L’ospedale militare di Mura nel 1859
Nel mio articolo “Preti attivi nel Risorgimento” pubblicato nel n.5 di questo Giornale, avevo presentato una scheda su don Luigi Schivardi e un’altra su don Luigi Consoli,raccogliendo fatti collegati alle vicende risorgimentali locali.
Di recente è stato rintracciato, fra le carte dell’archivio finanziario comunale, un incartamento che mi consente di aggiungere altri dettagli sulla vita dei due sacerdoti.
All’indomani della sanguinosa battaglia di San Martino e Solferino del 24 giugno 1859, giungono in paese, per mezzo del treno e di carri dei nostri contadini, 150 feriti francesi, 28 piemontesi e 4 austriaci, in totale 182 uomini.
Vengono destinati per nazionalità in tre luoghi diversi: a Mura i Francesi,in Piazza i Piemontesi(nella caserma Disciplina) e a Riva, gli Austriaci(nei locali della Gendarmeria).
I militari francesi sono sistemati nella chiesa di san Giovanni e nella rettoria e la gestione dell’ospedale è affidata a due commissari: don Schivardi e don Consoli.
L’attività dell’ospedale ha inizio il 28 giugno e termina alla metà di agosto.
L’utilizzo di questi spazi era stato facilitato dal fatto che Mura era priva del rettore, don Francesco Morandi, morto il 9 agosto 1858. Incarico rimasto vacante fino al marzo 1860, quando verrà eletto don Schivardi.
Dalle note di spesa presentate ai commissari per i pagamenti, emergono dati interessanti. Per esempio,per l’assistenza ai feriti sono pagate giornate a Minetti Vincenzo, Iseppa Morelli, Carlo Sabadini, Bortolo Fapanni e Belotti Angelo. L’acqua era portata in ospedale da G.Battista Morandi.La barba e tosatura erano effettuate da Lodovico Schivardi. Il vino somministrato da Angelo Belotti e Carlo Sabadini, le telerie da Pietro Gorini, la carne da Luigia Bertossi, il pane da Gaetano Strambio, il caffè, lo zucchero e gli amaretti da Carlo Brentana. La farina di lino da Cristoforo Balestra,la legna da fuoco da Aurelia Schivardi, caffè, carta da lettera da Angela Bianchi, sale e sapone dai fratelli Consoni.
Il 20 ottobre i due preti commissari consegnano la contabilità delle spese sostenute, assicurando che “la gestione fu disinteressata, e controllata, non tralasciando contemporaneamente il miglior trattamento ed i riguardi dovuti ai feriti”. E assicurano, “dove le circostanze lo esigano, per quanto è nelle loro facoltà di adoperarsi in avvenire a pro della Patria e del pubblico bene.”
La Deputazione comunale, in una relazione dell’8 gennaio 1860 all’Intendenza dell’armata scrive che “ si ebbe la compiacenza di vederne la guarigione di tutti, ad eccezione di uno, ed ora computata la contabilità delle spese sostenute ammontanti ad austriache 10369,57 pari a franchi 8606,74....Sembrerà forse alquanto alta la sostenuta spesa, ma si fa osservare che il tutto nuovo ed un buon trattamento portarono a tal cifra”.
Collaborarono nell’assistenza nei “tre ospedaletti militari” i due medici condotti Gaetano Palazzi e Andrea Rossini che “non trascurarono le cure dei poveri privati, dislocati nella non breve periferia di Palazzolo, raddoppiando nella circostanza privato dispendio e non curando il necessario riposo”. Dai registri della parrocchia si ha notizia dei decessi dei militari stranieri:due in giugno,due in luglio, due in agosto e due nell’ottobre 1859, infine due nel marzo 1890.
Il giornale della Comunità, 1 aprile 2012