1700 anni fa l’Editto di Milano
Un giorno d’autunno di 1700 anni fa, un generale stupì i suoi soldati ( e ancor più i nemici) guidandoli in combattimento sotto una nuova bandiera, che gli era apparsa in visione e gli avrebbe garantito la vittoria. La nuova insegna riportava il nome di un’altrettanto nuova divinità,Cristo. O almeno questo è quanto sarà accreditato dagli scrittori cristiani, che a partire dagli anni immediatamente successivi intorno alla figura del generale, Costantino, e alla sua conversione, costruiranno in vero e proprio mito destinato a durare nei secoli e a ispirare artisti del calibro di Pietro della Francesca e Raffaello. Da quando frequentavo la scuola, mi è rimasta impressa nella mente la battaglia di Ponte Milvio e la scritta in latino “In hoc signo vinces” fatta dipingere sugli scudi dei soldati romani accanto alla Croce.
Milano è capitale dell’impero romano d’occidente dal 286 al 404, quando la sede sarà spostata a Ravenna. E’ a Milano che nel 313 Costantino il grande, pubblica l’editto che concede ai suoi sudditi la possibilità di aderire e professare la propria fede. Dopo secoli di persecuzioni, null’ultima delle quali è coinvolto San Fedele (anno 298), i cristiani non saranno più perseguitati. La città ha dedicato al 313 una straordinaria mostra. Da pochi giorni sono usciti tre volumi di 3000 pagine della Treccani dedicati a Costantino e alla sua epoca.
Il pilo miliare, conservato nella Pieve.
La famiglia di Costantino compare nell’iscrizione del pilo miliare trovato nel 1776 nel nostro vecchio cimitero, come attesta don Vincenzo Rosa.
La traduco dal latino: “ Ai sigg. Flavio Claudio Costantino, Flavio Giulio Costanzo, nobilissimi cesari, principi della gioventù, figli del sig. nostro Costantino, massimo vincitore augusto, nipoti del divino Costanzo”.
Da quasi duemila anni sono lì ricordati: Costanzo, padre di Costantino, marito di Elena (poi Santa), Costantino I°il grande, i suoi figli Costantino II° e Costanzo II°. Il marmo è fatto risalire al 326, e segnava le miglia sul percorso della prima strada romana Brescia-Bergamo con ponte al Cividino, prima che fosse aperta la via diritta che da Brescia puntava su Milano, oggi chiamata via Francesca. Strada che metteva in comunicazione Milano con Aquileia, porto importante sul mare Adriatico.
San Fedele soldato romano
Nel 1996 la parrocchia di S.Maria Assunta ha dedicato un quaderno a San Fedele, nel primo centenario della posizione della nuova statua sulla Torre. Nelle prime pagine sono presentati gli eventi in ordine cronologico dall’anno 284 al 1996.
Nel mio articolo sul culto di San Fedele avevo riproposto l’ipotesi del Maza Brescianini secondo cui “ quel santo fra noi dimorasse per alcun tempo”. Nel seguito dell’articolo c’è un errore circa l’anno del martirio che non è il 286 ma il 298. Per cui gli anni che intercorrono tra la fuga dal carcere di Milano (anno 284) ed il martirio (anno 298) sono 14. L’ipotesi del Maza Brescianini potrebbe anche essere accolta.
San Fedele è martirizzato nel 298 a Samolaco, dove inizia il lago di Como. E’ possibile che colla Legione Tebea, dall’oriente diretta a Milano e poi contro il popolo dei Bagaudi , abbia percorso la strada romana, descritta dettagliatamente da un pellegrino che, da Bordeaux, era diretto a Gerusalemme. Egli ha elencando i luoghi in cui ha sostato. L’ultimo, prima di raggiungere l’Oglio, è Telgate, Appena varcato il fiume, nel punto in cui sorgerà il molino del “pilù” e i terreni si chiamavano “ del mugazone”, esisteva, a quel tempo, un locale dove si potevano cambiare i cavalli. San Fedele potrebbe essere arrivato qua da noi ripercorrendo una via già utilizzata dalla sua legione. Era tornato su dei luoghi conosciuti. Non solo, è noto che con lui era fuggito dal carcere di Milano anche Sant’Alessandro, martirizzato a Bergamo nel 303.
Palazzolo e il culto a San Fedele
Addossata alla parete meridionale della chiesa romanica (sec.XII) esisteva una cappella dedicata al santo. Da qui il nome della piazzetta superiore o di San Fedele. La piazzetta inferiore, era chiamata di San Giovanni Battista perché vì sorgeva il Battistero, esterno alla chiesa. Tutte queste precisazioni per riconfermare l’antichità del culto a Fedele, da parte di una comunità cristiana, presente nella nostra terra fin dai secoli V-VI°.
Dopo 17 secoli dall’editto di Milano, mi piace pensare a quei giovani soldati romani che si fecero apostoli e portarono fra noi la religione di Cristo.
Il Giornale di Palazzolo, 1 febbraio 2014