Sarnico 1862
1-Il palcoscenico: la stazione di Palazzolo
Quando si alza il velario sulla seconda Guerra d’Indipendenza, i Palazzolesi ne seguono i fatti salienti, accorrendo alla stazione dove passa “il vapore”.
Tutto comincia il 12 ottobre 1857 quando viene aperta al traffico la tratta ferroviaria Venezia-Milano, con la stazione situata all’estremità nord di Palazzolo, alle Calcine. Nel 1859 su questa linea transitano i convogli dei militari che partecipano alla seconda guerra d’indipendenza.
Il 22 giugno Garibaldi passa per la stazione di Palazzolo diretto a Bergamo e poi a Como. Il 23 la brigata garibaldina al comando del Cosenz, proveniente da Salò, é a Palazzolo ed il 27 raggiunge Colico.
Le notizie della vittoria di San Martino e Solferino giunge qui la mattina del 25 giugno, suscitando vivo entusiasmo. I Palazzolesi sono chiamati in soccorso dei feriti. Il 28 alcuni carri partono da Palazzolo diretti al campo di battaglia. Ritornano poi coi feriti.
Un altro treno carico di feriti, diretto verso Bergamo, deraglia presso la stazione di Coccaglio. I feriti sono smistati a Rovato, Coccaglio, Chiari e Palazzolo. Da noi sono curati 150 francesi, 28 italiani e 4 austriaci.
Solo dopo il 30 giugno il servizio ferroviario dei viaggiatori può riprendere, purché compatibile con le esigenze militari, specie per il trasporto di truppe e di feriti.
Il 13 agosto transita da Palazzolo il treno reale che trasporta a Torino Vittorio Emanuele II. Alle 15,40 le autorità, con la banda e numerose persone festanti si erano radunate alla stazione per salutare il re vittorioso.
Dal 10 settembre fino alla fine del 1860 un corpo di artiglieria rimase di stanza a Palazzolo. Il 30 novembre la 9° batteria lasciava il paese e per ferrovia si spostava verso il deposito di Venaria reale.
Il 17 marzo 1861 é proclamato il regno d’Italia. Il 2 giugno Palazzolo festeggia l’evento con un solenne Te Deum, luminarie e musica in Piazza.
Nella primavera del 1861, per interessamento presso le autorità militari del nostro concittadino Giovanni Rampana, il treno reale, che doveva transitare per Palazzolo e portare il re ad assistere alle manovre militari in val Seriana, si ferma per pochi istanti nella nostra stazione. Tutte le autorità, le associazioni, le scolaresche e la popolazione sono schierate lungo le scarpate della ferrovia. Mentre la banda intona inni patriottici, il re scende dal treno, stringe la mano al sindaco e al tenente Rampana.
2-Garibaldi a Trescore
“La mattina del primo maggio 1862, scrive Franco Chiappa, inaspettatamente, Garibaldi giunge a Palazzolo in treno. Ufficialmente era in viaggio per raggiungere le Terme di Trescore dove intendeva curare un’artrite di vecchia data, ma il suo soggiorno in terra bergamasca poteva nascondere altri scopi. Che il suo arrivo fosse inaspettato per le autorità comunali lo si può facilmente dedurre dal fatto che il manifesto, che il sindaco espone in fretta e furia, era manoscritto (non c’era stato il tempo per averlo a stampa), inoltre non vi era un accorrere di folla con la banda. Il sindaco inviterà la banda a percorrere la sera del primo maggio,le strade del paese in segno di esultanza, quando Garibaldi é a Trescore. Perché dunque fermarsi a Palazzolo ( dove non vi erano poligoni di tiro da inaugurare)quando per raggiungere Trescore era più comodo e pratico scendere dal treno a Grumello o a Gorlago? Chi incontrò Garibaldi a Palazzolo, oltre al sindaco Locatelli?”
3-L’arresto del Nullo
In quel maggio 1862 gruppi di volontari, che avevano partecipato alla campagna per la liberazione del Mezzogiorno, cominciavano ad affluire a Sarnico, nell’ambito di un progetto di attacco sul Veneto e sul Trentino, che avrebbe dovuto svolgersi sotto la guida di Garibaldi,che si era insediato a Villa Camozzi, presso le terme di Trescore, col pretesto di voler curare fastidiosi dolori artritici che lo affliggevano.
Quando ormai la spedizione é prossima all’inizio, il governo ordina all’esercito di sbarrare tutti i passi della valle Camonica al fine di impedire qualsiasi tentativo di passare la frontiera. La forza pubblica é incaricata di arrestare quanti si sono concentrati nei paesi presso Trescore, requisire armi e equipaggiamenti militari. Non potendo far arrestare Garibaldi, si procedere a quello del suo luogotenente Francesco Nullo.
Gli atti processuali ci confermano che alle ore 16 del 14 maggio viene sequestrato un carro carico “di effetti di militar corredo” mentre transitava in Grumello del Monte. Un verbale redatto alle ore 18 dai carabinieri di Palazzolo, attesta l’arresto del Nullo e di Roberto Ambiveri, “ allo scalo della ferrovia”; il primo perché sospettato per uno dei capi fautori del movimento mazziniano che si tenta in Sarnico, ed il secondo per precauzione. Sono in arresto pure Pasquali Giuseppe di anni 28 impiegato all’officina calce, nativo di Mantova, Luigi de Chiari, veneto. Luigi Testa,attendente del Nullo, riesce a fuggire e a recare la notizia a Garibaldi in Trescore.
L’arresto, ben programmato appena fuori dalla provincia di Bergamo, dove molti erano gli ammiratori del Nullo, è effettuato per ordine del capitano comandante la compagnia di Bergamo, dal comandante la stazione di Palazzolo con quello di Trescore.
4-Il verbale dell’arresto
Alle ore 18 del 14 maggio, nella caserma dei Carabinieri di Palazzolo, è steso il verbale dell’arresto di Nullo e dell’Ambiveri, “il primo tenuto sospetto di un attruppamento sedizioso ed il secondo per precauzione al riguardo. Noi marescialli d’alloggio, Tento Ambrogio e Talone Filippo, ambi dell’arma a cavallo, il primo della stazione suddetta ed il secondo comandante quella di Bergamo, facciamo noto che allo scalo della ferrovia,circa le ore sei pomeridiane arrestammo il sig.Tenente colonnello di cavalleria Nullo Francesco e Ambiveri Giuseppe Roberto di Bergamo, il primo perché sospetto come uno dei capi fautori del movimento mazziniano che si tenta in Sarnico, ed il secondo per precauzione, onde evitare che dilatasse la voce da quella parte dell’arrivo di costà di rinforzi, onde non sorprenderli nel loro divisamento. Il presente processo verbale,in uno agli arrestati, si presenteranno, per ordine del sig.Prefetto di Bergamo,al sig.Prefetto di Brescia per le misure che crederà del caso”. Arrestarono i suddetti militari,per il medesimo motivo di sospetto di complicità Pasquali Giuseppe fu Antonio di anni 28,impiegato all’officina calce e cementi idraulica, nativo di Mantova.
Dal carcere di Alessandria,l’Ambiveri racconta alla moglie in una lettera del 29 maggio: “Quel mercoledì approfittavo del trasporto del Nullo, per andare a Trescore. Arrivato colà mi fermai un po’ in casa attendendo Pietro. Indi visitai una posta di bigatti la più vicina e sentendomi fame andai dal Brissolaro a mangiare un boccone. Mentre mangiavo mi vede il Nullo e mi dice:Avresti un paio d’ore di libertà per farmi compagnia fino a Palazzolo ? Io gli risposi che non lo sapevo sino a che non avevo parlato con Pietro..Difatti da lì a un momento capita Pietro, il quale aveva appunto terminato di visitare tutte le poste di bigatti e mi disse aver trovato tutto bene: per cui ho fatto tra me e me: posso far compagnia al Nullo. Difatti dissi a Nullo che sarei stato suo compagno ed a Pietro che mi attendesse in piazza verso sera. Quando a Palazzolo, appena smontati, il capitano dè Carabinieri dice a Nullo di seguirlo. Nullo mi dice di fargli compagnia sino dove lo conducevano, amando avere un testimonio. Arrivati alla caserma, i Carabinieri dissero a Nullo di restar servito. Io chiedo se posso partire ed il capitano mi dice di fermarmi pur io, che avrebbe tosto telegrafato a Bergamo per chiedere informazioni. Aspetto ancora l’esito delle informazioni.”
5-Altri arrestati alla stazione ferroviaria
Oltre le persone citate, altri volontari sono presenti alla stazione di Palazzolo. Ciò risulta dai verbali degli interrogatori resi nel carcere di Alessandria. Sono: Sinigaglia Feliciano, di anni 26,nato a Fabriano, da otto mesi residente a Genova,cuoco su un vapore francese, venuto a terra lunedì sera 12, sente vociferare di inviti di Garibaldi, si porta a Milano, Palazzolo, Trescore, Sarnico.E’ svegliato dall’oste perché in arresto con molti altri senza aver potuto manco vedere il Generale Garibaldi.
Rattazzi Carlo fu Luigi ,di anni 21, residente a Genova, astucciaio giornaliero. Martedì 13 parte con altri da Genova,va a Palazzolo, poi a Sarnico pedestremente,il 14 è a Trescore, ma non riesce a vedere Garibaldi perché è a Bergamo. E’arrestato ad Alzano il giorno dopo.
Sandri Antonio di Angelo,di anni 26, nato e domiciliato a Vicenza, orefice. Raggiunge Trescore martedì 13,con l’amico Alessandro Corti entra nel palazzo dove dimora Garibaldi per ricevere disposizioni,quando esce informa che l’ordine è di andare a Sarnico, dove vengono arrestati. Ha veduto soltanto in Palazzolo il colonnello Nullo, ma non gli ha parlato.
Ghiglino Andrea, di anni 22 nato a Sestri,calzolaio. Da Genova a Palazzolo,poi a Trescore, quindi Alzano dove è arrestato.
Nei giorni 14 e 15 maggio, oltre ai quattro presi a Palazzolo, 35 sono arrestati alla stazione di Bergamo, 48 a Sarnico, 39 ad Alzano e 6 alla stazione di Porta Vittoria a Milano
6-Garibaldi corre a Bergamo
Garibaldi di fronte all’arresto ingiustificato dei suoi fedeli protesta in forma dignitosa, assumendosi la responsabilità dei concentramenti ed indirizzando ai prigionieri una lettera consegnata al colonnello Vittore Tasca, venuto apposta a Trescore e che doveva servire a tranquillizzare gli arrestati.: “Miei cari amici, io vi consiglio e vi autorizzo a dire che siete stati chiamati a Bergamo da me. La nazione poi, non ne dubito, vi sarà grata del vostro slancio patriottico e della vostra abnegazione”.
Garibaldi raggiunge la prefettura di Bergamo e costringe il rappresentante del governo a spedire un telegramma a Torino per chiedere il rilascio immediato dei fermati. Sostiene che Nullo e i suoi compagni hanno agito per conto suo.
7-Morti e feriti a Brescia
Il Nullo, l’Ambiveri e gli altri arrestati sono tradotti alle carceri di Brescia, dove, a seguito di violente dimostrazioni popolari in favore dei reclusi, il Prefetto fa intervenire la truppa, con il triste risultato di lasciare sul terreno quattro morti e quattro feriti. Il giorno dopo, 16 maggio, i detenuti sono condotti al carcere di Alessandria.
Qui seguono gli interrogatori. Il Nullo risponde...”Dimoravo in Trescore, da dove mi portai a Palazzolo..Mi vi portai un’ora prima dell’arresto,cioè alle 5 pomeridiane circa del 14, mentre fui arrestato alle ore sei e un quarto..Vi andai col mio compagno Ambiveri a nessun altro scopo che a quello di diporto e non ho parlato..” manca il resto del verbale.
Il 21 maggio nel secondo interrogatorio, a proposito della spedizione delle armi, che da Genova dovevano essere portate a Sarnico risponde : “il Generale aggiunse che se qualcuno avesse fatte osservazioni in proposito gli si rispondesse che erano carabine destinate al Tiro nazionale, che faceva venire egli stesso..Supponevo che l’arruolamento di quei giovani in paesi delle già indicate provincie dipendesse da inviti del generale stesso..Ignoro poi assolutamente quali fossero le vere sue intenzioni.. e per conseguenza ignoro se si potesse trattare di una spedizione qualunque in Tirolo italiano od in altra parte, oltre il confine”.
L’Ambiveri interrogato risponde: “mercoledì 14 corrente, verso le sei pomeridiane io mi trovavo vicino alla stazione di Palazzolo, in compagnia del mio amico colonnello Nullo, il quale mi aveva appunto invitato a fare una passeggiata con lui, e mentre andavamo discorrendo, il maresciallo dei carabinieri reali di Bergamo indicò al capitano dell’arma stessa la persona del sig. Nullo ed il detto capitano, presentatosi tosto al colonnello chiedendogli il nome e sentendo che era il Nullo, lo pregò di seguirlo in caserma. E malgrado il colonnello insistesse per sapere se era in istato di arresto, ciò non si volle admettere dal capitano e nonostante lo seguì in caserma,invitando me a tenergli compagnia,desiderando di avere un testimonio degli interrogatori che avrebbe a subire. Arrivati alla porta della caserma, io richiesi quel sig.Capitano se potevo andarmene, ma egli mi rispose che gli favorisse di restare e ci assicurò che avrebbe telegrafato a Bergamo nel nostro interesse, ma ad un’ora dopo mezzanotte seppimo da un carabiniere che dovevamo partire per Brescia e vi fummo tradotti, io e Nullo con due altri che non conoscevo, nel mattino successivo colla prima corsa del vapore. Quivi giunti fummo portati alle carceri della Pretura,dove stettimo tutto il giorno 15 e fin a due ore e mezzo del successivo giorno 16, quando,introdotti in una vettura separatamente l’uno dall’altro e trasportati alla stazione dell’Ospedaletto e posti in un vagone, fummo trasportati in questa città nelle carceri correzionali e poscia dopo alcune ore in questa cittadella. Protesto di ignorare affatto e di non poter presumere, per quanto vi pensi sopra, il motivo per cui siasi adottata una tal misura a mio riguardo essendo sempre stato devoto al Governo ed alla causa nazionale, non avendo alcun precedente contro di me perché ho sempre atteso ai miei interessi ed in quel giorno stesso 14 ero andato a Trescore, dove sono i miei beni e dove l’attuale educazione dei bachi mi aveva chiamato, e se non fosse stato per questo motivo io non sarei andato in quel giorno a Palazzolo. Ho motivo di supporre che causa del mio arresto sia stata la compagnia del mio amico Nullo e non dubito punto che l’autorità giudiziaria procederà alacremente per constatare la mia innocenza e restituirmi alla famiglia numerosa di otto figli, che tanto abbisogna della mia assistenza.” Sarà messo in libertà provvisoria il 28 maggio successivo.
8-Si dimette il prefetto di Brescia
Il prefetto di Brescia Barone Giuseppe Natoli, pubblica una sua relazione intorno a quei fatti, intendendo scagionarsi dell’accusa d’aver mancato di predisporre necessarie misure di sicurezza e di aver rifiutato l’appoggio della Guardia Nazionale. Dopo aver sconsigliato il prefetto di Bergamo d’inviare a Brescia il Nullo e l’Ambiveri, ed aver ricevuto assicurazione che sarebbero stati tradotti altrove, il Natoli ebbe la sorpresa di trovarli a Brescia, nelle carceri della Pretura, dietro il Palazzo della Loggia: “chi li scortò lasciolli colà, sendo quella la prima prigione in cui s’imbatte per la via.” Il prefetto sollecitò la collaborazione del conte Gerolamo Fenaroli comandante la Guardia Nazionale, ma questi abbandonò la città. Mentre la questura ed i carabinieri assicuravano calma assoluta, verso le ore 20, una colonna dimostrò davanti alle carceri ed alla prefettura chiedendo al Natoli la liberazione dei prigionieri. Egli scrive:”credetti di non dover compromettere l’autorità governativa venendo a parlamentare con un attruppamento che chiedeva da me la liberazione dei prigionieri. Cioè la violazione de’ miei doveri di rappresentante del governo” e spedì invece un messo alla Gran Guardia della Guardia Nazionale perché imbracciasse le armi, ma questa rifiutò dovendo prendere ordini dal colonnello, partito all’insaputa del prefetto per la campagna e rientrato soltanto alle 23.Il Natoli ordinò che una compagnia di linea corresse alle carceri ed un’altra al Broletto, sede dei suoi uffici. Alle prigioni della Pretura, sempre per ordine del prefetto, accorse anche un’esigua pattuglia della Guardia Nazionale, rafforzando i carabinieri che di già si trovavano a presidiare. I dimostranti avevano già aggredito le prigioni e la forza pubblica aprì il fuoco causando quattro vittime umane. L’indomani il prefetto rassegnò le dimissioni.
La vicenda ebbe eco in Parlamento. Dopo gli accertamenti di rito, 53 prigionieri sono rilasciati il 28 maggio; altri 79 l’11 giugno, per non aver commesso il fatto loro attribuito.
9-I fratelli Bertelli
Fra i liberati del primo gruppo ci furono i fratelli Pietro e Luigi Bertelli. Pietro Alessandro fu Luigi,di anni 19, nato a Palazzolo, domiciliato a Bergamo dichiara di essere garzone ferraio, illetterato, arrestato alla stazione di Bergamo. Luigi fu Luigi, di anni 17, nato a Palazzolo dimorante a Bergamo, garzone calzolaio, nullatenente,analfabeta. Arrestato alla stazione di Bergamo.
La famiglia Bertelli
Luigi Bertelli,nativo di Sarnico, risiede a Palazzolo e fa il falegname. Aveva sposato intorno al 1835 Priscilla Lochis di Villongo, da cui aveva avuto dal 1836 al 1853, dieci figli, alcuni morti in tenera età. Il 1854 è un anno tragico per la famiglia: in aprile muore a quarant’anni il padre Luigi, in luglio il primogenito Battista,di 18 anni, falegname come il padre. La vedova Lochis continua a dimorare in paese, dove nell’agosto 1855 gli muore di colera il figlio Girolamo di tre anni.