La chiesa di san rocco
pubblicato il: 01/10/1965
da: La semente

LA CHIESA DI SAN ROCCO

La nuova pestilenza era scoppiata a Palazzolo nell’estate 1478 preceduta da un’invasione di cavallette, e questa volta la malattia ebbe il nome di “mal del marzuch” e fu contagiosissima.

Il cronista Giacomo Melga scrive ch “pullulava nei corpi certa pestifera infirmitante detta dai medici e dal vulgo mal del zuchot ovvero sia mal del mazuch, veniva con terribilissimo abatimento di testa la qual (malattia) del boto se pigliava per visitar li infermi da questa infirmitade”.

In tale occasione si rinverdì la fede in S. Rocco e forse allora, poiché non abbiamo documenti probanti, si addivenne all’edificazione non più dell’altare nella parrocchiale, ma di una cappelletta nel luogo dove forse anticamente esisteva una santella dedicata alla Madonna, sulla strada per Chiari, su un piccolo promontorio fuori delle mura del paese, lontano cioè dall’abitato.

Lì si raccolsero quelli che erano fuggiti dal paese, ed avevano costruito i loro “casotti” in attesa del passaggio del contagio. I morti vennero poi sepolti poco lontano.

La prima cappelletta, abbiamo detto sorse dove c’era una vecchia santella con un dipinto del secolo XIII – XIV che, prima di avvenute dipinture interne, era visibile nel muro di mezzodì e raffigurava una Madonna con Bambino in grembo. Motivo questo ripetuto più tardi, ai primi del ‘500 nell’affresco che sta sopra la porta d’ingresso, nel quale sono rappresentati, accanto alla Vergine ed al Divin Figlio, i due santi Rocco e Sebastiano.

La presenza di questi due Santi è una riconferma dell’antichità del culto di San Rocco che all’inizio comparve sempre accanto a S. Sebastiano, il martire piagato. Più tardi infatti San Rocco, prese il sopravvento e nella peste del 1630 restò solo perché san Sebastiano scomparve e cedette il posto a S. Nicola da Tolentino.

Nelle “Memorie” di Vincenzo Rosa, scritte sulla fine del 1700 e dedicate alle “Chiese di Palazzolo”, lo storico parla anche dell’oratorio di S. Rocco e scrive: “L’antico oratorio, che pare essere del principio del secolo XVI se non anche prima, esiste alquanto fuori del paese nella Quadra di Riva, sulla strada di Chiari ed ha un solo altare con buona pittura rappresentante la B.V. sopra una chiesa portata dagli angeli e i Santi Rocco e Martino. E’ una pittura molto vivace. Vi è una cappellania ma non quotidiana.

I muri laterali della chiesa sono molto vecchi: in uno che guarda a mezzodì si trova una vecchia pittura della Madonna, forse preesistente alla fabbrica della chiesa stessa. Dicesi che questo oratorio fu costruito dagli abitanti massime della suddetta Quadra in memoria che in tempo di fierissima peste venuti essi ad abitare sotto tende nelle aperte campagne circonvicine, si rivolgevano tutti nelle loro orazioni a questo luogo o promontorio, dove avevano innalzato una croce o forse anche un altare per celebrarvi la S. Messa”.

Anche in queste notizie del Rosa ci sono solo accenni vaghi che invece i documenti ora conosciuti ci hanno permesso di precisare, sia per l’epoca della costruzione della chiesa e sia per il culto del Santo.

Nel 1813 vennero eseguiti dei restauri alla chiesa, che il Rosa aveva visto in pessime condizioni, e il celebre epigrafista Morcelli, Prevosto di Chiari, dettò la seguente iscrizione:

“Nell’anno 1400, a causa di una pestilenza che si doveva allontanare, gli antenati dedicarono in un campo al Beatissimo Rocco, celeste Patrono, un tempio che i loro posteri nell’anno 1500, scongiurato per la seconda volta il morbo, decorarono con un dipinto, i responsabili del tempio preposti all’amministrazione dei beni della chiesa nel 1813 provvidero a restaurare tutte le immagini rovinate per la vetustà”.

Questa epigrafe non venne però mai incisa nel marmo e la troviamo nel Parergon Inscriptionum novissimarum.

La Semente, 1 ottobre 1965