Don Carlo Curtelli e la sua famiglia
Alla fine del secolo XV, nel suo "Itinerario per la terraferma veneziana", Marin Sanudo descrivendo la nostra terra dice "qui al basso è una piaza con la chiesa di Santa Maria, la pieve della terra; lì sta il podesta et uno messer Martino ivi sta, fa cortelli et melle (spade) nominatissimi dappertutto e perfetti".
Questo Martino era un “civis” già nominato nel Libro delle Provvisioni Comunali nel 1466 e 1469.
Come scrive il Chiappa "si trattava di Martino de Azano che lavorava con suo fratello Jacopo ed aveva la sua bottega nei pressi della Pieve. Penso che questa bottega si trovasse al pian terreno della casa ove ora abito io (Via Carvasaglio) o nella casa adiacente e che la sua fucina si servisse di un canale d’acqua che passava nell’attuale Vicolo degli Umiliati; acqua che usciva da un bocchetto della seriola Vetra di Chiari, colla quale il cortellinaio nel 1477 aveva aperta una vertenza.
I pezzi più preziosi usciti dalle mani di questo "maestro-artigiano", venivano usati come "regali" che il Comune offriva a personaggi importanti che arrivavano a Palazzolo, forse allo stesso Sanuto, che non può fare a meno di citarne l'artefice.
Nato intorno al 1435, il nostro Martino doveva essere un tipo manesco,infatti fa parte di quel gruppo di palazzolesi che nel 1472 provocano una sanguinosa lite con alcuni uomini di Erbusco. Lui e suo fratello dovevano avere uno spirito ribelle e sono fra i pochi "cives" che il 24 aprile 1466 si rifiutano di riconoscere l'investitura feudale vescovile e quindi di versare la modesta somma che i palazzolesi dovevano annualmente al Vescovo in segno di vassallaggio. Muore verso la fine del secolo. Fratelli del Martino potrebbero essere Petercino,Giacomo e Ambrogio.
I fratelli cortellinai, prima conosciuti come "de Azano", successivamente identificati col loro mestiere, diventano i "cortelli" o “curtelli”. Nel Liber Massarie del 1415 sono citati Fedele e Imericus Curtelli.
Un Giovanni "de curtellis" figura nel 1479 ed ha bottega sulla via del ponte dell'Oglio. Suo figlio Battista agli inizi del secolo XVI trasferisce la sua fucina all'estremità est del paese, sulla Riva, nella località che prenderà per sempre il nome di "maglio" dove si poteva utilizzare l'acqua del vaso Gardale.
Nell'elenco del 1565 fra gli "homines" palazzolesi figurano Pedrono e Fedele Curtelli, discendenti dal citato Battista. Nel 1573 il maglio figura ancora di proprietà degli eredi di Fedele Curtelli.
Figli di Fedele sono Gio. Battista e Margherita Curtelli che nel 1592 si imparentano colla famiglia di Antonio Urgnani. Gio.Battista infatti sposa Giulia Urgnani e la sorella Margherita il fratello di Giulia, Giuseppe Urgnani.
Poco prima del 1580 Gio.Battista vende la sua fucina e il maglio ad Antonio Maria Polini di Brescia, che poi lo cederà ai Nazari.
Gio.Battista e Giulia hanno, dal 1593 al 1605 , sei figli. Rimasto vedovo egli si risposa con Angela Carlini fu Carlo veronese. Dal 1610 al 1622 nascono altri 5 figli, fra i quali Carlo (n. 1619) che sarà prete e rettore di San Giovanni a Mura fino al 1700.
Don Carlo Curtelli (1619-1700) figlio di Gio.Battista nasce nel marzo 1619, viene nominato nel 1648 rettore della chiesa di San Giovanni a Mura. Durante i 52 anni del suo rettorato vengono portate a termine importanti opere: nel 1684 è restaurata la chiesetta di S.Pietro e nel 1689 viene completata la Cappella della Confraternita del Suffragio dei Morti.
Nel 1698 egli dona gran parte dei suoi beni, fra cui due pezze di terra,li Frassini e le Torri, ai reggenti della Quadra di Mura affinchè col ricavato annuale distribuiscano alle ragazze di Mura scudi 10 quale dote al tempo del loro matrimonio. Inoltre il ricavato della vendita dei 13 piò del campo” le Torri” desidera sia impiegato a fabbricare una nuova chiesa di San Giovanni “ a giudizio de buoni e perfetti periti dell’arte”. Ciò che avverrà nei primi anni del secolo XVIII.
Il rettore Curtelli viene sepolto al centro della chiesa, seduto su una poltrona,rivolto verso l’altare ed è ricordato ancora oggi come benefattore della Quadra di Mura.
La Voce di Palazzolo, 22 dicembre 2000