Duecento
anni fa iniziava la costruzione della Torre
Il 23 giugno 1813 iniziavano i
lavori per l’innalzamento della Torre. Da dieci anni si attendeva questo
giorno. Da quando il consiglio comunale,
il 31 maggio 1803, aveva preso atto che
la campana maggiore del campani le della Pieve si era rotta. Senza
campane i Palazzolesi “non ponno
essere avvertiti delle ecclesiastiche funzioni, delle pubblicazioni dei
pubblici ordini, del soccorso per gli incendi, dell’orario delle irrigazioni
dei campi e per altri pubblici bisogni”. C’era una soluzione: fare un rialzo al
torrione del castello per formarvi una Torre. A questo fine si erano già raccolte
delle offerte nella certezza che la nuova Torre sarebbe stata di ornamento , di
vantaggio e di utilità a tutta la popolazione. I consiglieri comunali avevano riassunto così i motivi che giustificavano la nuova
costruzione. Non immaginavano certo che avrebbero dovuto aspettare dieci anni
per vederne l’inizio !
Nel
1809 si calavano le campane, che erano stivate in un ripostiglio in
attesa della rifusione che si fece nello stesso anno dal Goletti di Brescia. Quando arrivano quelle
nuove, dove si collocano ? Su un’impalcatura poggiata sul muraglione del
castello, in attesa della nuova Torre. Solo che, durante questa
operazione, del materiale finisce nella
Vetra accrescendo le preoccupazioni dei
Clarensi.
L’idea ,come si vede, era partita dall’amministrazione
comunale, ma la realizzazione ora era
compito della Fabbriceria. Norme e
consuetudini impedivano al Comune qualsiasi intervento finanziario.
Tutto cadeva sulle spalle dei fabbricieri e, quindi, della parrocchia. E
bisogna riconoscere che l’appoggio dei nostri antenati non mancò.
Sorge spontanea una domanda: i nostri compaesani
avevano intenzione d’innalzare un monumento così importante ? Secondo me, no.
E’ venuto su a poco a poco. Oggi sappiamo che la Torre è una delle più alte d’Italia, ma nel
1803 i Palazzolesi non potevano fare simili confronti : se la sono trovata
davanti e basta. Il nostro architetto Carlo Antonio Manna, assicurò che la
Mirabella poteva sopportare il peso della nuova fabbrica. Stese anche un primo
abbozzo dell’opera. Altri tecnici di valore
apportarono, di volta in volta, nuove idee e proposero cambiamenti. Nel
1804 l’architetto Giuseppe Zuccoli, incaricato dai Palazzolesi per confrontarsi
con l’architetto Elia di Bergamo, nominato dai Clarensi, presentò un disegno di un campanile a base
ottagonale, simile al tamburo della cupola della nuova parrocchiale, alto 85
braccia bresciane che, aggiunte alle 30 del basamento, sarebbe arrivato a 115,
pari a 55 metri. Il nuovo “impianto” come l’aveva definito nel 1809
l’architetto Capitanio di Bergamo, non aveva nulla a che vedere colla Torre
odierna. L’anno dopo l’architetto Berenzi
prepara un altro disegno, che il Bettoni,
presente a Palazzolo a dirigere i lavori della nuova strada sotto la Torre,
propone di migliorare. Dal 1813 la Torre si era alzata di 13 braccia sopra il
livello della Mirabella, ripresi i lavori nel 1818 di altre 22 braccia e nel
1819 infine di 28 e aveva raggiunto
circa 50 metri sopra il basamento. Un ultimo studio, per migliorarne l’aspetto
estetico, é proposto dal professor Marchesi nel 1818.
Il disegno del Ronzoni, che pubblichiamo, ci mostra la sagoma
della Torre nel 1823. Siamo ancora alla cella campanaria. Nel 1838 l’opera potrà dirsi terminata. Erano passati 25 anni.
La storia di questo monumento ha un
ultimo capitolo: l’incendio della statua di San Fedele e della cupola del 1893,
a cui tre anni dopo si rimediò colla nuova cupola e la grande statua del Santo.
Nel prossimo maggio tutti i dettagli
della nascita della Torre saranno illustrati in una mostra presso la Fondazione
Cicogna-Rampana. A giugno “Il popolo della Torre”, racconto storico-teatrale in
dialetto, scritto come i due precedenti da Angelo Ghidotti, colla regia di
Massimo Venturelli, chiuderà le manifestazioni
del bicentenario.
Il Giornale della Comunità, 30 marzo
2013