IL COMITATO DI PREPARAZIONE CIVILE ED ECONOMICA 2
A questa chiara esposizione delle condizioni dell’industria locale e ai possibili rimedi, faceva eco la Società operaia di M.S. che sotto la Presidenza del cav. Svanetti il 10 settembre 1914 approvava un tale ordine del giorno e si offriva di coadiuvare l’opera dell’Associazione A.C.I. per attenuare le conseguenza disastrose del conflitto europeo e le ripercussioni non meno disastrose della neutralità italiana.
Il Governo però occupato nei vasti preparativi del probabile conflitto in cui l’Italia sarebbe venuta a trovarsi nell’anno seguente, lasciò inascoltate le richieste dell’Associazione A.C.I. di Palazzolo e così quell’inverno apportò i primi disagi alla classe operaia locale.
Il 10 marzo 1915 il Circolo socialista autonomo Palazzolese pubblicava un “ordine del giorno”, scaturito da una Assemblea straordinaria e col quale, rifacendosi alla inefficacia del provvedimento ministeriale sul tipo di pane unico e constatato l’aumento del costo della vita, si deliberava la formazione di un Comitato di cinque membri, nelle persone di Albini Enrico, Castelli Giacinto, Di Lernia Savino, Ferretti Oreste e Gottardi Francesco e al quale avrebbero potuto aggregarsi altre persone, senza distinzione di partito, che traducesse in atto le provvidenz atte a lenire gli effetti di quanto il futuro sarebbe andato maturando. Il documento faceva voti affinché venisse municipalizzata la produzione del pane e la vigilanza annonaria e tecnica sulla sua confezione fosse affidata a eletti del popolo. Inoltre che fossero aumentati i sussidi in favore delle famiglie povere che avevano figli chiamati alle armi, richiamando gli enti locali ad un vivo interessamento perché le industrie, che formavano la vita del paese, continuassero in piena efficienza.
L’appello lanciato con volantini del Partito socialista viene raccolto da 35 persone che il 22 marzo si riuniscono ed approvano una proposta del cav. Svanetti di eleggere 22 persone quali membri del Comitato per la preparazione civile ed economica. Tra essi figurano i nomi di alcuni industriali locali.
Dopo due giorni si tiene un’altra riunione, ma gli intervenuti furono soltanto 11. Si nominò a segretario il sig. Savino Di Lernia e si prese atto della quasi completa diserzione del partito clericale. Si concluse di inviare una circolare a tutti gli Enti Morali, Istituti di Credito, e Associazioni locali perché partecipassero con un loro rappresentante alle attività del Comitato.
L’Amministrazione Comunale risponde negativamente all’invito dicendo che il suo rappresentante non poteva trovare posto in un Comitato che aveva dato la propria simpatia ad un ordine del giorno contenente una nota di biasimo all’Amministrazione stessa. La presidenza dell’Unione cattolica del lavoro constatato che le finalità del Comitato, emanazione dell’ordine del giorno socialista, contrastavano con le proprie direttive, non aderì all’invito. Per dimostrare però le buone disposizioni dell’organizzazione operaia cattolica, essa sarebbe stata ben lieta di cooperare, se abbandonando i criteri sui quali si era fondata l’attuale agitazione, si fosse costituito un Comitato che, di concerto con l’Amministrazione Comunale, con equanimità e all’infuori di qualsiasi preconcetto politico avesse formulato un programma di utilità pubblica praticamente realizzabile in quei momenti difficili. (Risposta firmata da Angelo Corna).
Il 29 il Comitato si ritrovò di nuovo e decise di proporre come argomento da affrontare da tutte le organizzazioni, la questione del prezzo del pane che a Palazzolo si vendeva a prezzo maggiore che in altri Comuni.
Dopo una nuova riunione andata a vuoto, sempre per la posizione negativa del Comune e delle organizzazioni cattoliche, venne effettuato un altro tentativo per il loro ricupero nominando una commissione che avrebbe dovuto presentare a tutte le forze locali uno schema di lavoro da attuare nel tempo.
La Voce di Palazzolo, 11 gennaio 1969