L'arresto di nullo a palazzolo
pubblicato il: 01/04/2013
da: Omaggio a francesco nullo
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“Il dovere dei soldati italiani è di combattere i nemici della Patria e del Re, non già d’uccidere e ferire i cittadini inermi”.

G.Garibaldi

L’arresto di Nullo a Palazzolo sull’Oglio e la sparatoria di Brescia

Un attruppamento sedizioso

In quel maggio 1862 gruppi di volontari che avevano partecipato alla campagna per la liberazione del Mezzogiorno, cominciavano ad affluire a Sarnico, nell’ambito di un progetto di attacco sul Veneto e  sul Trentino, che avrebbe dovuto  svolgersi  sotto la guida di Garibaldi, insediato  presso le terme di Trescore col pretesto di voler curare fastidiosi dolori artritici che lo affliggevano.

Quando ormai la spedizione é prossima all’inizio, il governo ordina all’esercito di sbarrare tutti i passi della valle Camonica al fine di impedire qualsiasi tentativo di passare la frontiera con l’Austria. La forza pubblica é incaricata di arrestare quanti si sono concentrati nei paesi presso Trescore, requisire armi  ed equipaggiamenti militari. Non potendo far arrestare Garibaldi, si  procede a quello del suo luogotenente Francesco Nullo.

Un verbale, redatto il giorno 14 alle ore 18  dai carabinieri di Palazzolo, attesta l’arresto del Nullo e di Roberto Ambiveri, “ allo scalo della ferrovia”dove si erano recati per controllare l’arrivo da Genova di quantitativi di armi e viveri.Il primo perché sospettato per uno dei capi fautori del movimento mazziniano che si tenta in Sarnico ed il secondo per precauzione. Sono in arresto pure Pasquali Giuseppe di anni 28 impiegato all’officina calce, nativo di Mantova, Luigi de Chiari, veneto. Luigi Testa,attendente del Nullo, riesce a fuggire e a recare la notizia a Garibaldi in Trescore.

L’arresto, ben programmato appena fuori dalla provincia di Bergamo, quindi  “fuori distretto” dove molti erano gli ammiratori del Nullo, è effettuato per ordine del capitano comandante la compagnia di Bergamo  dal comandante la stazione di Palazzolo con quello di Trescore.

Garibaldi di fronte all’arresto ingiustificato dei suoi fedeli protesta in forma dignitosa, assumendosi la responsabilità dei concentramenti ed indirizzando ai prigionieri una lettera consegnata al colonnello garibaldino Vittore Tasca, venuto apposta a Trescore e che doveva servire a tranquillizzare gli arrestati.: “Miei cari amici, io vi consiglio e vi autorizzo a dire che siete stati chiamati a Bergamo da me. La nazione poi, non ne dubito, vi sarà grata del vostro slancio patriottico e della vostra abnegazione”.

Garibaldi raggiunge la prefettura di Bergamo e costringe il rappresentante del governo a spedire un telegramma a Torino per chiedere il rilascio immediato dei fermati. Sostiene che Nullo e i suoi compagni hanno agito per conto suo.

La forza pubblica a Brescia apre il fuoco

Il Nullo, l’Ambiveri e gli altri arrestati sono tradotti alle carceri di Brescia, dove, a seguito di violente dimostrazioni popolari in favore dei reclusi, il Prefetto fa intervenire la truppa, con il triste risultato di lasciare sul terreno quattro morti e quattro feriti.

Dall’interno della prigione il  Nullo udiva le grida del popolo e, affacciato alle sbarre della finestra assistette alla tragica scena.  “Fermate,  gridò, lasciate ch’io mi presenti, che parli al popolo, onde possa convincerlo, tranquillizzarlo sulla mia sorte” . Nessuna risposta. “ Non fate fuoco per Dio !”, gridò vedendo le canne dei fucili rivolte verso la porta che i soldati avevano semiaperta. “ lasciatemi parlare prima; vi dò la mia parola d’onore che non fuggirò, nemmeno per forza..” Ma una scarica di moschetteria gli rispondeva e nello stesso tempo si udirono le grida dei caduti.

L’indomani il Prefetto rassegnava le dimissioni. Il 16 maggio, i detenuti erano condotti al carcere di Alessandria. La vicenda ebbe larga eco in Parlamento.

Dopo gli accertamenti di rito, 53 prigionieri sono rilasciati il 28 maggio; altri 79 l’11 giugno, per non aver commesso il fatto loro attribuito.

Appendice

Ho qui raccolto notizie dal periodico La Sentinella Bresciana (1890-1925), relative alle giornate del 14-19 maggio 1862. Come il lettore potrà vedere, nella cronaca sono riprese informazioni e valutazioni politiche di altre testate del tempo. Sullo scontro di Brescia ci sono anche gli scritti  dell’Antonucci e di G.Locatelli Milesi. Ho scelto quelle del giornale bresciano, perché meno note.

1-Torino, venerdì 16 maggio

La Gazzetta Ufficiale reca: Da parecchi giorni il governo era informato che preparavansi una spedizione di volontari oltre i confini  del regno. Il governo conosceva  che facevansi arruolamenti clandestini  radunavansi armi. Il giorno 14 venivano arrestati in Palazzolo gli ex ufficiali dell’esercito meridionale, Nullo ed Ambiveri fortemente indiziati come capi dell’impresa.

Nella notte del giorno 14  arrestavansi a Sarnico 55 individui che doveano formar parte della colonna di volontari, 44 erano arrestati ad Alzano maggiore.-Ieri giorno 15 a Bergamo una dimostrazione popolare fu in breve sciolta pacificamente senza disordine. Nullo ed altri compagni tradotti momentaneamente in carcere a Brescia diedero occasione ad una dimostrazione popolare.- Fecesi un tentativo di invadere le prigioni e di liberare gli arrestati, la guardia dovette porsi sulla difesa.-Nello scontro tre aggressori furono feriti, un morto. L’autorità procede.-Tutti gli arrestati trovansi nella cittadella di Alessandria- Furono prese energiche misure per guardare i confini ed impedire qualsiasi tentativo- Le notizie delle provincie sono completamente rassicuranti.

Una circolare del ministero dell’interno ai Prefetti in data di ieri dice che il governo è venuto a cognizione che in varie parti facevansi apparecchi militari e si promuovevano arruolamenti per una spedizione; vorrebbesi far credere se non consenziente, connivente il governo, eccitato da un illustre generale caro al paese.

Il governo reputa insussistente la compartecipazione del generale, in imprese che comprometterebbero gravemente quanto l’Italia col senno e col valore, ha conseguito. Il governo lungi dal tollerare, condanna questi deplorabili tentativi ed è risoluto a non retrocedere innanzi ad alcun mezzo per impedirli e reprimerli, mantenendo salda l’autorità delle leggi-Invita i prefetti ad impedire coi consigli e al bisogno colla forza, ogni fatto che mettesse in pericolo l’ordine pubblico e il rispetto alle leggi.

All’annuncio di questo arresto la popolazione che aveva già subodorato dalle voci circolanti il fatto, si mise a gridare di volere in libertà il Nullo. Alcuni individui provveduti di bandiere tricolori percorsero le strade gridando “Vogliamo libero il Nullo” e giunsero formando una turba di popolo fino nelle sale della Prefettura e di là nelle carceri pretoriali per tentare la liberazione dell’arrestato Ma ben presto giunsero sul luogo le autorità civili e persuadettero  la folla di desistere da ogni schiamazzo, giacché  il Nullo non era detenuto in questa città. Questo bastò perché la folla si disperdesse tosto. Alcune  altre torme si erano formate in altre parti della città così che il sig. Prefetto credette opportuno far intervenire la truppa, cosicché nel momento che scrivo due compagnie del 14° reggimento sono schierate in piazza Garibaldi e due alla R. Prefettura per contenere e sedar tumulti che già erano dileguati, né minacciarono di avere conseguenze.

Leggesi nella Gazzetta di Milano: Continuano a partire distaccamenti di truppe sulla frontiera, questa notte arrivavano a Milano più di 300 giovani scortati e tradotti al castello per passare quindi in Alessandria i quali a quanto dicesi facevano parte di altri volontari pronti ad oltrepassare i confini.

 

2-Cronaca della città, venerdì 16 maggio

La pubblica tranquillità non fu ieri menomamente turbata. La Guardia Nazionale che se fosse stata chiamata giovedì sera sotto le armi prima che la dimostrazione da tutti preannunziata, avrebbe indubbiamente evitato le funeste conseguenze che si ebbero a lamentare, ha dato prova novella del suo patriottismo e della sua abnegazione. Un intero battaglione fu ieri in servizio, oggi un altro e così via. Iersera grosse pattuglie di essa percorrevano la città e col loro aspetto ridonavano la fiducia all’intera cittadinanza, dai luttuosi fatti dell’altro ieri messa in qualche allarme.

-Quattro sono i morti che si hanno a lamentare nel tafferuglio di giovedì sera. Redondi Stefano di anni 29, facchino, Zanardelli Domenico d’anni 14,sarto, Ghidini Faustino, di anni 44 lavorante tipografo, Scolari Giovanni d’anni 14 calzolaio.

Riservandoci di pubblicare domani il resoconto  della seduta di ieri del Consiglio Comunale  anticipiamo la  notizia che ad evasione di un interpellanza del consigliere Ugoni, il Sindaco dichiarò essere dolentissimo di non essersi trovato a Brescia giovedì sera ad assumersi il compito di sollecitare dal Prefetto quelle misure e quei provvedimenti che valessero a tranquillizzare i cittadini sulla conservazione avvenire della pubblica quiete; e fra queste misure quella di un maggior assegnamento sulla cooperazione della Guardia Nazionale negletta giovedì sera, e sul patriottismo della quale la città ripone amplissima fiducia. Nulla possiamo ancora riferire sui risultati delle investigazioni giudiziarie incoate nella stessa notte di giovedì. Ieri prima di sera il prefetto barone Natoli inviava a Torino le proprie dimissioni.

Sappiamo di parecchi altri arresti operatisi a Sarnico e Palazzolo. E’ del tutto infondato  quanto da taluno si assevera che siasi da pochi fanatici violato effettivamente il  confine austriaco.

3-Cronaca della città, venerdì 16 maggio

La impazienza di quegli indugi  che imperiose circostanze impongono le estreme lotte della patria emancipazione, sovreccitò molti garibaldini, agglomeratisi in alcuni punti della provincia, e specialmente a Sarnico. Ne avvenne perturbazione della pubblica tranquillità e minaccia  alla morale autorità del governo, che essendo il risultato del voto nazionale non può soffrire di essere o soverchiato o eliso nella sua azione. Il governo con sollecite ed energiche  misure e di prevenzione e di repressione giunse in tempo a scongiurare il pericolo, e a Sarnico ed ovunque la quiete fu ristabilita. A molti arresti si dovette procedere. Dei catturati giunsero ier mattina a Brescia il colonnello Francesco Nullo di Bergamo, Luigi di Chiaro di Venezia,Pasquali Giuseppe di Mantova ed Ambiveri Giuseppe di Bergamo. Sull’origine del fatto, sul suo sviluppo, e sulle sue conseguenze stimiamo prudente consiglio serbar silenzio, benché di mezzo alle svariatissime e contradditorie voci che corrono, la verità siasi fatta piena luce.

Oggi dobbiamo solo lamentare un dolorosissimo fatto avvenuto iersera. Molti del popolo si ammutinarono alla Prefettura pretendendo lo scarceramento del colonnello  Nullo. Caduta, come era naturale, inevasa questa pretesa, con urli e schiamazzi, si diedero a percorrere la città, sperando ingrossar le file, poi ritornarono con maggior insistenza alla pretura e con colpi violenti forzarono ed apersero la porta. Si udirono allora parecchie detonazioni d’armi da fuoco da parte della truppa ivi di guardia, alcuni del popolo caddero feriti, dicesi che due sian morti.

La Guardia Nazionale fu invitata a porsi sotto le armi. Gli arrestati Nullo e compagni questa mattina partirono da  Brescia. Raccomandare al nostro popolo la tranquillità, il rispetto all’ordine ed alle leggi, iersera violato sarebbe misconoscerne l’indole, che di raccomandazioni tali non ha duopo.

4-Cronaca della città, sabato 17 maggio

Si svolgeva jeri l’ultima scena del doloroso dramma che prese a conturbar Brescia nella sera del giovedì. Il nostro generoso popolo accompagnava al cimitero tre feretri. Eran quelli dei caduti innanzi alla porta della Pretura. E il nostro popolo addimostrò la concordia e la profondità del suo dolore coll’accorrere numerosissimo alla mesta cerimonia e col suo serio e solenne atteggiamento di cordoglio fraterno.La banda dell’Indipendenza precedeva il tetro convoglio, circondato e seguito da migliaia di cittadini di tutte le classi sociali. Innanzi al Tempio del Cimitero disse eloquenti parole il prof. sac. Salvoni, colle quali raccomandò caldamente lo spirito di concordia, di reciproco amore e compatimento , e pregò che colle lagrime del dolore scendesse in quelle tombe la ricordanza di quel luttuoso fatto che le produsse. In onta al sacro carattere del recinto a quando a quando la voce del Salvoni strappava all’affollato uditorio gli applausi. Sull’orlo della fossa  recitò altro discorso l’avv. Marchionni ispirato pure al desiderio ed al bisogno della concordia. Del resto la luttuosa funzione si svolse non solo senza il più piccolo inconveniente, ma con un così sublime aspetto di abnegazione, da mostrare come a Brescia si senta e si apprezzi la libertà vera.Siamo poi lieti di confermare che mentre l’autorità procede all’investigazione del fatto di giovedì, la pubblica quiete non fu più menomamente turbata, e tutto ritornò in quella condizione di assennatezza e di devozione patriottica che tanto onora Brescia.

 

5- Lunedì 19 maggio 1862-Supplemento straordinario al n.118 del giornale  La Sentinella Bresciana

La spedizione dei volontari

Leggesi nella Costituzione: Alle notizie già date sui fatti di Bergamo , aggiungiamo le seguenti: Giovedì a sera col convoglio delle ore 9 giungeva a Milano proveniente da Brescia un drappello di 127 arrestati di Bergamo. Ordine era dato che dovessero venir trasferiti in Alessandria, difatti la Gazzetta ufficiale di ieri annunciava che già trovavansi in questa città. Sappiamo invece che il cav. Racagni, generale di brigata a Milano, li trattenne in castello opponendosi agli ordini dell’autorità governativa. Si telegrafò in proposito a Torino ed a Napoli e i prigionieri furono finalmente avviati alla volta di Alessandria, dove sono giunti la scorsa notte. Questi ragguagli segnano un disaccordo di ordini e contr’ordini che non possiamo comprendere. Da Genova poi ci giunge in questo punto la notizia che quella questura aveva di questi giorni rilasciata una vistosa quantità di fogli di via pel confine. Questa notizia mette al colmo il garbuglio da non potervi più nulla comprendere, la diamo senza aggiungervi parola, aspettando che l’autorità districhi la matassa.

Leggesi nella Perseveranza: Ci scrivono da Bergamo che quel centinaio di giovani, di cui ieri sera annunciammo l’arresto alla stazione di quella città , al passaggio dell’ultimo convoglio, e ,rompendo gli steccati, entrarono a forza nei vagoni e partirono alla volta di Milano.Più tardi si formò in città un nuovo attruppamento; ma essendo intervenuti il sindaco senatore Camozzi ed il comandante della guardia nazionale cav.Tasca, colle loro parole ottennero che la folla si disperdesse. I giovinetti che furono trattenuti ieri sera alla stazione di Milano, rimandati oggi a Bergamo, vi giunsero alle 6 pomeridiane. Essi  si lodano assai del modo con cui furono trattati, e ritornarono alle case loro senza cagionare alcun disordine. In quella città e provincia tutto è tranquillo.

 

 

Omaggio a Francesco Nullo, Bergamo,2014 pp.65-70