Quando la politica entra nelle strade
E’ noto che negli anni 1784-1824 il vecchio centro cittadino subisce profonde trasformazioni urbanistiche. Prima i Palazzolesi e poi l’Austria, nel tentativo di raddolcire le salite e rendere più agevole il passaggio dei passeggeri e delle merci, hanno realizzato nuovi percorsi stradali a partire dal Maglio fino a San Sebastiano. E’ si rese necessario dare un nome nuovo a vie e piazze.
La quadra di Mercato contava la Contrata molendinorum Olei-Contrata Romilie, seu ubi dicitur ad Romiliam-Contrata Mugazoni-Contrata de becariis-Contrata Sancte Marie Magdalene-Contrata pontis Olii-Contrata platee minoris, seu inferioris, seu contrata Sancti Johannis Baptiste- Contrata platee superioris, seu pontis seriole de Claris, seu platea Sancti Fidelis-Platea mercati, oppure platea magna, oppure platea major .
Il 5 marzo 1881, al Consiglio Comunale veniva proposto d‘intitolare una parte della Piazza del Mercato allo scienziato Paolo Gorini, morto il 2 febbraio scorso. L’assemblea consigliare non ritiene che “ la migliore situazione del paese debba portare il nome di un individuo per quanto meritevole, ma che invece si abbia a ricordare qualche avvenimento straordinario, che ha giovato a conseguire l’indipendenza e l’unità d’Italia. Il possesso di Roma e l’insediamento ivi della capitale del Regno per il coronamento del grande edificio nazionale meriterebbe di essere ricordato chiamando l’antica Piazza del Mercato Piazza Roma.” E così avvenne.
Nel 1857 si erano rifatti i cartigli di 30 strade, nella quadra di Piazza figuravano : via vecchia parrocchiale, vicolo della torre, contrada della trinità, contrada di caravasaglio.
Nel 1888, dopo una gestazione durata più anni, con infinite proposte di nuove denominazioni, erano definiti i nomi di 40 aree di circolazione del centro del paese. Per la quadra di Piazza erano : via alla Stazione, via Ospitale, piazza Zamara, piazza del Comune, via del Teatro, via Torre del Popolo, piazza Vincenzo Rosa, via Caravasaglio, via della Trinità, via del Ponte.
Dalla località Maglio alla Cersarina le vie furono poi dedicate a Vittorio Emanuele, al XX Settembre, a Garibaldi. Alla fine della seconda guerra mondiale, la via Vittorio Emanuele diventerà via Matteotti.
In PIAZZA compare l’Albero della libertà
Prendiamo le mosse da Parigi, dove il 14 luglio 1789 il popolo prese d’assalto la Bastiglia dando inizio alla Rivoluzione Francese. Uno dei simboli della rivoluzione fu l’Albero della libertà con uniti i messaggi rivoluzionari sintetizzati in “Libertà-Uguaglianza-Fraternità”. Intorno all’albero canti, danze con musica.
Nella nostra Platea Magna o Piazza del mercato Giovedì 16 febbraio 1797 “i giacobini con suoni di musicali istrumenti hanno piantato l’Albero della libertà ( o per meglio dire della eterna schiavitù, aggiunge il Pezzoni)
Un’altra cerimonia il Mercoledì 26 aprile 1797
“Questa mattina si è cantata messa solenne con un poco di musica, dal nostro arciprete è stato fatto un analogo discorso sulle presenti circostanze e dopo pranzo esposizione del SS.mo col canto del TEDEUM per la pace. Dopo in piazza grande fu piantato l’Albero della libertà tra canti e suoni musicali, tra gli evviva del popolo. Da molti dei nostri giacobini furono fatti dei discorsi esaltando la libertà…(Pezzoni)
Il popolo che radunato stava sulla Piazza a gioire per tal libertà disse: “A che giova questa libertà mentre nella chiesa sussistono gli odiosi banchi ? Il cancelliere della Municipalità , vedendo ciò, declamò contro i banchi privati e furono quindi levate tutte le marche ai banchi privati ed i nomi e tutti furono mostrati al popolo, motteggiando l’ingiustizia e ridicolaggine dell’ambizione signorile, accennando ancora i passati disordini e gli incomodi tanto indegnamente fatti soffrire ai buoni patrioti per causa di questi banchi, e furono gettate quelle odiose marche della oppressione ed ingiustizia per terra. Ed i banchi furono a meraviglia turati da quegli intagli, ove erano riposti i nomi e le marche, imponendogli invece sopra, come vedesi tutt’ora in tutti i banchi: C.P. che significa Comune Palazzolo.Anche Antonio Manenti, detto Cocola, che in quel tempo era municipalista,parlò al pubblico: Siccome, diceva, una volta io aveva sofferto la prigionia per questi banchi, mi consolo moltissimo in veder distrutte tutte queste odiosità. E poiché tutti lo volevano vedere, gli si affollavano addosso, ed essendo piccolo di statura fu preso ed innalzato sopra la folla del popolo e portato in trionfo il di lui nome tra gli applausi e gli evviva.
Mercoledì 24 aprile 1799
Arrivati i Tedeschi in Piazza abbruciarono l’Albero della libertà ed eguaglianza immaginaria e vi sostituirono invece una croce adornata a martello.
Il 12 maggio i Francesi entravano in Venezia, decretando la fine della gloriosa Repubblica.
Il giornale di Palazzolo, 16 giugno 2016