.ra Eleonora Zamara, sorella del sig.
Marco ha da aver il primo luogo fra i benefattori, essendo stata come la pietra fondamentale della chiesa, quale ha lasciato alla fabbrica di questa tutta la sua tangente, si paterna che materna , che è stata della somma di scudi 400 sul luogo istesso in cui è questa fabbricata, e sarà e dovrà essere per tal legato , e pia volontà degna d'eterna lode e memoria".
Come abbiamo detto, colle due sorelle finisce il casato degli Zamara, del quale il Chiappa ha tracciato, nel 1978, l'albero genealogico.
La Voce di Palazzolo, 30 ottobre 1998