La casa degli Umiliati di Palazzolo
A proposito della “casa della Congrega” scrivevo che qualche studioso aveva ipotizzato che in questo palazzo trecentesco ci fosse la domus (casa) degli Umiliati di Palazzolo.
“Questi laici che lavoravano per sfamarsi, non potendo organizzarsi ,come scrive il Guerrini, in associazione civile di fronte a quelle potenti dei mercanti, si stringono in associazione o lega religiosa e chiamano a raccolta i lavoratori affamati, le loro mogli, i loro figli, i diseredati e i reietti della società, le donne pie; si scelgono un abito di penitenza, si eleggono un capo col nome di “ministro”.. Attendono soprattutto al lavoro di pelli, preparano lana, lino, le donne filano e tessono e si fanno chiamare “pauperes humiliatorum et humiliatae per Deus”. L’ordine, riconosciuto dal Papa nel 1201 diventa una forte coalizione religiosa e industriale che si diffonde in vari parti dell’Italia.”
Il movimento religioso degli Umiliati, nato a metà del XII° secolo come aggregazione di laici desiderosi di vivere in comunità e praticare un cristianesimo secondo l’esempio della semplicità apostolica, si organizza in comunità autonome col proposito di vivere solo col frutto del lavoro delle proprie mani. In particolare sono tessitori, follatori di lana e l’esercizio di questa manifattura fece sì che gli Umiliati acquistassero importanza nella vita economica di allora.
Non possiamo perciò parlare dell’economia di Palazzolo degli anni precedenti la nascita del nostro comune, senza riflettere sulla importanza della casa palazzolese degli Umiliati, che si dedicavano oltre che al lavoro della terra, alla produzione dei manufatti di lana, alla concia delle pelli e all’attività molitoria. Lo sviluppo del lanificio, favorito dalla diffusione degli allevamenti di ovini, si concentrava nei luoghi in cui abbondava la materia prima, c’era ricchezza di acque correnti unita all’industriosità degli abitanti. Da noi la lavorazione della lana compì coll’avvento degli Umiliati un notevole progresso.
In piazza esiste un Vicolo degli Umiliati che ci ricorda l’esistenza di questa casa sulla quale non ci sono che scarsi riferimenti. Ne parla il Maza-Brescianini nel suo opuscolo su “la parrocchia” riportando quanto scrive a tal proposito il Tiraboschi. Fu lo stesso avvocato Maza Brescianini a suggerire al Comune l’intitolazione di una via agli Umiliati.
Recenti studi di un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Milano hanno aggiunto nuovi dettagli sulla nostra casa. In un catalogo dell’anno 1298 figurano nel Bresciano nove case fra cui quella di Palazzolo. E’ documentata anche una casa a Palosco e probabilmente ad Erbusco.
Su dove i primi Umiliati avessero posto la loro sede è difficile a dirsi: di sicuro entro le mura in prossimità di acqua corrente. In qualche casetta sulle isole del ramo del fiume è ipotizzabile la loro prima sede. La crescita del loro potere economico e lo scavo della seriola Vetra alla metà del Trecento, favorirono il loro trasferimento in un edificio ad essa adiacente e molto ampio con portici e cortili, appunto la casa di Via Carvasaglio. Sono solo ipotesi che hanno però una loro logica. Sono gli anni di un grande risveglio socio-economico della nostra terra: Mura e Palazzolo ,dopo anni di lotte fra Bresciani e Bergamaschi, si riuniscono nel contado bresciano, l’antica chiesa altomedievale lascia il posto alla pieve romanica, accanto viene edificato il Palazzo del Comune e la sede del Consorzio di Carità e sulla via che congiunge porta dei Molini con porta di Carvasaglio ecco la casa degli Umiliati, adiacente alla Vetra.
Sta di fatto che la nostra “casa” produsse utili che le consentirono di aprire una casa in Brescia, intorno alla quale sorse il Santuario della Madonna delle Grazie.
La Voce di Palazzolo, 23 dicembre 2005