La chiesa di San Giovanni di Mura
-La primitiva chiesa di Mura
Il territorio di Mura,situato sulla sponda destra dell'Oglio,ha subito i contraccolpi delle controversie fra Bresciani e Bergamaschi,che nel Medioevo si sono contesi il possesso delle due sponde del fiume. Controversie sfociate negli scontri armati del 1156 e del 1191 e risolte coi due atti di pace conclusi nel 1156 presso la chiesa di S.Michele,sulla via del Prato e nel 1198 presso quella di S.Pietro in Valico, sulla strada per Telgate.
Queste contese hanno impedito fino al 1192 che Mura si unisse a Palazzolo e nascesse l'unico Comune di Palazzolo.
Le due "corti regie" di Palazzolo e Mura, anche se hanno avuto rapporti di buon vicinato, avendo oscillato fra la dipendenza dal contado bresciano e bergamasco,si erano date, fin dai tempi della dominazione longobarda,una organizzazione civile ed ecclesiastica autonoma.E' nota,per esempio l'esistenza di due mercati, che si svolgevano in giorni diversi della settimana, la creazione di due sistemi difensivi imperniati l'uno sulla "rocha magna" e l'altro sulla "rocchetta".
Gli abitanti delle due comunità, cresciute ai lati del passaggio sul fiume, è probabile dipendessero, almeno fino alla nascita della Pieve di Palazzolo, delle due diocesi contermini.
I muraschi avevano edificato la loro chiesa fin dall'alto medioevo su un poggio dominante il nucleo abitato e,quando nel secolo X° il borgo venne circondato da muraglioni e torri di difesa, rimase all'interno di queste opere di fortificazione.
Ad imitazione di ciò che accadde a Palazzolo, il primitivo piccolo oratorio, venne probabilmente ampliato e per farsi un'idea di come doveva essere questa seconda chiesa basta osservare l'affresco della cappella di San Rocco, in cui campeggia la figura di san Girolamo in abito cardinalizio che tiene nella mano destra proprio un modello di chiesa.
Durante il XV secolo la chiesa era formata da un'unica aula rettangolare, più corta di circa tre metri rispetto a quella odierna,con un'abside semicircolare ad est e l'ingresso principale ad ovest. Un tetto a capanna faceva da copertura ed altezza più basso di quello attuale
Aveva anche il campanile che si elevava non dove si trova l'attuale,ma sul lato opposto dell'edificio.
L'interno doveva essere segmentato da quattro grandi archi a sesto acuto poggianti su quattro coppie di lesene, alcune della quali sono ancora visibili sul lato di mezzogiorno.Aveva tre altari: uno al centro dell'abside, e due laterali, uno di fronte all'altro, collocati tra la seconda e la terza lesena.
Intorno alla chiesa si stendeva il cimitero.
Per accedere alla chiesa si saliva lungo una gradinata che conduceva al sagrato,posto ad un livello più alto e facente tutt'uno coll'attuale cortile dell'Orfanotrofio e che era chiuso da un portone.
Dalla via a gradoni si apriva sulla destra una stradina che circondava il muraglione del piccolo cimitero.
Dopo la seconda pace di Mura, la chiesa di San Giovanni viene aggregata alla Pieve di Palazzolo e fino al 1459 la sua importanza viene meno, poichè tutte la funzioni passano nella chiesa parrocchiale palazzolese, cuore religioso del neonato Comune di Palazzolo. Solo il cimitero è ancora utilizzato per seppellirvi gli abitanti della quadra nelle straordinarie situazioni di contagi e pestilenze.
Rinascita della chiesa e creazione del rettorato
La chiesa di Mura non aveva nessun reddito che potesse consentire il mantenimento di un sacerdote che vi celebrasse almeno la messa settimanale. Per lunghi periodi rimaneva inutilizzata e senza nessuna cura.
Solo nel 1459 i due "civis" Cristoforo e Gabriele Zamara e i rappresentanti degli "homines" abitanti a Mura, chiedono al Papa Pio II° che si trovava a Mantova,il diritto di avere per questa chiesa un rettore, che essi avrebbero scelto fra i sacerdoti ritenuti idonei e presentato al parroco per l'immisione in possesso del beneficio, che essi si impegnavano a costituire con una cospicua donazione di case e terreni.
Il Papa con Bolla dell'8 novembre 1459 accoglie questa richiesta ed il 2O gennaio 1460 nella pieve di Palazzolo viene presentato all'arciprete Donesani il primo candidato alla carica di Rettore nella persone dal prete don Tonino de Celeris.Inizia così la serie dei rettori che per cinque secoli assisteranno spiritualmente gli abitanti della quadra facendo rinascere la chiesa di san Giovanni.
-La cappella di San Rocco
Nel 1485 una grave epidemia colpisce Palazzolo, forse uno strascico della pestilenza che, nota col nome di "mal de Perusia" , era iniziata Brescia l'anno prima. Anche qui i morti furono numerosissimi e la più colpita fu la Quadra di Mura, che venne posta in quarantena con porte e finestre sbarrate ed isolati gli appestati.
I questo clima di paura matura la decisione degli abitanti di Mura di costruire una cappella a San Rocco, il santo delle pestilenze.
Essa venne appoggiata alla parete meridionale della chiesa di San Giovanni, tra la terza e quarta lesena, e addossata all'antico campanile, nel punto più alto del cimitero di Mura. Portata a compimento la costruzione, tra il marzo e l'aprile del 1495 è terminato le decorazione che orna l'interno della cappella.
I committenti furono abitanti della Quadra e precisamente Pietro Morandi,Venturino Galignani,Giovanni Savarisio,Pasino Marella e Giovanni Morandi.
Il ciclo pittorico è opera di mani diverse: l'affresco, che copre la parete centrale, è sicuramente il più importante. Quantunque di autore ignoto, rivela la presena di un artista geniale. Raffigura, in un paesaggio irreale, una grande Madonna in trono col Bambino in braccio. Alla sinistra, inginocchiato è San Sebastiano e quindi in piedi San Girolamo, in abito cardinalizio, che tiene nella mano destra una chiesa, raffigurante quasi sicuramente la primitiva chiesa di Mura. Alla destra della Vergine sta inginocchiato e orante San Rocco e alla sue spalle San Cristoforo. Le figure di S.Sebastiano e S.Rocco sono sormontate da cartigli con un testo non del tutto leggibile di una invocazione alla Vergine affinchè preservi la Quadra dal flagello della peste.
Sulla parete sud, in quattro scomparti, stanno S.Antonio Abate, San Rocco, una Vergine in trono e S.Vincenzo Ferreri; nei cinque scomparti della parete nord sono raffigurati S.Bernardino, una Madonna, S.Apollonia, un'altra Madonna e S.Gottardo.
Il soffitto della cappella è decorato da un vivacissimo tappeto di fiammelle su cui spiccano grandi ghirlande di alloro con al centro il monogramma JHS.
Nel 1782 la cappella venne chiusa con un muro e destinata a sacrestia; vi fu praticata una porta nella parete est danneggiando quindi in modo irreparabile il lunotto centrale e ricavato un armadio nel polittico della parete nord.
Inoltre nei primi anni dell'800 gli affreschi furono in parte ritoccati, con colori ad olio, dal pittore palazzolese Giacomo Colombo.
Nel 1966 un apposito Comitato, raccolse i fondi e portò a compimento importanti lavori di restauro di questo monumento cittadino ed il ciclo pittorico ritornò all'antico splendore.
In questi ultimi anni infiltrazioni d'acqua hanno intaccato gli affreschi e un nuovo intervento è più che mai necessario per conservare quest'opera d'arte, che cinquecento anni fa i nostri antenati dedicarono ai loro santi protettori.
-La pala del Borgognone
Scrive il Rosa che "la chiesa aveva tre altari: il primo dedicato a San Giovanni Evangelista ed altri santi e celebra la consacrazione o piuttosto dedicazione il 2O maggio; il secondo alla B.Vergine Addolorata e il terzo a S.Antonio da Padova".
Precisa inoltre che "la pala dell'altar maggiore è di scoltura antica, sul gusto del quattrocento, cioè di tre secoli fa,divisa in diverse nicchie su due piani e con diverse statuette di Santi, il tutto di legno bellissimo indorato, di una indoratura vecchia, meravigliosa per la sua bellezza".
Questa prezioso polittico,era attributo ad Ambrogio da Fossano detto il Borgognone, ed era stato ceduto al Museo Poldi-Pezzoli di Milano nella seconda metà dell'ottocento."Gli intagli di quella pala, lavoro esimio del quattrocento, possono ancora esaminarsi in quella chiesa, scriveva il Maza-Brescianini nel 1882-perchè il dovuto rispetto alli avi nostri e verso noi medesimi, ha fatto si, che a tutt'oggi, quel lavoro non abbia preso ancora il volo per altri lidi". Pochi anni dopo anche queste cornici di legno intagliato seguirono la sorte delle tele e furono vendute.
L'opera pittorica era stata collocata in chiesa negli anni del rettorato di don Tonino, che si dimetterà nel 1501 perchè malato.
Gli succederà don Alessandro Donesani, che reggerà la chiesa fino al 1531. Durante il suo rettorato, sorge nel 1519 il monte granatico di Mura, collo scopo di raccogliere donazioni di granaglie, che vengono cedute in tempo di carestia ai contadini per le seminagioni e che sono restituite al tempo del raccolto.
-Le visite pastorali
Nel 1560,l'arciprete di Palazzolo, don Faustino di S.to Pellegrino,ispeziona varie parrochie della Vicaria, e dopo la visita a San Giovanni, scrive tra l'altro che "il tetto è rotto in molti punti e da alcune parti di esso piove in chiesa,e non è stato ancora possibile ripararlo, nonostante siano stati spesso ammoniti per questo il rettore e gli abitanti della quadra. Il cimitero, ottimamente coperto fino a pochi anni fa, in quella parte nella quale si seppellivano i morti,giace a cielo aperto, nè sarà facilmente sistemato se non interverrà l'autorità vescovile".
Cinque anni dopo, il vescovo Bollani,prescrive per questa chiesa che "le ante, con le quali si chiude la pala maggiore,siano divise in due parti perchè si possano chiudere ed aprire; siano rimossi quei due altari, che sono a destra e a sinistra dell'ingresso della porta principale; sia rimosso ciò che vi è depositato e il pulpito, che minaccia di rovinare; gli altri altari che rimangono, siano tenuti con tutte le cose necessarie, coi paramenti e le predelle; siano riparate e tenute pulite le pianete, i camici ecc. Sia riparata la casa della chiesa,siano restaurate le pareti del cimitero in quella parte che crolla"
Nell'interrogatorio del rettore don Gualdrino de Conti, si viene a sapere che "la chiesa è consacrata unitamente all'altare maggiore e all'altro posto presso il campanile"
Nella visita del 1572 si è trovato che le questi interventi non erano stati fatti per cui si ordina che" il tetto sia sistemato poichè è alquanto abbassato; le sepolture siano spianate al suolo affinchè non sporgano fuori; i due altari posti ai lati siano ornati con tovaglie e altri ornamenti, o siano demoliti; i due altari posti all'ingreso e le cose depositate siano tolte nel mese di luglio seguente, in caso contrario la chiesa sia interdetta.. L'altare che è fuori della chiesa presso il cimitero o sio abbattuto o sia chiuso nella forma di oratorio e sia tenuto ornato.Il rev. prete Gialdrino, rettore, ha promesso di sistemare il tetto quanto prima potrà".
-La visita di San Carlo del 1580
Nel luglio del 1580, in preparazione della venuta di San Carlo Borromeo,che stava visitando la nostra diocesi,mons Ottaviano Abbiati accompagnato da un notaio compie un'ispezione alla chiesa di S.Giovanni,così come aveva fatto per tutte le altre della parrochia di Palazzolo. Sulla base delle sue relazioni,San Carlo emette degli ordini che introdurranno dei cambiamenti dell'assetto della chiesa.
Questi verbali di visita descrivono una chiesa "ampia , ma indecorosa. Ha tre altari, dei quali solo il maggiore è consacrato. In esso vi è l'obbligo di celebrare ogni giorno la S.Messa. La sacristia è meridionale, abbastanza ampia,ma quasi priva di ogni suppellettile. Il cimitero è annesso alla chiesa. La casa canonica è unita alla chiesa ed è molto comoda. La rendita di questa chiesa è di circa lire 400 e oltre di moneta bresciana ogni anno".
Dice inoltre che "si lamentano gli uomini di questa Vicinia perchè il cappellano della chiesa rev.don Gualdrino de Conti, celebra rarissimamente la Messa, è immodesto, pronuncia parole oscene e ha venduto molti alberi dei beni della chiesa senza legittimo diritto".
Infine che" sopra il cimitero di questa chiesa vi è la cappella di San Rocco, aperta da ogni parte nella quale vi è un altare dove si celebrava in tempo di peste".
Nei successivi ordini emanati dal Visitatore Apostolico viene prescritto che "la cappella maggiore sia chiusa entro sei mesi con cancelli di ferro. L'altare maggiore abbia quella grandezza che è fissata dalle nuove istruzioni. Gli altari laterali a quello maggiore siano tolti entro tre mesi. Sia aperta la parete della chiesa dalla parte dell'Epistola perchè sia possibile accedere alla cappella di San Rocco che è sopra il cimitero e questa sia chiusa con un muro di mattoni.L'altare stesso sia sistemato con la sua pradella. Sia chiusa la porta della sacrestia, un'altra sia costruita però dov'era l'altare di San Bernardino.
Entro un mese la chiesa sia scrostata e ridipinta. Nei battenti della porta della chiesa sia fatta una finestrella di ferro, affinchè quando la porta della chiesa è chiusa i passanti, commossi dalla vista del pio luogo, si fermino lì a lungo pregando. I Vicini, come promisero,rinnovino entro otto mesi il tetto e le pareti di questa chiesa.Il cimitero sia chiuso con cancelli almeno in legno.
Un quintuplice apparato di indumenti di sambelotto in colori diversi per l'uso nei divini uffici, sia confezionato dal sacerdote cappellano Gualdrino. Tuttavia due siano di colore bianco e rosso,ciò sia fatto da ora al giorno della prossima festa dell'Assunzione della Madonna. Gli altri entro la festa di Pasqua di Resurrezione dell' anno 1582."
Le trasformazioni chieste da San Carlo portarono a dei cambiamenti ancora oggi visibili, come la porta laterale sul lato di mezzogiorno della chiesa, che ora è chiusa perchè vi è stato collocato l'altare sovrastato dall'organo.
-La Confraternita del Suffragio dei Morti
Nella relazione Fenaroli del 1670, si legge che "in questa chiesa di presente si ritrova la Confraternita del Suffragio dei Morti ed è aggregata all'arciconfraternita di Roma".Sono interrogati il primicerio don Bonafino Urgnani e i guardiani Achille Duranti e Camillo Romana, che mostrano le Regole, e affermano che gli esercizi spirituali si fanno nella chiesa di San Giovanni, che i confratelli sono 5O oltre i novizi, che essa non ha alcun reddito e provvede al necessario con le elemosine e pii legati, che si spendono nelle messe e offici a pro dei defunti.
Infatti intorno alla metà del '600, anche la Quadra di Mura, aveva istituito, ad imitazione di quella del Gonfalone, una Confraternita detta di Santa Maria del Suffragio dei Morti, che aveva ottenuto nel 1657 di essere aggregata a quella di Roma.
I confratelli vestivano di bianco e portavano un cappello e un mantelletto nero.
Sempre il Fenaroli nel 1684 scrive che"questa confraternita ha da fondamenti, nell'anni di sede vacante passati eretto et quasi compito un nuovo oratorio e tutto senza facoltà del foro episcopale et contro la volontà dell'arciprete, qual totalmente hanno anco escluso d'intervenire ad alcune delle sue congregazioni, come aveva facoltà".
E'quindi certo che dal 1678 al 1682, anni durante i quali la diocesi di Brescia resta senza vescovo, viene edificata la cappella a una sola navata, addossata alla parete ovest della chiesa di San Giovanni, utilizzando le rendite dei capitali del legato di Andrea Muzio e del lascito di Maria Cosraioli e delle questue fatte fra la popolazione.
La cappella fu sopraelevata di quasi il doppio dell'altezza iniziale, furono murate le quattro finestre più basse e ne furono aperte delle altre molto più in alto. Fu anche aperta una porta verso strada. La parete esterna verso sera, venne decorata nel 1689 con motivi allegorici ispirati alla morte ora completamente scomparsi.
All'interno venne collocato un altare in marmo, sovrastato da una grande soasa in legno che fa da cornice alla pala di Andrea Celesti, che raffigura la Vergine che intercede presso Dio la liberazione delle anime purganti. Sui muri perimetrali sono collocate delle grandi tele che rappresentano la morte della Vergine e quella di san Giuseppe.Una terza che rappresentava la nascita delle Vergine,venne trasportata nella vecchia parrochiale e utilizzata come pala dell'altare maggiore ed ora nella nuova parrochiale.
Alla caduta della Repubblica Veneta, il governo provvisorio bresciano ordinò il 30 settembre 1797 la soppressione delle confraternite: quella del Gonfalone cessava il 3 ottobre,quella di Mura sfuggì al provvediemnto perchè in quei giorni la quadra era entrata a far parte alla Repubblica Cisalpina. Venne soppressa il 23 ottobre 1802 ed i suoi beni vennero incamerati dal Governo.
Mobili ed arredi furono trasferiti nella chiesa parrocchiale e alla fine dell'800 anche l'organo viene spostato nella chiesa di san Giovanni e la cappella è decorata dal pittore palazzolese Giovanni Rampana.
Infine nel 1963/64 viene sistemato il pavimento a cura delle famiglie Foresti-Rondi.
-La nuova chiesa
Durante il rettorato di dan Carlo Curtelli era emersa la necessità di ampliare la vecchia chiesa divenuta insufficiente per la popolazione della Quadra e lo stesso rettore, con suo testamento del 1698, aveva lasciato un terreno denominato "le Torri", affinchè il ricavato della sua vendita dovesse servire "per fabbricar di nuovo la chiesa di san Giovanni a giudizio de' buoni e perfetti periti dell'arte".
Morto il Curtelli nel 1700 e dopo la breve parentesi della rettoria Tamanza (1700-1705) durante la quale avvennero la operazioni militari della guerra di successione spagnola che danneggiarono le nostre contrade,riprese forza l'idea della riedificazione della chiesa.
Nella relazione dell'arciprete Urgnani per la visita pastorale del 1709 è scritto che la celebrazione della dedicazione della chiesa si celebra il 20 maggio, ma ora è stata omessa "stante la riedificazione ossia nuova edificazione " di essa. Chiesa che ha due altari: uno in onore di san Giovanni Evangelista, e l'altro di sant Antonio da Padova.
Nella successiva visita del 1737 agli altari soprannominati, è aggiunto quella della B.Vergine Addolorata.
Non conosciamo l'autore del progetto, nè gli esecutori del rifacimento dell'edificio; possiamo però affermare che fu demolito il tetto a capanna e gli archi su cui appoggiavano le quattro coppie di lesene, allungata la navata in direzione dell'antico sagrato, abbattuto il vecchio campanile.
La nuova costruzione ha un'altezza doppia delle vecchia con un coro-presbiterio di forma poligonale, un nuovo campanile sul lato nord e una comunicazione diretta colla cappella del Suffragio.
L'unica navata suddivisa in tre parti da colonne con capitelli in stile corinzio e terminante in una volta nella quale sono dipinte scene dell'antico testamento. E' stata poi aggiunto un locale per la sacrestia a completamento di quello contiguo alla cappella di San Rocco, ritenuto troppo angusto.
Per porre delle sicure basi ai nuovi muri allungati verso la facciata, furono costruiti due arconi di controspinta messi in luce nei restauri del 1966.
I lavori proseguirono negli anni del rettorato di don Antonio Urgnani e del suo successore don Vincenzo Urgnani.
Il 27 settembre 1786 sul campanile sono collocate tre nuove campane: due offerte dalla Quadra e una dalla Confraternita del Suffragio. Negli anni precedenti sui resti dall'antico campanile era rimasta una sola campana che ogni sera coi suoi rintocchi chiamava i muraschi alla recita del "pater dei morc", tradizione ancora in uso fino a non molti anni fa.
-Gli altari
Nell'interno della chiesa esistono quattro altari: il maggiore collocato nell'abside, sovrastato dalla pala con San Giovanni Evangelista, opera del pittore Giovanni Rampana. Quello della B.V. Addolorata sul lato di mezzogiorno, con una grande tela rappresentante la Deposizione.Di fronte, dove un tempo c'era l'altare dedicato a S.Antonio da Padova, ora fa bella mostra il grande affresco del pittore Matteo Pedrali, portato a termine nel 1935,al centro del quale, in una nicchia, è collocata la statua di San Girolamo Emiliani, protettore degli Orfani.Infine il nuovo altare, offerto dalla famiglia Ghidotti,è collocato in corrispondenza dell' antica porta fatta aprire da San Carlo.
Nella Cappella del Suffragio è collocato un altro altare dietro il quale è la grandiosa pala del Celesti.
-Gli ultimi interventi
Don Alberto Morandi, lasciata la direzione dell'oratorio maschile, diventa nel 1914 rettore di San Giovanni.Assume poi la carica di direttore del neonato orfanotrofio maschile che dal 1922 viene trasferito nella casa dei rettori di Via Gorini. La chiesa di San Giovanni viene quindi utilizzata come cappella dell'orfanotrofio e nel 1933 dn Alberto fa rifare il pavimento,nel 1935 commissiona l'affresco per l'altare di San Gerolamo a Matteo Pedrali, e nel 1943,incarica Romeo Bonomelli di affrescare il catino dell'abside. Sono predisposti i bozzetti e alzate le impalcature, quando il Bonomelli viene a morire il 24 settembre 1943. Alla fine della guerra, la chiesa,come ricorda l'epigrafe sopra la porta principale,viene restaurata: sono anche eseguiti da Angelo Rubagotti di Coccaglio i quattro ovali del presbiterio e le decorazioni della semicupola.
Don Benedetto Galignani, durante la sua permanenza a San Giovanni, fa costruire nel 1962 le due bussole in legno da Felice Vezzoli di S.Pancrazio, apre il passaggio dalla sacrestia all'altare maggiore,installa l'impianto di riscaldamento,e pone mano ai restauri già accennati alla Cappella di San Rocco.
Bollettino parr.S.M.Assunta,1 dicembre 1995