Ricordando Battista Benedetti
Una sera dell’autunno 1989 Battista Benedetti scendeva lungo la Via Cavour mentre stavo cercando di scaricare del materiale pesante da sistemare dentro la neonata Fondazione Cicogna Rampana.
Mi chiese se avessi bisogno di aiuto. E, alla mia risposta affermativa, mi diede una mano ed entrò con me nei locali della Fondazione. Da quel primo e casuale incontro, nacque una fraterna e sincera amicizia consolidatasi negli anni a venire.
Battista era venuto ad abitare in Via Gorini e la sua passeggiata serale si concluse, quel lunedì sera, in Fondazione, dove si trovò accanto a Enrica, Regina, Gianfranco, Gigi, Franco, Angelo, Egidio e tanti altri volontari, che garantivano il funzionamento dell’istituzione culturale.
Battista aveva allora superato i settanta. Io non conoscevo i dettagli della sua vita. Li scoprii strada facendo, durante le amichevoli confidenze che nascevano spontanee nelle lunghe serate in Fondazione. Aveva lasciato il lavoro alla Marzoli nel 1971, dove era entrato, a 12 anni, nel 1928 e riassunto dopo sette anni di servizio militare.
Mi rivelò che, durante una degenza in ospedale, aveva messo sulla carta i “ricordi” degli anni passati in guerra. Lo incoraggiai a completare l’opera, ne uscì il volume “Storielle di una guerra dimenticata” che la Fondazione pubblicò nel 1992. Dal successo del racconto della campagna di Jugoslavia, fu stimolato a cimentarsi su un altro fronte: raccontare, lui, che aveva una fervida memoria, i fatti della sua infanzia e giovinezza. Scrisse “Abitare in Piazza-Ricordi della Palazzolo Anni venti”, stampato nel 1994.
Si offriva volentieri per accompagnare i visitatori della Fondazione, ai quali offriva i suoi ricordi di vecchio “piazzaiolo” palazzolese.
Rimasto a vivere da solo, per la lunga malattia della moglie, passeggiava per la sua Palazzolo, si recava alla Marzoli per tenere uniti i numerosi soci dell’Associazione Anziani, di cui era stato prima consigliere e poi, per un decennio, Presidente. Osservava con acutezza i cambiamenti anche urbanistici della nostra città. Quando iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo ponte sul fiume, lui, che frequentava la bella passeggiata del Lungo Oglio, divenne testimone quotidiano del progredire dei lavori. Teneva tutto scritto su un diario che alla fine mi regalò “a futura memoria”.
Nell’annuncio mortuario, la famiglia lo ricorda come “maestro del lavoro” riassumendo così il senso della sua esistenza. Aveva ricevuto infatti nel 1998 la Stella al merito del lavoro, nel 1992 l’Amministrazione Comunale gli aveva assegnato la Benemerenza Civica. Sabato scorso, in occasione del centenario della fonderia Ariotti, è uscita una pubblicazione, in cui si possono leggere le pagine che Benedetti aveva dedicato alla fonderia Marzoli ed a un personaggio, Alessandro Urgnani , rimasto nella sua memoria di ragazzo, come “Nerone”, responsabile di quel reparto. Lo avevo tenuto al corrente che quelle pagine sarebbero state pubblicate. Peccato non le abbia potute rileggere.
Francesco
Il Giornale di Palazzolo, 1 ottobre 2010