IL TERRITORIO COMUNALE DIVISO IN QUATTRO PARROCCHIE
All'articolo del Consiglio Pastorale di S. Giuseppe sul 20°
della fondazione della parrocchia, facciamo seguire queste note sulla nascita e
sulla vita delle parrocchie cittadine di questi vent'anni.
Mons. Piccinelli, arciprete della parrocchia di Palazzolo,
durante le sante messe di Pasqua e a mezzo di un volantino mandato alle 3.856
famiglie sotto forma di «lettera d'augurio pasquale», presenta la necessità,
che gli pesa molto sulla coscienza di Parroco, di far sorgere nel quartiere,
che va popolandosi lungo la strada che conduce a San Pancrazio, una nuova
chiesa.
Il vecchio parroco, che nel 1960 ha celebrato la sua Messa
d'Oro, e che è a Palazzolo dal lontano 1932, confessa ai suoi parrocchiani che
«da un anno in qua sta studiando il piano dell'opera santa, tanto per il
disegno come il finanziamento della costruzione e per l'assistenza di un
sacerdote».
La nuova chiesa dovrebbe sorgere collo scopo di facilitare
il compimento dei doveri festivi, di favorire lo svolgimento di una maggior e
assistenza per l'educazione religiosa e morale dei fanciulli e di garantire un
servizio di assistenza più pronto ed efficace nei riguardi dei malati e dei
moribondi.
I proprietari del terreni, sigg. Antonioli di Chiari, hanno
fatto dono della superficie necessaria, ora egli chiede a tutti i parrocchiani
di mettere mano alla borsa per portare ad esecuzione questo progetto.
I mesi che seguono fanno maturare un'altra scelta più
importante del semplice progetto di mons. Piccinelli e cioè quella della
divisione della parrocchia di S. Maria Assunta in più parrocchie, perché non
solo la zona della Sgraffigna, ma anche quella della campagna verso Chiari e
Cologne ha gli stessi problemi da risolvere nei rapporti col culto e coll'educazione
religiosa.
È vero che fin dal 1951 si è aperta una sezione
dell'oratorio domenicale alle scuole del Mirasole, poi spostata a San Rocco,
così accanto alla chiesa del Sacro Cuore si pongono le basi per un altro
oratorio decentrato rispetto a San Sebastiano, dove convengono ormai a fatica
tutti i ragazzi dell'ampio territorio comunale, ma ciò non basta.
I sacerdoti si recano al Boscolevato a celebrare la Messa
domenicale, ma è sempre difficile garantire un'assistenza capillare ai malati.
L'abitato di Palazzolo (13.241 abitanti al censimento del
1961), con l'espansione degli anni Cinquanta e Sessanta, ha visto lo
spostamento di moltissime famiglie nei nuovi agglomerati sempre più distanti
del vecchio centro, tradizionale sede delle strutture parrocchiali (chiesa
parrocchiale, oratorio, abitazioni del clero).
La stesa aggregazione di San Pancrazio, che ormai è prossima
(31 marzo 1962), favorisce un accordo fra le due parrocchie per una revisione
dei confini della zona della Sgraffigna per la quale passa l'antica «via
molinara» utilizzata per secoli dagli abitanti di Erbusco ed Adro per recarsi
ai mulini sull'Oglio.
A Brescia il Vescovo ausiliare mons. Almici, che conosce
bene i problemi di Palazzolo e che intende sperimentare questo nuovo modello a
livello di Diocesi, spinge per l'ipotesi della creazione non solo della chiesa
nella zona della via San Pancrazio, ma per una definitiva suddivisione della
parrocchia di S. Maria in quattro parrocchie che, aggiunta a quelle di san
Pancrazio, il cui territorio sta per essere unificato nell'unico comune di
Palazzolo, consentirà di dare un assetto definitivo all'intero territorio
comunale.
Non mancano certamente resistenze, ma alla fine anche il
vecchio arciprete prende atto di questa scelta e, ormai anziano, (morirà nel
1966) accetterà lo smembramento, sanzionato nel decreto del 1° giugno 1962 del
Vescovo di Brescia, dell'unica parrocchia nelle nuove quattro comunità
parrocchiali; egli sarà perciò l'ultimo parroco dell'intero territorio
cittadino.
Non a caso mons. Almici il 9 settembre, quando insedia il
delegato vescovile a San Rocco, porgerà un sentito ringraziamento a mons.
Piccinelli per il suo «singolarissimo e illuminato orientamento nella
prospettiva della moderna pastorale che ha permesso di addivenire ad un
decentramento di attività, di competenze e di responsabilità, sicuramente
proficuo in ordine al bene e all'assistenza dei fedeli».
La difficoltà maggiore è quella di fissare i confini delle
costituende delegazioni vescovili; mentre è abbastanza facile per quella a nord
della Ferrovia e per quella a sud della via Brescia, nascono difficoltà per
quella del Sacro Cuore e per quella di S. Maria Assunta, matrice delle nuove
parrocchie.
Da parte del vescovado di Brescia si mette mano alla nomina
dei delegati vescovili ( poi futuri parroci), si individuano le chiese e si
scelgono le denominazioni: per la zona della Sgraffigna, prettamente abitata da
operai e circondata da industrie, si sceglie S. Giuseppe artigiano, per quella
sud intorno alla chiesetta di S. Rocco si conferma tale titolare, che sarà poi
cambiato in S. Paolo, allorché diventerà papa un Bresciano col nome di Paolo
VI, e infine S. Cuore per quella dell'omonima chiesa.
La Voce di Palazzolo, 18 febbraio 1983